Yacht anche nell'area portuale ex Soico di Taranto: assegnazione a "Cantieri di Puglia"

Un momento dell'incontro di ieri mattina
Un momento dell'incontro di ieri mattina
di Domenico PALMIOTTI
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Giovedì 23 Marzo 2023, 05:00

Va a Cantieri di Puglia l’area ex Soico nel porto di Taranto. Questa la decisione della commissione dell’Authority, presieduta dal presidente Sergio Prete, dopo la comparazione tra le due offerte concorrenti.

La decisione

Scartata la proposta di Termocentro, che puntava ad una parte dell’ex Soico per insediarvi un deposito logistico dei materiali utilizzati per costruire acquedotti e fognature. Cantieri di Puglia (che userà l’intera area) effettuerà costruzione e refitting di yacht di medio-grandi dimensioni. L’investimento ricade nella Zona economica speciale (Zes) così come per Progetto internazionale 39 che si è aggiudicata la piattaforma logistica battendo la concorrenza della Vestas. 

Il piano operativo 


L’Authority, intanto, mette in cantiere, per vararlo il mese prossimo, il piano operativo triennale 2023-2025. Ieri mattina la presentazione ad una platea di operatori portuali delle linee guida del nuovo piano, presenti anche molti studenti del corso di laurea in Scienze marittime e portuali, visto che la presentazione è avvenuta all’Università. Al piano stanno lavorando Team10, società di consulenza di Genova, e PortEconomics, gruppo di professori universitari. Il percorso di preparazione ha visto il lancio di un questionario rivolto ai diversi soggetti direttamente o indirettamente collegati al porto. È stato chiesto loro di esprimersi su punti di forza e di debolezza dello scalo, sulle potenziali minacce e opportunità, ma anche sulla mission dell’Authority e sugli obiettivi strategici di maggiore rilevanza. 

Le linee guida


Per il presidente Sergio Prete, si tratta dell’avvio «di un documento molto importante che io poi consegnerò al mio successore nel 2025. Ci siamo rivolti a degli specialisti per capire se l’indirizzo che abbiamo intrapreso è quello giusto e se da qui possono nascere ulteriori, concrete possibilità. I tecnici ci guideranno nell’analisi internazionale e mediterranea e le scelte del piano saranno quelle che ci vincoleranno nei prossimi tre anni».
«Abbiamo cominciato questo lavoro a novembre scorso. Siamo partiti, come step preliminare, dall’analisi di spazi e infrastrutture, parliamo di un’area di 4 milioni di metri quadrati e di banchine la cui lunghezza è invidiabile, per poi toccare l’analisi di dettaglio tra micro e macro variabili. Il nostro lavoro ha un punto di forza nell’interdisciplinarietà»: così dichiara Giovanni Satta di Team10. «Alla fine nascerà la selezione concreta del piano, ma sin d’ora è chiaro che nei prossimi anni non troveremo una situazione migliore dell’attuale per raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati - spiega Satta -. Taranto è un porto eterogeneo che si sta aprendo a settori nuovi come il traffico passeggeri». «Stiamo raggiungendo il picco della globalizzazione - avverte, allargando l’orizzonte, Theo Notteboom di Ghent University, co-founder e co-director di PortEconomics - e le aziende cinesi stanno cercando di entrare nel mercato europeo. I porti prosperano quando c’è commercio internazionale e dobbiamo sapere che questo può dar luogo a delle minacce ma anche a delle opportunità». A Taranto, aggiunge Notteboom, la Zes «ci dà il modo di essere più competitivi» ma poi serve che il porto trovi «persone qualificate, le persone giuste» per le sue necessità di sviluppo. Inoltre, non va trascurata l’esigenza di «trovare un equilibrio tra le diverse sfide che abbiamo davanti: innovazione, digitalizzazione, sostenibilità, gigantismo delle navi, tecnologie. Quest’equilibrio può aiutare il posizionamento del porto».
«La Cina potrebbe avere ripercussioni sul porto, parliamo di uno sviluppo che parte dal lontano Oriente - dichiara Thanos Pallis di University of Piraeus -. Ma se ci sono fattori che possono minacciare i flussi delle merci, altri possono essere delle potenzialità. E le opportunità devono essere sfruttate per un ulteriore miglioramento, capendo come trasformare le attività del futuro». Pallis vede nelle crociere e nello shipping «molte opportunità per rafforzare il porto in futuro, ma la cooperazione è fondamentale». 
Scenari nuovi ma anche impegni nuovi, sottolinea George Vaggelas dell’University of the Agean, per il quale «transizione ed economia circolare ci obbligano a cambiare le fonti energetiche».

I relatori concordano sul fatto che Taranto, per vari aspetti, sia uno snodo della transizione e Vaggelas dice che il porto «dovrà cambiare i combustibili, sviluppare nuove strutture per la transizione e realizzare ulteriori investimenti». 

Comune e università


«Come amministrazione comunale - osserva Francesca Viggiano, neo assessore all’Urbanistica - siamo accanto a chi vuole lavorare. Ma non solo perché Taranto merita di essere risarcita o perché abbia un credito verso lo Stato. No, siamo qui per crescere, stiamo facendo un percorso di rinascita e ripresa, abbiamo leve straordinarie e c’è voglia di fare salti in avanti». 
«I nostri corsi di laurea e la stessa Università - dichiara Stefano Pardolesi, direttore del Dipartimento di Taranto di UniBa - possono offrire sinergie preziose e grandi opportunità. Il nostro Dipartimento riserva al mare e alla blue economy un’attenzione fondamentale». E Prete ringrazia della collaborazione annunciando che Faros, il primo acceleratore italiano di start up di CdP Ventur Capital specializzato nella blue economy, di base a Taranto, da quest’anno sarà ospitato nell’Università.  

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