Allarme per le scuole chiuse nei wind days. E il diritto all’istruzione?

Allarme per le scuole chiuse nei wind days. E il diritto all’istruzione?
di Francesca CIURA
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Domenica 10 Dicembre 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 17:07
Ancora una giornata di forte vento. Ancora, per la dodicesima volta dallo scorso settembre, da bollino rosso. Sono quei giorni di massima allerta, quei Wind Day che ormai sono entrati a far part della vita dei tarantini, ma soprattutto dei residenti al quartiere Tamburi, l’area della città senza dubbio più esposta agli effetti degli inquinanti di origine industriale. 
L’episodio più drammatico fu quello dello scorso 23 ottobre, quando un’intera città fu avvolta per ore da una coltre fitta di polveri e che spinse il sindaco a prendere una posizione. 
Con un’ordinanza sindacale, la numero 39 del 24 ottobre, Melucci dispone la chiusura delle scuole ai Tamburi. Un provvedimento valevole ogni qualvolta l’Arpa Puglia segnala sul proprio sito internet lo stato di allerta. 
Come accaduto ieri e prima ancora il 5 dicembre, il 28, 27, 20 e 17 novembre. A questi vanno aggiunti i giorni immediatamente successivi al wind day del 23 ottobre. Se si dovesse fare una previsione sulla base di ciò che si è verificato nel 2016, con 22 “wind days” , e nel 2017 caratterizzato da ben 34 allerte dell’Arpa Puglia (di cui un numero esiguo in estate), se ne deduce che sulla base delle disposizioni del sindaco gli studenti potrebbero perdere all’incirca 20 giorni di lezione. Il vento a Taranto è pertanto un incubo. Polveri e cattivi odori, mix di gas e ferraglia, sono dappertutto. Quando arriva il wind day in realtà dovrebbe scattare in città il coprifuoco. Ed in definitiva così è, anche se Taranto non è in guerra e rintanarsi in casa, chiudere le finestre, non fare sport, insieme a tutte le raccomandazioni della Asl non bastano. Perché questa non è vita. Così come negare agli studenti del quartiere il diritto allo studio.
 
Ed è proprio sul bilanciamento tra diritti in conflitto, tutti di elevatissimo rango costituzionale, che si gioca la partita del siderurgico. Garantire il diritto al lavoro dei dipendenti dell’impresa, il diritto alla vita, alla salute, all’istruzione ad un ambiente salubre, eccetera, di cui sono titolari lavoratori e la popolazione residente, è compito dello Stato, anche in virtù, come osserva Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola, che solo la massima istituzione governativa è chiamata ad operare tali bilanciamenti. Ma intanto stando a ciò che si sta verificando, proprio il settore dell’istruzione, sembra avere assunto un profilo defilato. Sul diritto allo studio “negato” nei giorni di vento non risulta che né il Miur, né l’Ufficio Scolastico Regionale abbiano espresso pareri ufficiali, tantomeno si siano dimostrati parte integrate di un problema che riguarda anche il settore di competenza. Eppure le scuole, oggetto di un provvedimento senza precedenti, restano chiuse. «Il diritto all’istruzione - afferma Turi - bisogna rimetterlo al centro della questione parimenti a tutto il resto. Ed essendo un diritto costituzionale, va garantito a tutti, soprattutto in situazioni come queste. La scelta di chiudere le scuole, a mio avviso è una non soluzione, anche perché i ragazzi, gli studenti, non solo vivono nel quartiere, quindi anche con tutte le precauzioni possibili finiscono sempre per respirare quell’aria, ma tanti di loro al mattino devono uscire da casa per recarsi a scuola in altre parti della città. Ora - prosegue - al di là del dover creare le condizioni per garantire la massima sicurezza all’interno delle scuole, serve che intorno al problema si intervenga in sinergia: Sarebbe auspicabile - sostiene - che al Tavolo per Taranto (calendarizzato al prossimo 20 dicembre a Roma dove si discuterà oltre al piano ambientale, le modalità ed i tempi per la copertura dei parchi, la valutazione del danno sanitario e la gestione delle attività del fondo sociale ndc) siedano anche esponenti del mondo dell’istruzione. A breve incontrerò il ministro Fedeli, alla quale sottoporrò la questione, ma non spetta al mondo sindacale affrontare tali urgenze che competono ad organismi istituzionali». 
Il problema, secondo il segretario nazionale della Uil scuola, va risolto sburocratizzando le tappe di questa vicenda. «Comprendo la scelta del Sindaco - dice Turi - che è chiamato alla tutela della salute dei cittadini, ma chi tutela il diritto allo studio? Per questo è necessario spostare l’attenzione a livelli più alti auspicando un’azione incisiva sinergica che metta a sistema le criticità». Problemi che non investono solo gli studenti, ma anche il personale delle scuole che sui Tamburi praticamente è di casa. «Serve fare quadrato intorno al problema - afferma il segretario provinciale della Uil, Giancarlo Turi- qui a Taranto, prima di portarlo all’attenzione del Tavolo che non sappiamo ancora quali sorti avrà. Al momento ritengo che si debba estrapolare la questione delle scuole (la cui chiusura non risolve il problema) dal contesto generale e provare a risolverla sul posto. Per questo - conclude Giancarlo Turi - la Uil scuola di Taranto provvederà a chiedere al sindaco una convocazione urgente anche per avere una sede ufficiale di confronto».
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