Tragedia all'Ilva: muore operaio 28enne. Proclamato lo sciopero per i diretti e nelle aziende dell'indotto

Tragedia all'Ilva: muore operaio 28enne. Proclamato lo sciopero per i diretti e nelle aziende dell'indotto
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Giovedì 17 Maggio 2018, 10:12 - Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 12:29

La carrucola d’acciaio è scattata come un proiettile. E dopo essere schizzata, come la pallina di un flipper, tra i macchinari della gru dell’Ilva ha centrato alle spalle Angelo Raffaele Fuggiano.
Lui, operaio tarantino di 27 anni, ha avuto solo il tempo di urlare per il dolore. Poi ha perso i sensi. Sino a spegnersi, pochi minuti dopo, sulla banchina a dispetto dei tentativi disperati di rianimarlo.
Il dramma delle morti sul lavoro nel gigante di acciaio di Taranto ieri si è rispecchiato nel sorriso accattivante di questo ragazzo. Nelle sue foto il sorriso non manca mai. Mentre lavora, mentre abbraccia i suoi figli piccoli, oppure coccola la compagna. Guardare quelle immagini e pensare all’ingiustizia è quasi naturale. Ieri mattina sui moli Ilva, già in passato colpiti dai sequestri e testimoni silenziosi del dolore, è tracimata la disperazione dei familiari di Angelo. Increduli dinanzi alla notizia della sua morte.
E un po’ sbigottiti si rimane a sentire la primissima ricostruzione della tragedia. Angelo Fuggiano stava lavorando con la sua squadra nella sala argani della gru DM6, sigla che sta ad indicare “discaricatore meccanico”. Un colosso di acciaio, cavi e ingranaggi alto decine di metri. Il primo e fondamentale tassello della produzione del siderurgico. Perché proprio questi macchinari prelevano il minerale dalle grandi navi per spostarlo sui nastri trasportatori ed alimentare il ciclo integrale del gigante dell’acciaio. Angelo era in quella che è una specie di “sala motori” della grande gru. L’impianto era fermo da due giorni per la manutenzione alla quale stavano lavorando gli addetti della Ferplast, azienda dell’indotto della quale era dipendente anche la vittima.
Ieri si stava procedendo alla sostituzione di un cavo di acciaio. Insieme a dei colleghi, Fuggiano stava sostituendo la fune della gru. Si tratta di un grosso e pesante cavo di acciaio. La carrucola utilizzata per l’operazione ha ceduto improvvisamente insieme ad una staffa, ed è schizzata dal cavo in tensione con una forza inaudita. Quel proiettile impazzito di diversi chili è rimbalzato con violenza tra i macchinari sino a colpire alle spalle, seguendo una traiettoria quasi beffarda, il povero Angelo con la forza di una fucilata. Il ragazzo si è accasciato sul pavimento della sala, posizionata a decine di metri di altezza. Le sue condizioni sono apparse disperate. I compagni hanno lanciato l’allarme e sul posto sono piombati i soccorsi. I rianimatori del 118 hanno tentato generosamente di strappare alla morte quel papà di due bimbi piccoli. Ma non c’è stato niente da fare. Le lesioni provocate dal colpo terrificante non hanno dato scampo.
Angelo ha smesso di respirare sotto gli occhi gonfi di lacrime dei suoi compagni.
La notizia si è sparsa subito in città ed i sindacati hanno immediatamente proclamato 24 ore di sciopero.
Ed è volata di bocca in bocca nel vicino rione Tamburi, dove il ragazzo è cresciuto e viveva con la compagna e i due piccoli. I familiari sono arrivati in pochissimo tempo. E quasi inevitabilmente la disperazione ha innescato anche momenti di tensione all’ingresso dell’area portuale.
L’impianto teatro della tragedia, l’ottava dal sequestro dei reparti dell’area a caldo dell’Ilva scattato sei anni fa con l’inchiesta “ambiente svenduto”, è stato sequestrato dalla Capitaneria di Porto. Ieri mattina al quarto sporgente si sono recati anche i pm Maria Grazia Anastasia e Filomena Di Tursi, titolari delle indagini sulla morte bianca.
Sulla tragedia è stato aperto un fascicolo di inchiesta per omicidio colposo, e i militari della Capitaneria di Porto insieme agli ispettori dello Spesal hanno provveduto a ricostruire la procedura dell’intervento individuando anche la catena di responsabilità. I magistrati hanno disposto l’autopsia. Primi atti dovuti di una indagine che dovrà chiarire eventuali responsabilità. Ma che purtroppo non potranno riaccendere quel sorriso da bravo ragazzo di Angelo Raffaele Fuggiano, morto sul lavoro a soli 27 anni.

 

 

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