Ilva, accuse incrociate dopo il flop al ministero. Poi Calenda apre al dialogo

Ilva, accuse incrociate dopo il flop al ministero. Poi Calenda apre al dialogo
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Sabato 12 Maggio 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 11:48
La trattativa va a pezzi. Mentre il Pd si compatta. Dietro il ministro Calenda e contro il presidente della Puglia Emiliano. Sullo sfondo di giudizi pesanti, per mantenersi bassi, e tweet addolciti con l’arsenico. Giusto per rinverdire uno scontro fratricida sul terreno dell’Ilva e più in generale su quello della Puglia. Appena lenito dalla porticina riaperta dal ministro Calenda, su un possibile ritorno al dialogo.
Di certo, ieri pomeriggio, tra big Michele e i suoi compagni di partito ne sono volate di ogni. 
Al centro della polemica. Nel mezzo, la politica e sindacati. A poche ore dalla chiusura infruttuosa del tavolo al Mise, la vertenza Ilva e gli interrogativi enormi sul futuro fanno discutere. 
Di mezzo c’è il prossimo passaggio di consegne a Palazzo Chigi che dovrà gestire il dossier. Con un piccolissimo spiraglio, però, aperto ieri proprio dal ministro Calenda: “La porta del Ministero è sempre aperta. Occorre però che ci si sieda per discutere sul serio. La proposta c’è, il tempo è poco”.
Convulsa giornata, ieri, dopo la rottura tra sindacati e governo. Sono volati stracci, riscritte ricostruzioni (a parte la versione di Rocco Palombella che risponde alle accuse del ministro ndc) e, a corredo, i soliti attacchi tra Calenda ed Emiliano. 
Il prolifico account twitter del ministro dello Sviluppo economico, ieri, ha cinguettato parecchio. 
Prima attacchi frontali ai sindacati: “La verità è che si sono messi tutti a inseguire l’Usb. Uil e Fiom in testa. Dunque la proposta non c’è. C’è solo il no a tutti e tutto”. Rispondendo al segretario Marco Bentivogli della Fim che gli rimarcava il dovere di proseguire in quel negoziato, Calenda ha precisato: “I tuoi colleghi non avevano alcuna intenzione, tanto che Rocco Palombella si è alzato dicendo che aveva un aereo da prendere per andare non so dove. Dunque era chiaro dall’inizio che la partecipazione al tavolo era una sceneggiata”. Concludendo, in tandem con la sua vice, Teresa Bellanova, con un piccolo spiraglio - tuttavia molto complicato visti i tempi imminenti per un nuovo governo - per un ritorno alla trattativa.
Immancabile una stoccata sul presidente della Regione Puglia: “Emiliano è quello che è. Una mattina vuole chiudere Ilva e la mattina dopo incontra Mittal. Un giorno accusa il governo di essere al soldo delle lobby e poi richiama Renzi alla correttezza. Ma il problema non è lui. È il Pd che lo tollera, lo blandisce e non dice una parola”.
Parole pesantissime che seguivano cronologicamente un altrettanto duro attacco del governatore. Ieri, infatti, Michele Emiliano ha accusato Calenda di essere “andato a sbattere contro un muro di cemento armato senza che nessuno lo aiutasse a fallire. Ha fallito perché non ha una percezione esatta di quello che succede all’Ilva, come probabilmente non ce l’ha anche di altre vertenze che non ha risolto. Ci vuole poco a essere più aperti verso la Puglia rispetto al governo del Partito democratico guidato da Renzi e poi da Gentiloni. Purtroppo nei confronti della Puglia noi abbiamo trovato sempre chiusure”. 
Parole chiare che questa volta hanno sortito l’effetto di far aprire quelle porte chiuse. Ma solo per sparare a palle incatenate e ad alzo zero contro il Governatore. Ha risposto il viceministro Teresa Bellanova, abituale volto pacato della trattativa Ilva, per comunicare il suo “disgusto” come contraltare all’irritazione di Emiliano. Poco dopo ha fatto da eco il ministro per la coesione territoriale e il mezzogiorno Claudio De Vincenti che ha bollato come farneticanti le uscite del presidente della Puglia. 
E a proposito di partiti, la vera questione si aprirà con l’ingresso del probabile governo Lega-Movimento5Stelle. Idee non proprio similari sul siderurgico, eufemisticamente. 
Se per il Carroccio è impensabile una chiusura, i pentastellati hanno proposto un accordo che porti alla chiusura delle fonti inquinanti e alla riconversione. E i parlamentari tarantini 5Stelle sono pronti a convocare i sindacati metalmeccanici entro fine mese per un confronto sulle prospettive future. Che, al momento, restano in bilico su troppi aspetti.
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