A Bari la mostra di Guaricci

A Bari la mostra di Guaricci
di Carmelo CIPRIANI
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Mercoledì 14 Febbraio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 18:10
Una parte per il tutto, la cosa per l’idea, l’immagine per un mondo intero di pensieri, riflessioni, azioni. Nel lavoro di Enzo Guaricci una gigantesca 100 lire interpreta in termini visivi la trasformazione dell'Italia da società contadina a sistema industriale e terziario, un uovo su una bicicletta comunica le difficoltà e le speranze di un’umanità in transito, un'ipertrofica lampadina testimonia il valore dell'intuizione, il fulmineo rivelarsi di un'idea. Sono alcune delle polisemiche trovate dell'artista, opere coinvolgenti e affabulatorie in cui la tirannia dell'oggetto si stempera nella pregnanza del messaggio, mentre il valore concettuale della scultura è caricato dalle qualità intrinseche del materiale (pesante per ciò che è leggero, duro per ciò che è morbido, resistente per ciò che è fragile) o dai doppi sensi dei titoli: “Falso in bilancia”, “Arma di distrazione di massa”, “Concerto con certo sconcerto”, “Cappotto accappottato” e via discorrendo. La complessità del presente è tradotta nell’essenzialità e nella perspicacia del linguaggio artistico. 
Il fare di Guaricci è ludico, nel pensiero e nell’azione, ma mai fine a stesso, sempre finalizzato a suscitare riflessioni profonde.
Ad un anno dalla sua scomparsa, a partire da sabato 10 febbraio, un’importante quanto necessaria retrospettiva, ordinata a Bari, rende omaggio all’artista nativo di Acquaviva delle Fonti. 
La scelta di allestirà in una duplice sede, la Pinacoteca Metropolitana e il Museo Archeologico di Santa Scolastica, se da un lato risponde all’importanza che si vuole dare alla celebrazione, dall’altro tiene conto della specificità delle sculture di Guaricci, quasi sempre di grandi dimensioni, aperte al dialogo con spazi ampi, pronte a riceverlo e a definirlo. Curata da Christine Farese Sperken e Roberto Lacarbonara, la mostra “Natura, Scultura” racconta, in cinquanta opere, oltre mezzo secolo di attività artistica vissuta tra la Puglia, Firenze e Roma. Dopo la formazione accademica da scenografo, una prima fase pittorica condotta nel segno della Nuova Figurazione, con il sostegno e l’apprezzamento di Renzo Vespignani, e un successivo periodo scultoreo caratterizzato dall’impiego del bronzo, Guaricci mette a punto la sua peculiare tecnica, realizzando sculture in polvere di marmo, resina e ossidi in grado di conferire alla materia un aspetto fossile, pietrificato. Questa tecnica fin dal suo nascere ha reso il suo lavoro unico e immediatamente riconoscibile. Nel 1968, insieme a Lino Sivilli, suo compagno di studi a Roma, si recò tra i volontari a Gibellina in Sicilia per aiutare a costruire le case prefabbricate in favore delle popolazioni dei terremotati.
Da quell’impegno scaturì anche una scultura ritraente una famiglia che riprendeva il cammino dopo la tragedia, eseguita a quattro mani con l’amico-collega, che si può vedere ancora oggi in situ e che testimonia, fin da allora, la volontà dell’artista di rispondere alle tragedie del presente. Immagini oniriche, accostamenti stranianti, situazioni da sogno che rincorrono il reale, le sculture afferiscono ad una dimensione giocosa, spesso ironica ma mai disinteressata, confermando una presa di posizione dell’artista rispetto a temi di attualità. Guaricci non ha mai voltato le spalle alla realtà né pero si è accontentato di raccontarla acriticamente. Egli ha il merito di non esser mai caduto nell'ovvio, nell'atteso, nello scontato, pur muovendosi in un campo minato come quello del costante doppio senso. 
Le visioni di una vita sono oggi ordinate in un percorso ragionato entro cui si assestano sul crinale tra la verità della Natura e la finzione della Scultura. Anche in questo equilibrio risiede l’importanza della sua proposta. 
Viste con sguardo unitario, esse ci consegnano l'immagine di un artista felicemente imprevedibile. Enzo Guaricci conosceva bene il serio gioco dell'arte. Per tutta la vita ha scardinato dall'interno il pensiero comune, offrendo chiavi interpretative di un presente troppo spesso ingiusto e menzognero. Una riflessione dovuta che ci auguriamo assegni all’artista un posto stabile di primo piano all’interno del vasto e spesso contraddittorio panorama dell’arte contemporanea.
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