Billy Bis, gran ritorno. Lagune, poesia visiva

]In una collana di 50 volumi la serie integrale della spy story pubblicata negli anni Sessanta su “Intrepido” e “Il Monello”, mentre il veneziano Piero Macola racconta la sua città natale

Billy Bis, gran ritorno. Lagune, poesia visiva
di ]Luca BANDIRALI e Stefano CRISTANTE
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Lunedì 27 Novembre 2023, 06:32 - Ultimo aggiornamento: 20:38

Il fumettista veneziano Piero Macola torna nella città natale per offrircene una versione distopica in “Lagune”; Billy Bis, leggendaria spia nata negli anni ‘60 sulle pagine di “Intrepido” e “Il monello”, torna in edicola con una collana tutta sua.


Christophe Dabitch (testi), Piero Macola (disegni),“Lagune”, Coconino Press
Venezia, per chi ci è nato negli anni ’70, già da almeno tre decenni è una distopia. Piero Macola, che in laguna è nato nel ’76, si è allontanato dalla sua città per formarsi nel disegno a Bruxelles, e poi è andato a Parigi, dove vive. Ma Venezia scava ogni giorno nel cuore di chi se n’è andato, e si riforma inesorabile. Anche se non è più la stessa. Mostrarla a un amico come Christophe Dabitch, tra le sabbie e le isole piccole della laguna, ha indotto a una visionarietà comune i due artisti. La pittura morbida e sfumata di Macola sembra fatta per convivere con l’esatta asciuttezza dei dialoghi di Dabitch, così che lo sguardo del lettore si distende sulle tinte delle lagune in tutte le ore del giorno e della notte consentendo alle parole di illustrare i disegni, mentre in quel singolare ecosistema si consuma il romanzo di formazione più drammatico nel suo genere, perché è la storia di un figlio abbandonato dal padre in mezzo a un’adolescenza circondata da misteri e non-detti. Paolo ha sedici anni, i capelli rossi e una piccola cresta: il padre sparito lo spinge a una ricerca che lo porta dai margini di una vita quasi inconsapevole a un centro che non ha nulla del vecchio fascino di Venezia. Perché nel frattempo la Magnifica Città è diventata un luogo chiuso, in cui si arriva solo illegalmente: hanno chiuso le frontiere ma ci vogliono braccia per far funzionare gli ingranaggi del turismo, come dice a Paolo il capo di un’organizzazione criminale che importa migranti. È un racket – comincia a capire il ragazzo – che forse ha a che fare con la scomparsa del padre, ma c’è anche un’organizzazione che aiuta i clandestini a fuggire quando la loro situazione di sfruttamento diventa schiavitù, e forse il padre c’entra anche con questa associazione. I muri, i fili spinati, i barchini scattanti tra i canali sabbiosi, persino una casa su palafitta piantata in mezzo alla laguna in cui una giovane donna vende il proprio corpo: l’adolescenza di Paolo è attraversata da una scossa che sibila un solo comandamento. Andare via. Fuggire da un incanto che non si vede mai, perché Venezia è solo un luogo estremo e malsano. Venezia è solo lagune. 


Anthony Mancuso (storia), Loredano Ugolini (disegni), “Billy Bis. La nascita di un mito”
I cosiddetti “boomer” ricorderanno senz’altro “Intrepido” e “Il Monello”, i settimanali a fumetti pubblicati per quasi sessant’anni dall’Editoriale Universo con picchi di vendita fino alle seicentomila copie. La serie cult per eccellenza apparsa su entrambe le testate fu “Billy Bis”, una spy story di grandissimo successo e dall’invidiabile ciclo di vita, dal 1966 fino alla fine degli anni ’80. Il personaggio, agente segreto al servizio delle Nazioni Unite, era ispirato al fumetto americano d’azione ma con più di qualche tocco “made in Italy”, a partire dall’automobile di Billy Bis, una lussuosa Isotta Fraschini da collezionista. L’architettura narrativa della serie aveva un elemento strutturale nel personaggio femminile di Gegia Miranda, più una Felicia Hardy che una Eva Kant: indipendente, libera, poteva scegliere di volta in volta se allearsi con Billy o combatterlo, a seconda della propria convenienza. Il disegno di Ugolini era straordinariamente cinematico, con inquadrature movimentate e continue infrazioni alla gabbia delle vignette. Le strategie narrative di Mancuso erano molto ardite, al punto da includere la morte di Billy e Gegia Miranda in una celebre storia uscita nel 1980 sulle pagine dell’Intrepido, con tanto di epitaffio finale: “Due simpatiche canaglie che nessuno di noi potrà mai dimenticare”. Un anno dopo, Mancuso e Ugolini sfruttano un episodio di un’altra loro serie a fumetti, “Tony Gagliardo”, per fare una sorta di cross-over: un vecchio amico di Billy, ancora disperato per la sua morte, si imbatte in Tony Gagliardo e lo scambia per l’agente ONU, che viene ricordato con commozione. Tutto è evidentemente pronto per un grande ritorno: nel 1982 i lettori dell’Intrepido ritrovano un sorridente e scattante Billy Bis, nell’avventura intitolata “Vieni a morire”. Ormai non è forse più il suo tempo, ma la serie continuerà ancora per il tutto il decennio, rivolgendosi ai lettori della breve stagione postmodernista, nostalgica per definizione. Dopo la grande fortuna, un lungo oblio: a parte i boomer, nessuno ha mai sentito parlare di Billy Bis, anche perché le sue avventure non sono mai state pubblicate in volume. Viene a colmare la lacuna una collana davvero imperdibile in uscita nelle edicole a partire da questa settimana, che comprende cinquanta uscite; una bella soddisfazione per il suo creatore Antonio (in arte Anthony) Mancuso, 99 anni, il più longevo sceneggiatore italiano di fumetti.
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