Ormai, svariati motivi suggeriscono scavi archeologici veloci e presidiati e non succederà mai più di lasciare testimonianze antiche incustodite senza vigilanza.
I residenti, infatti, ricordavano bene il cantiere dalla Concattedrale Gran Madre di Dio, tanti anni fa’, i rinvenimenti sistematici di tombe, appena si provava a scavare, e le violazioni dei tombaroli, effettivamente e furbescamente pronti a depredare i corredi funerari ed a venderli nei mercati illegali internazionali, prevedendo il valore immenso di inimmaginabili tesori millenari, ancora protetti sotto gli strati di terra e storia. La sorveglianza archeologica ed a volte l’archeologia preventiva nei lavori pubblici sono ormai la più costante, quasi l’unica occasione di ricerca archeologica. Nella rassegna archeologica interprovinciale di Maria Piccarreta, soprintendente, intervenuta il mese scorso al 57° Convegno Internazionale di Studi sulla Magna Grecia, si confermava proprio la lunga lista di scoperte fortuite, contemporanee ai lavori pubblici di Acquedotto Pugliese, e non soltanto, in tantissimi casi: gli assi viari in via Messapia 37, via Oberdan e via Dante; le buche nel vallone di Crispiano risalenti al’età del ferro; ipogei destinati al mosto, obliterati, e torchi, sotto al mercato di Castellaneta; o, ancora, fornaci e vasche di una specie di fabbrica di argilla, impianto produttivo di archeologia industriale, attivo nel ‘700/’800, con carichi di cottura, brocche, frammenti acromi non dipinti o cocci di piatti colorati d’azzurro e verde marcio, scoperti nel cantiere del Cinema Teatro Fusco ad aprile ed inseriti in una variante, confermata ai convegnisti, destinata, pare, a rendere attrattivo e visitabile il futuro sito archeologico, vicino ai camerini.