La Marina dialoga con la città, obiettivo: rendere fruibili le aree

Il castello Svevo di Brindisi
Il castello Svevo di Brindisi
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Sabato 23 Marzo 2024, 05:00

Non sarà, magari, la riapertura definitiva della porta Thaon de Revel ma la Marina militare sta comunque cercando di aprirsi sempre di più a Brindisi ed ai suoi cittadini.

Il faccia a faccia

Proprio in questo quadro si inserirebbe un incontro che, secondo notizie che trapelano da ambienti vicini al Comune, avrebbe visto come protagonisti il comandante della stazione navale di Brindisi Massimo Goio ed il sindaco Giuseppe Marchionna. Un faccia a faccia cordiale durante il quale il rappresentante della Marina militare a Brindisi avrebbe illustrato al primo cittadino una serie di idee e di progetti finalizzati, in sostanza, ad aprire e rendere fruibili diverse strutture militari, in particolare (ma non solo) quelle da valore monumentale e anche paesaggistico, alla fruizione del pubblico. Con modalità, a quanto pare, mai adottate sino ad oggi.

Monumenti e non solo

Basti pensare, a titolo di esempio, il modo in cui è stato possibile fino a qualche tempo fa visitare il castello Svevo, un dei principali monumenti, che ospita il Comando della stazione navale della Marina. Le visite, infatti, si svolgevano ogni due fine settimana (sabato e domenica) con due turni al giorno della durata di 90 minuti ciascuno, dalle 9 alle 10.30 e dalle 10.30 alle 12. Il tutto con gruppi di 40 persone al massimo e l’obbligo di prenotare entro due giorni dalla data scelta per la visita. Tra le strutture per la quali la Marina avrebbe immaginato nuove modalità di fruizione ci sarebbe, naturalmente, proprio il castello Svevo, un’opera che sarebbe stata realizzata proprio negli anni in cui è attestata la presenza di Federico II di Svevia a Brindisi, tra il suo matrimonio con Jolanda di Brienne, nel 1225, e la partenza alla volta della la sesta crociata, nel 1228.

Sul mare

Un altro bene che rientrerebbe in questo accordo, secondo i pochissimi dettagli che trapelano dagli ambienti comunali, sarebbe la piscina della Marina militare in zona Materdomini. Un impianto del quale si è tornati recentemente a parlare recentemente, in occasione dei Giochi del Mediterraneo, in quanto si era ipotizzato un suo possibile recupero e utilizzo nell’ambito degli eventi sportivi previsti per il 2026 a Taranto e nelle vicinanze. Ma era emerso anche l’interesse di una cordata di privati che avevano sondato il Demanio per una possibile manifestazione d’interesse per la piscina stessa e per la “casa matta” che si trova lì accanto. Alla fine, però, si è scoperto che la Marina militare non ha affatto rinunciato all’utilizzo dell’area. Anzi, ha predisposto un progetto di valorizzazione e lo ha messo a bando, affidandone la progettazione per una somma di poco superiore ai 124mila euro. L’idea sarebbe quella di realizzare un nuovo centro di nuoto sportivo con annesso impianto elioterapico.

Che, da quanto sarebbe emerso dall’incontro del comandante Goio con il sindaco Marchionna, sarebbe anche questo aperto alla fruizione del pubblico e dunque non destinato esclusivamente ai militari.

Aree in abbandono

Molto meno, invece, trapela rispetto ad ulteriori idee e progetti, anche se - a titolo di esempio - una ex area militare come l’isola di Sant’Andrea è stata destinataria di 5 milioni di euro nell’ambito del Contratto istituzionale di sviluppo. Obiettivo: avviare il suo recupero in termini turistici, soprattutto in funzione della presenza del castello Alfonsino. L’area, come detto, non è più di proprietà dei militari ma è molto vicina a siti di competenza della Marina come le isole Pedagne. Infine, resta da sciogliere il nodo dell’area abbandonata che si trova tra il circolo Tennis e la piscina della Marina militare al quartiere Casale. A quanto pare, i militari negli ultimi anni avrebbero esplicitato più volte la disponibilità a cederla al Comune che, tuttavia, non sembra avere mai seriamente preso in considerazione la possibilità di acquisirla a causa della necessità di spendere notevoli risorse per recuperarla. In questo caso, però, è possibile immaginare che le difficoltà possano essere superate grazie ad un partenariato pubblico-privato.

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