Si scava in via Dante, riaffiora una tomba

Si scava in via Dante, riaffiora una tomba
di Francesca RANA
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Sabato 7 Ottobre 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 17 Ottobre, 16:16
Treppiede pronto, stazione totale attivata e le misurazioni archeologiche possono avere inizio. Stavolta, sono state le installazioni di fibre ottiche a consentire di far scoprire tracce antiche in via Dante ed a far scattare l’iter di sorveglianza archeologica. La legge impone di documentare i rinvenimenti e valutare eventuali vincoli e gli archeologi di Museion, con la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Brindisi, Lecce e Taranto, hanno trovato ieri mattina una tomba a fossa. La ditta incaricata ha rimosso il lastrone di copertura e lo scavo ha attirato l’attenzione dei cittadini tutto il giorno. La terra si accumulava e la speranza aumentava. In serata, finalmente, un paio di anforette intatte almeno, un’urna cineraria, un candeliere ed alcuni frammenti ceramici sono stati il piccolo premio di tanta fatica. I resti umani, quasi al tramonto, non erano ancora stati recuperati, perchè presumibilmente si erano liquefatti e dissolti, dopo ipotetiche infiltrazioni sotterranee. Una datazione seria non è possibile. Indubbiamente, l’area è sempre stata ricca di necropoli e tombe a camera risalenti ai periodi ellenistici e, conseguentemente, non sarebbe impossibile viaggiare indietro nel tempo fino al periodo magnogreco. Il funzionario, Antonietta Dell’Aglio, ha fatto un sopralluogo e, nel frattempo, la gente fantasticava, faceva foto e le postava sui social network.
 
Ormai, svariati motivi suggeriscono scavi archeologici veloci e presidiati e non succederà mai più di lasciare testimonianze antiche incustodite senza vigilanza.
I residenti, infatti, ricordavano bene il cantiere dalla Concattedrale Gran Madre di Dio, tanti anni fa’, i rinvenimenti sistematici di tombe, appena si provava a scavare, e le violazioni dei tombaroli, effettivamente e furbescamente pronti a depredare i corredi funerari ed a venderli nei mercati illegali internazionali, prevedendo il valore immenso di inimmaginabili tesori millenari, ancora protetti sotto gli strati di terra e storia. La sorveglianza archeologica ed a volte l’archeologia preventiva nei lavori pubblici sono ormai la più costante, quasi l’unica occasione di ricerca archeologica. Nella rassegna archeologica interprovinciale di Maria Piccarreta, soprintendente, intervenuta il mese scorso al 57° Convegno Internazionale di Studi sulla Magna Grecia, si confermava proprio la lunga lista di scoperte fortuite, contemporanee ai lavori pubblici di Acquedotto Pugliese, e non soltanto, in tantissimi casi: gli assi viari in via Messapia 37, via Oberdan e via Dante; le buche nel vallone di Crispiano risalenti al’età del ferro; ipogei destinati al mosto, obliterati, e torchi, sotto al mercato di Castellaneta; o, ancora, fornaci e vasche di una specie di fabbrica di argilla, impianto produttivo di archeologia industriale, attivo nel ‘700/’800, con carichi di cottura, brocche, frammenti acromi non dipinti o cocci di piatti colorati d’azzurro e verde marcio, scoperti nel cantiere del Cinema Teatro Fusco ad aprile ed inseriti in una variante, confermata ai convegnisti, destinata, pare, a rendere attrattivo e visitabile il futuro sito archeologico, vicino ai camerini.
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