Storie di umanità e desiderio attraverso un oblò meccanico

Storie di umanità e desiderio attraverso un oblò meccanico
di Andrea CHIRONI
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Martedì 5 Marzo 2024, 13:46 - Ultimo aggiornamento: 13:48

Un libro di memorie è intimo per nascita. Le scene che vengono narrate, memorie appunto, provengono dall'autore, sono parte della sua vita e del suo racconto. Cosa succede quando le memorie sono però di una lavanderia ad acqua? Oblò e cestelli, asciugatrici, detersivi, candeggina, ammorbidenti, sono la parte generante delle narrazioni anche se la voce proviene dall'Io narrante di Filippo Maria Cariglia, Pippo per gli amici, proprietario insieme al fratello, della lavanderia Jefferson, la prima lavanderia a gettoni di Lecce e senza dubbio alcuno, la più famosa e frequentata. Non bisogna lasciarsi ingannare dai riferimenti geografici perché il libro non parla di Lecce, che un po' viene chiamata Lecce ma anche Liegi e non per vezzo ma piuttosto è un invito alla rottura degli schemi. Una scelta, quella di cambiare lessico e significati, che si propone continuamente nelle pagine e che viene introdotta da un piccolo vocabolario introduttivo dove chi legge è agevolato nell'interpretazione di alcuni vocaboli utilizzati arbitrariamente dall'autore: così le spillette stanno per gli spinelli, la marijuana è meridiana, importante è trasformato in aggettivo plenipotenziario, top racchiude tutto ciò che l'autore non riesce a definire, Berlino diventa Belluno perché tanto non è essenziale dove si trovi nella realtà ma è soltanto un luogo altro, lontano, diverso.

La copertina del libro


Intanto in lavanderia, le lavatrici assimilano per osmosi le vite dei proprietari degli indumenti che vengono lavati dentro di loro e sono tante storie, tantissime. Pippo ne prende un po' e ne scrive un libro che parla di persone, di rapporti, di fede e di religione, di cambio climatico e di xylella, di periferie, di chi si nasconde, di chi parte, di chi lascia, di chi prende e di chi non c'è più.
"Memorie di una lavanderia ad acqua", uscito per Musicaos (prossima presentazione mercoledì 6 marzo alle 18  alla libreria Palmieri di Lecce), è innanzitutto una raccolta di storie, tutti "fatti veri" viene da pensare mentre si legge ma anche mentre si guarda, visto che esiste anche un cortometraggio da 25 minuti che ha già girato con successo in vari festival.

Basta non fermarsi ai fatti e il libro si apre a un altro piano di lettura, inconsapevolmente simbolico, che usa i personaggi e le loro storie come chiave per narrare non solo Lecce, o Liegi, ma i cambiamenti che sta attraversando un pezzo di società, quella abituata alla periferia e che per puro caso è locale. C'è un facoltoso imprenditore venuto dall'estero e circondato da star e altri ricconi, con le sue richieste impossibili lautamente ricompensate. Con lui l'attrice di fama mondiale, triste e seducente, che illude Pippo ma l'illusione è quella di tutto un territorio che tra il goffo e l'ingenuo sogna di risplendere della luce riflessa emanata da queste comete che attraversano le nostre vite per pochi giorni d'estate.
Le lavatrici lavano le camicie di santi e di criminali, le culture si incrociano, si confrontano, per non stupirsi delle loro differenze: chi mangia con le mani e chi usa le posate, seduti fianco a fianco ad aspettare che i cestelli finiscano di girare e poi ritornano ognuno nelle proprie convinzioni, abitudini, schemi.
Nel racconto del kimono d'oro la prostituzione si mischia con la religione e una mistress che provvede servizi di dominazione affianca le confessioni di un prete che non riesce ad espiare il suo senso di colpa nemmeno nel rapporto privilegiato che ha con Dio, con lo sfondo di edifici interi dedicati allo scambio di sesso per denaro con un'umanità intera in fila per le prestazioni sessuali a pagamento.
Un libro che racconta il divenire incessante, la mutevolezza di persone, attività, paesaggi, che possono essere originati sia da grandi eventi, come la pandemia o lo sfratto dai locali della prima lavanderia, come da minimi passaggi, alcuni obbligati tipo il tempo che avanza, la gente che va in pensione, la morte, altri invece frutto di inezie, scambi di buste di bucato, riflessioni che maturano chiacchierando con qualcuno.
Quindi il cambio di sede è ancora l'ennesimo simbolo non ricercato, che serve per raccontare una vita che continua, che ci si voglia sottrarsi oppure no.

Filippo diventa zio, la lavanderia assume nuovo personale, la banca presta i soldi, le lavatrici continuano a girare e a riempirsi di nuove storie che possono anche rimanere non raccontate, perché ogni lavaggio raccoglie quelle di chi le sta utilizzando, trattiene per sé le memorie e restituisce il bucato pulito.


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