L'auto si guida dallo spazio

La mobilità ha bisogno di una mole sempre maggiore di dati. Una fitta rete di satelliti supporta la navigazione e il controllo autonomo

L'auto si guida dallo spazio
di Nicola Desiderio
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Mercoledì 15 Marzo 2023, 12:34 - Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 07:40

C'è oramai da tempo un andirivieni continuo tra la Terra e lo spazio e a fare il ritmo di questo immenso traffico è Elon Musk.

Sì, quello della Tesla e anche di SpaceX, la società spaziale privata più grande al mondo che ha rivoluzionato la space economy con i suoi razzi Falcon 9, in grado di portare nello spazio anche 60 satelliti in un colpo, atterrare in verticale come finora avevamo visto fare solo nei film di fantascienza e, dopo qualche giorno, essere di nuovo pronti a partire. Una rivoluzione che sta abbattendo i costi di accesso allo spazio e porterà sempre di più lo spazio sulla Terra. Ma che cosa c’entra l’automobile con lo spazio? C’entra eccome, e non da oggi visto che è ormai da oltre 30 anni – la prima fu la Mazda Eunos Cosmo nel 1990 – che le automobili sono dotate di sistemi che sfruttano i cosiddetti GNSS (Global Navigation Satellite System) tra cui lo statunitense GPS, il russo Glonass, il cinese Beidou, il giapponese Michibiki, l’indiano NavIC e naturalmente gli europei Galileo ed Egnos che insieme offrono il tasso di precisione maggiore al mondo: fino a 20 cm anche per applicazioni civili grazie all’High Accuracy Service.

DAGLI AEREI ALLE NAVI

Tale grado di precisione viene raggiunto anche grazie al segnale Internet di correzione. Ed è proprio la Grande Rete il nuovo ospite delle nostre automobili che sarà sempre più presente e necessario nel prossimo futuro. Oggi vi arriva esclusivamente attraverso le reti terrestri come le 5G, ma nel prossimo futuro potrebbe arrivare proprio dallo spazio e dai satelliti. Protagonista di questa ennesima rivoluzione è sempre Elon Musk con la sua rete Starlink: una costellazione composta attualmente da circa 3.600 satelliti che irradiano dalla bassa orbita (500-600 km di altezza) ogni angolo della Terra con Internet e ha già oltre un milione di utenti residenziali, ma si sta già offrendo per natanti, camper e aerei, senza contare il ruolo che hanno in Ucraina supplendo alla distruzione delle reti terrestri e trasformandosi in un’arma imprendibile dell’esercito di Kiev. L’obiettivo di Musk è arrivare a 32mila satelliti e di collegare Starlink a tutte le sue Tesla. All’inizio tale collegamento avverrà attraverso l’interposizione di una rete terrestre, come quella di T-Mobile, con la quale SpaceX ha già un accordo, ma in futuro potrebbero saltare questo passaggio scambiando i dati direttamente, senza temere alcuna interruzione e anche in regioni desertiche. Per il momento si passerà attraverso le cosiddette reti ibride ovvero Internet satellitare con 5G terrestre, anche se stanno emergendo le cosiddette 5G NTN (Non Terrestrial Network), come quella di Globalstar attraverso le quali il nuovo iPhone 14 può inviare sms di emergenza in zone dove le reti terrestri non arrivano. Concettualmente parlando, potrebbe essere questo il primo pezzo della tanto chiacchierata Apple Car e, in prospettiva, un ulteriore canale di connettività per l’Internet of Things (IoT).

Ne fanno oramai parte tutte le automobili più moderne, Tesla prima di tutte, e sono sempre più avide di dati per diverse ragioni. La prima riguarda proprio i sistemi di navigazione che ormai funzionano in cloud, dunque i percorsi non sono elaborati sulle singole vetture, ma su server che si trovano in qualche parte del mondo, hanno dati aggiornati in tempo reale e sono molto più veloci. La seconda è che tutti i sistemi di bordo si aggiornano continuamente over-the-air. La terza è che l’automobile del futuro avrà bisogno di dati ridondanti per la guida autonoma e la diversificazione per il loro approvvigionamento sarà la migliore garanzia per la sicurezza. Tuttavia la questione di far arrivare Internet a banda larga direttamente nell’auto è meno semplice e ovvia di quel che sembra, perché si tratta di stabilire una connessione stabile tra un oggetto che si muove su qualcosa che si muove a sua volta (il pianeta Terra) e una moltitudine di oggetti che viaggiano nello spazio ad almeno 500 km di distanza e alla velocità di oltre 27.000 km/h (i satelliti). Senza contare che l’antenna e il sistema di ricetrasmissione del segnale hanno il loro peso, il loro ingombro e il loro costo.

IN ANTICIPO SUI TEMPI

Conoscendo Elon Musk, c’è da giurarci che al numero 1 di Rocket Drive di Hawthorne, un sobborgo di Los Angeles dove SpaceX ha il suo storico quartier generale, e a Redmond, nell’area metropolitana di Seattle, dove invece sono sviluppati i satelliti di Starlink, vi sia già qualcuno al lavoro per mettere in ogni Tesla uno strumento capace di collegarla direttamente ai satelliti facendone i propri onnipresenti hotspot. Che ci si creda o no, a 15 minuti di macchina, ci sono altri che hanno preso a cuore il problema sin dal 2012. La società si chiama Kymeta e per collegare direttamente le automobili alla banda larga satellitare ha raccolto oltre 200 milioni di dollari, tra cui vi sono anche gli 85 milioni di un certo Bill Gates che a Redmond ha da sempre casa e bottega. Il fondatore di Microsoft si era cimentato nel progetto di una rete Internet satellitare con una società denominata Teledesic e il progetto Internet-in-the-Sky, ma era il 1995 e i tempi non erano ancora maturi, così è fallita nel 2002. Kymeta sta gradualmente miniaturizzando l’hardware necessario per ricevere Internet satellitare anche viaggiando a 1.000 km/h e sta collaborando con OneWeb, società nella quale è presente anche il governo britannico, che entro l’anno completerà la sua costellazione composta da 628 satelliti e che soprattutto si prepara a fondersi con Eutelsat, altro gigante delle telecomunicazioni satellitari.

BATTAGLIA FRA TYCOON

Ma per il mondo dell’Internet satellitare è solo l’inizio ed è terreno di caccia anche di un altro celebre tycoon: Jeff Bezos. Amazon partirà già da quest’anno con il suo progetto Kuiper che prevede 3.236 satelliti con 92 lanci in 7 anni, 18 dei quali con il vettore europeo Ariane 6 dotato di motori dell’italiana Avio. Considerata la già ampia presenza del sistema di riconoscimento vocale Alexa sui sistemi di bordo delle autovetture, che Amazon è un gigante della logistica e che l’e-commerce si servirà sempre di più di droni a guida autonoma, è chiara l’intenzione di Bezos di rafforzare la propria posizione nei settori in cui è già presente e allargarsi verso il mondo dei servizi e della mobilità. Proprio passando dal cielo. 

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