Tutti figli del walkman, e la musica cominciò a muoversi in libertà

Tutti figli del walkman, e la musica cominciò a muoversi in libertà
di Francesco G. Gioffredi
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Mercoledì 15 Febbraio 2023, 11:28 - Ultimo aggiornamento: 5 Marzo, 19:24

La libertà in pochi tasti: play, stop, forward e rewind, il nuovo alfabeto di un tempo diverso, intimo e personale.

La musica “alla spina”, ritagliata sui singoli gusti e consumata in solitaria, raccolta in un maneggevole parallelepipedo. Il walkman è stato un punto di non ritorno: dal 1979 ha riscritto la storia della musica, che smette d’essere rito collettivo e diventa inviolabile bolla protettiva, racchiusa in un mangianastri portatile e in un paio di cuffiette. Colonna sonora interiore e in mobilità: ascolto quello che voglio, mentre faccio altro, quando mi pare e ovunque.

Tutto compendiato in quel nome grammaticalmente imperfetto e però efficace, partorito un po’ per caso in Giappone, alla Sony: walkman, walk (camminare) e man (persona), marchio registrato ma svincolato ormai dalla stretta appartenenza alla casa madre, tanto da diventare sostantivo d’uso comune. Le intuizioni più felici sbocciano da domande semplici. Come fare – si chiese il cofondatore della Sony, Masaru Ibuka – ad ascoltare musica durante i viaggi di lavoro in aereo? La base del walkman era pronta in casa: il Pressman, un registratore a cassette da tavolo usato perlopiù dai giornalisti.

Bastava qualche accorgimento: dimensioni più ridotte, materiali leggeri ed economici, un jack per cuffie non ingombranti (gli auricolari con spugnette), funzioni ridotte all’osso, audio stereo, alimentazione a batterie. Il primo modello era azzurro metallizzato, per richiamare il colore dei jeans. Le musicassette, brevetto Philips del 1963, decollarono ed è la prova del successo del walkman: nel 1983 per la prima volta nella storia superarono per vendite i vinili. Il walkman diventa icona, citata nei film (ricordate, già nel 1980, Il tempo delle mele e il lento fatto ascoltare da Mathieu a Vic con le cuffiette?) e capillare nelle abitudini, con mille derivazioni: per esempio le compilation artigianali. Tra romanticismo, perché «la playlist è un’arte sottile» secondo Rob in Alta fedeltà, e grande affare. E in questi giorni esce nelle sale Mixed by Erry. Con gli anni, e con l’avvento del cd, la diffusione delle musicassette diminuì, il walkman cominciò a ospitare i dischi – l’ultimo a cassette è del 2010 – e Sony pensò di poter fare un altro colpaccio. Ma fu un flop: scommise sul Minidisc, immaginando che il futuro fosse lì. E invece era altrove: nel frattempo la Apple introdusse l’iPod e la musica digitale su larga scala. Superfluo ricordare come sia andata, ma non giriamoci attorno: sono tutti figli del walkman, che dopo qualche noioso viaggio in aereo impose al mondo la musica in libertà e mobilità.

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