Distopie industriali sul tratto adriatico, a Bari la prima mostra italiana di Ardian Isufi

Distopie industriali sul tratto adriatico, a Bari la prima mostra italiana di Ardian Isufi
di Carmelo CIPRIANI
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Martedì 27 Febbraio 2024, 20:03 - Ultimo aggiornamento: 20:17

Il “Sogno metallurgico” di Ardian Isufi - è questo il titolo dell’ampia personale dell’artista albanese in corso a Bari, la prima in Italia - si compendia in una visione di un presente distopico in cui ciò che è stato non è più e avrebbe potuto essere altro da ciò che è. Dai lavori di Isufi emerge - non senza significative assonanze con il lavoro di altri suoi connazionali - l’immagine di un Paese, l'Albania, impegnato a costruire un futuro di libertà senza però dimenticare ciò che ha vissuto, sospeso tra voglia di libertà e identità religiosa, sociale, culturale.

Ospitata al Teatro Kursaal Santalucia – edificio che guarda l’Adriatico, il mare che oggi ci unisce ma che per troppo tempo ci ha divisi – e curata da Gaetano Centrone, con la direzione di Elton Koritari, l’esposizione si articola su tre livelli. Si parte dal piazzale in cui, entro un container minacciosamente sorvegliato da un lupo imbalsamato, Isufi invita ad una riflessione sul "complotto di Tirana", complessa performance dalla spiccata accezione relazionale attuata durante la Biennale di Tirana nel 2001 e passata alla storia come una delle più potenti beffe al sistema dell'arte contemporanea.

La mostra prosegue ai piani alti dell’elegante palazzo liberty, tra Sala Giuseppina e Sala Cielo. Nella prima si dispone un composito percorso tra opere video, fotografie, dipinti e sculture, in cui si manifestano l’eterogeneità materiale e, ancor più, la complessità concettuale del lavoro di Isufi. Qui trova posto la videoinstallazione "Disney metallurgico" del 2021 che dà il titolo alla mostra condensandone l'immaginario. Edifici dismessi, resti di archeologia industriale diremmo oggi, che nel caso specifico sono anche emblemi di un sogno tradito, definitivamente tramontato, quello della collettivizzazione e dell’accentramento, di una gestione condivisa del potere.

Nel pensiero di Isufi la deriva comunista conduce ad un inedito scenario da luna park: ottovolanti che invadono le antiche fabbriche. Il contrasto cromatico (il rosa shocking delle giostre contro il grigiore degli edifici) ma anche funzionale (l’irrigidimento della catena di montaggio opposto alla libertà del divertimento) rimandano all’antica contrapposizione tra collettivismo comunista e individualismo capitalistico. È la vecchia diatriba tra Oriente e Occidente, in cui ieri come oggi, anche geograficamente, l’Albania e il suo popolo si sentono sospesi. Immaginario a cui rimandano anche le pitture di Isufi, felicemente concepite nella tecnica e nell’iconografia.

Proseguendo nella visita, nella Sala Cielo invece sono assemblati in un'unica installazione svariati "Bonbon di cemento", elementi in resina, alcuni dei quali mobili, attraverso cui l'artista riflette sull'invasione nello spazio pubblico di oggetti in cemento utilizzati per delimitare aree urbane, elementi che impattano visivamente lo spazio collettivo e di conseguenza l'idea di una libertà condivisa, e “Bunker”, rievocativo delle tante strutture militari che hanno occupato il suolo albanese durante il regime comunista, poi rifunzionalizzate, talvolta esorcizzate, come quelli trasformati in microscopiche chiese ortodosse. Spazi della negazione convertiti in luoghi della condivisione, chiamati a delineare metaforicamente per l’Albania un nuovo futuro, fatto di libertà e apertura.

La mostra, visibile fino al 30 aprile, è promossa dalla Fondazione Pino Pascali e finanziata dal Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia.

 

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