Aerei, la sesta generazione di caccia in difesa dei cieli con il Global Combat Air Programme

Aerei, la sesta generazione di caccia in difesa dei cieli con il Global Combat Air Programme
di Pietro Romano
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Mercoledì 15 Febbraio 2023, 11:53 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 07:44

Un salto di qualità che rappresenta una rivoluzione nell’innovazione tecnologica dei prossimi cinquant’anni e una sfida per il dominio dei cieli.

E passa per una soluzione polivalente alla necessità di difendersi dalle molteplici, variegate e crescenti minacce alla sicurezza nazionale.

Una soluzione che, tramite lo sperimentato fenomeno dello “spillover”, dall’ambito militare è destinata a riverberarsi su altri settori industriali e sull’intero sistema Paese, come dimostrano storiche ricadute civili dell’innovazione militare, oltre a garantire la tutela della sovranità nazionale e la valorizzazione delle eccellenze italiane nel comparto dell’aerospazio, la difesa e la sicurezza.

LA SFIDA

 È questa la sfida del GCAP (Global Combat Air Programme) il progetto per un aereo di sesta generazione mirato a svilupparsi in un “sistema dei sistemi” multidominio al quale lavorano Italia, Regno Unito e Giappone, uniti in questo ambiziosissimo programma per ora allo stato embrionale. Un programma con alcune tappe già fissate: entro il 2035 sarà operativo e disponibile per i partner strategici e a far tempo da questa data avrà una durata non inferiore ai quarant’anni. Il programma genererà benefici economici, tecnologici e sociali a lungo termine per i tre Paesi e allo stesso tempo crescita sostenibile e competitività per le industrie, non solo del comparto, ma di tutto l’ecosistema dell’innovazione. Per la parte industriale le tre aziende leader che lavorano al progetto sono l’italiana Leonardo, la britannica BAE Systems e la giapponese Mitsubishi Heavy Industries. La compagine italiana, oltre a Leonardo, partner strategico del programma, vedrà coinvolte Avio Aero, Elettronica e Mbda Italia, aziende leader di settore. «Siamo di fronte – spiega l’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo - a uno dei programmi più sfidanti e avveniristici per l’industria dell’aerospazio e difesa, che garantirà l’autonomia tecnologica delle Nazioni coinvolte e fornirà alle Forze armate prestazioni e capacità operative senza precedenti».

LE CARATTERISTICHE

 Che cos’ha di avveniristico il GCAP? Che significa aereo di sesta generazione? Che cosa si intende per sistema dei sistemi? E multidominio? A spiegarlo l’ingegner Guglielmo Maviglia, Direttore del Programma GCAP per Leonardo. «Fino alla quarta generazione, l’evoluzione degli aerei da combattimento cominciata all’indomani della Seconda guerra mondiale – rileva Maviglia – era fondata sulla velocità e quindi sulla capacità dei velivoli di sfuggire alle minacce. Dalla quinta generazione, si uniscono tecnologie cosiddette “stealth“ per la bassa osservabilità dai sistemi radar e net-centriche per l’interconnessione di tutti i sistemi di comunicazione e di scambio dati. La sesta generazione, senza perdere di vista i precedenti obiettivi, passa attraverso il ripensamento della guerra aerea, al quale serve un nuovo, più versatile mezzo che abbia maggiore flessibilità operativa in teatro e superiorità decisionale». In sintesi, per fronteggiare le future minacce nel dominio aereo, e non solo, si è realizzato che è necessaria la transizione da un velivolo di combattimento tradizionale a quello di un sistema dei sistemi in grado di operare in scenari complessi. «Serve un insieme di assetti – chiarisce Maviglia – di cui l’aereo rimane la piattaforma principale, ossia la core platform, di un sistema integrato che va dalle piattaforme senza piloti, una o anche più, agli armamenti, con capacità operative multi-dominio che all’interno di un combat cloud possano agire ad ampio spettro comunicando in tempo reale con i domini aerospaziale, terrestre, marittimo, cibernetico, spaziale. In tale contesto, va evidenziato lo straordinario allineamento con SegreDifesa e le Forze Armate per la definizione delle strategie e dei processi di innovazione tecnologica». In questo ambito il punto di forza di Leonardo è quello di operare in ognuno dei settori interessati attraverso le sue diverse Divisioni. Una interoperabilità che, unita a una forte accelerazione nell’innovazione attraverso prima di tutto la digitalizzazione (come dal piano industriale “Be Tomorrow 2030”), permetterà al gigante italiano di assumere un ruolo ancora più importante dell’attuale nei programmi di cooperazione internazionale. Significativa è anche la transnazionalità del gruppo italiano, che fin dal 2018 ha partecipato al progetto britannico Tempest attraverso la sua presenza nel Regno Unito, forte di circa 7.700 addetti

LE RICADUTE

 Ma scendendo maggiormente nei dettagli, da questo investimento quali saranno le ricadute immediatamente comprensibili per il sistema Paese? «La prima ricaduta – replica Maviglia – sarà quella di disporre di tecnologie proprietarie in modo indipendente dalla fornitura di altri Paesi, creando un tessuto industriale competitivo, interconnesso e diffuso a livello internazionale in grado di tutelare e accrescere il posizionamento delle aziende italiane a livello globale. La seconda sarà quella di creare un ampio ecosistema industriale capace di coinvolgere l’intera filiera, piccole e medie imprese comprese, fino alle università e ai centri di ricerca, diffondendo innovazione e coinvolgendo nuovi addetti con significativi effetti sull’occupazione in tutta Italia. Un ecosistema già strutturato intorno ai Leonardo Labs». I Leonardo Labs, diffusi a livello nazionale e internazionale, sono incubatori di tecnologia fortemente impegnati nello sviluppo di capacità digitali, dal supercalcolo all’intelligenza artificiale, dal “digital twin” (la rappresentazione virtuale di un’entità fisica) ai nuovi materiali e ai sistemi di crittografia, con l’obiettivo di guidare l’innovazione nel lungo periodo anticipando i cicli e le necessità. Come appunto richiesto dallo sviluppo del GCAP.

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