Dopo l'ictus si torna a usare coltello e forchetta. Un ricercatore manduriano nel team di studiosi

Dopo l'ictus si torna a usare coltello e forchetta. Un ricercatore manduriano nel team di studiosi
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Lunedì 20 Febbraio 2023, 21:35 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 13:50

C’è anche un ricercatore di Manduria, in provincia di Taranto, nell’equipe di studiosi che nell’Università di Pittsburgh ha condotto una nuova e importante ricerca sulla ripresa dei pazienti che hanno subito danni a causa di un ictus. Con compromissione dell'uso delle braccia e delle mani.
Lo studioso Marco Capogrosso, assistente professore di chirurgia neurologica a Pittsburgh, di Manduria, ha avuto un ruolo di primo piano nella ricerca che ha messo a punto una neuro-tecnologia che stimola il midollo spinale e migliora istantaneamente la mobilità degli arti superiori, consentendo ai pazienti colpiti da ictus, sia di lieve sia di grave entità, di svolgere più facilmente le attività quotidiane. Con la possibilità anche di tornare a maneggiare coltello e forchetta.

La ricerca 


I risultati della nuova ricerca condotta dall’Università di Pittsburgh, dalla Carnegie Mellon University e da Upmc (University Pittsburgh Medical Center) è stata pubblicata su Nature Medicine, una delle principali riviste inglesi specializzate in campo sanitario. 
Lo studio dimostra che un paio di sottili elettrodi metallici impiantati lungo il collo permettono ai pazienti colpiti da ictus, di aprire e chiudere completamente il pugno, fino a poter usare ancora una volta forchetta e coltello, di sollevare il braccio sopra la testa o di utilizzare nuovamente le mani.
In questa maniera è possibile recuperare la mobilità degli arti superiori e delle zone periferiche e diminuendo la propria invalidità.

Attualmente non esistono trattamenti efficaci per curare la paralisi nella cosiddetta “fase cronica dell’ictus”. Secondo i ricercatori, la nuova tecnologia rappresenta un importante passo in avanti nel miglioramento della quotidianità dei convalescenti.

La spiegazione


«Abbiamo scoperto che la stimolazione elettrica di specifiche parti del midollo spinale consente ai pazienti di riacquisire piena mobilità. Ma la vera rivoluzione è aver compreso che in alcuni casi, dopo alcune settimane di sedute, i miglioramenti permangono nel tempo anche laddove non viene più eseguita nessuna stimolazione. Questo rappresenta un grande passo avanti per la scienza e una speranza concreta per le terapie di riabilitazione a seguito di un ictus» - ha spiegato proprio il ricercatore manduriano Marco Capogrosso, assistente professore di chirurgia neurologica a Pittsburgh. «Grazie ad anni di ricerca preclinica - ha continuato - abbiamo sviluppato un protocollo di stimolazione pratico e facile da usare».
A livello globale, l’ictus può colpire un adulto su quattro di età superiore ai 25 anni e il 75% di queste persone potrebbe sviluppare deficit duraturi degli arti superiori, limitando gravemente la propria autonomia fisica. In Italia, si verificano circa 200.000 casi di ictus ogni anno: all’80% si tratta di nuovi episodi e al 20% di recidive. Nonostante la mortalità sia in diminuzione, l’ictus è la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie e rappresenta la principale causa d’invalidità. Nel nostro Paese i sopravvissuti all’ictus, con esiti più o meno invalidanti, sono pari a circa 913.000. 
La stimolazione del midollo spinale consiste nell’utilizzo di una serie di elettrodi posizionati sulla superficie con l’obiettivo di scaricare impulsi di elettricità che attivano immediatamente le cellule nervose. Questa tecnologia viene già utilizzata per trattare il dolore cronico. Inoltre, diversi gruppi di ricerca in tutto il mondo hanno dimostrato che questa soluzione può essere utilizzata anche per ripristinare la mobilità degli arti inferiori dopo una lesione del midollo spinale.

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