Vaste, l'antico tempio sulla rotta messapica

Dagli scavi nell'area archeologica di Poggiardo emerge una costruzione più antica sottostante quella paleocristiana

Vaste, l'antico tempio sulla rotta messapica
di Anna Manuela VINCENTI
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Giovedì 1 Febbraio 2024, 04:50 - Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 15:14

Il Salento terra dei Messapi torna a stupire e lo fa attraverso la bellezza del suo paesaggio e con la storia che sotto di esso è sepolta. Recenti scavi al fondo Giuliano di Vaste, frazione di Poggiardo in provincia di Lecce, portano alla luce un luogo di culto messapico sotto la chiesa paleocristiana. Il ritrovamento dell’edificio di epoca messapica arcaica, preesistente alle chiese paleocristiane, è un elemento che rafforza l’importanza del Salento in quell’epoca. 
Un’importanza confermata anche dalle recenti scoperte a Castro, dove sono stati rinvenuti i resti di altre due enormi statue che, insieme a quella della dea Atena, farebbero pensare a Cariatidi che sostengono un recinto sacro in alternanza con i pannelli decorativi a girali in pietra leccese ritrovati nella stessa area. Statue ugualmente colossali, come l’Atena esposta al Musa di Castro, realizzata da scultori tarantini, che con i suoi 3,30 metri di altezza è la più grande scultura in pietra leccese realizzata nel Mediterraneo. A Vaste le indagini archeologiche dell’Università del Salento si sviluppano da ormai 40 anni e da molto tempo accanto alle ricerche sul campo gli studiosi conducono un’attività sistematica di analisi della documentazione e edizione dei dati. 

I resti di un luogo di culto più antico trovati a Fondo Giuliano


L’ultima campagna di scavo, dell’autunno del 2023, ha riguardato l’area denominata Fondo Giuliano, un paio di km a nord della frazione di Poggiardo, sulle Serre a breve distanza dalla chiesa rupestre dei santi Stefani. Le indagini dirette da Giovanni Mastronuzzi, docente di Archeologia Classica all’Università del Salento, sono state condotte in regime di concessione ministeriale e in collaborazione della Soprintendenza per i bene archeologici coordinate dal Valeria Melissano ed effettuate con i responsabili di saggio Francesco Solinas, Giacomo Vizzino e Giovanna Maggiulli che hanno guidato un team di studenti del corso di laurea magistrale in Archeologia e della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici “Dinu Adamesteanu”.

Ieri nella sede della Soprintendenza di Lecce sono state presentate alla stampa e al pubblico le ultime scoperte. «La campagna del 2023 – ha illustrato Mastronuzzi- è stata rivolta a chiarire la funzione di una struttura a blocchi apparentemente collegata alla chiesa più antica: visibile all’interno della navata nord della basilica della seconda metà del VI secolo. Lo scavo nella navata nord si ricollega alla presenza di fronti di cava utilizzati in epoca messapica per estrarre pietra da taglio. La struttura da verificare è realizzata con blocchi di calcarenite e si aggancia alla cava stessa. Lo scavo stratigrafico ha permesso di riconoscere un edificio con pianta rettangolare, con un lato ricavato sul piano di roccia. Esso è privo di piano di calpestio, ed al suo interno un potente riempimento con terra e pietre calcaree riferibile al cantiere della più antica delle chiese. I blocchi, invece poggiano direttamente sugli strati messapici, senza alcuna fondazione; essi, inoltre, sono collegati a modesti lembi di terreno con manufatti del VI-V sec. a.C. Questi elementi – conclude il direttore dello scavo- ci hanno permesso di riconoscere un edificio di epoca messapica arcaica, preesistente alle chiese paleocristiane. L’impiego di blocchi si collega alla presenza nell’area di numerosi elementi architettonici reimpiegati nel cimitero, quali una colonna, blocchi di stilobate, stipiti ed una cornice. Elementi che hanno fatto ipotizzare una destinazione sacra fin dall’epoca messapica, e la presenza di un edificio di culto precristiano è confermata dalla struttura a blocchi».

La Soprintendenza: Il Salento è uno dei luoghi in cui si scava di più

Per la sovrintendente Francesca Riccio «è un orgoglio presentare le nuove scoperte degli scavi di Vaste, riaperti dopo diversi anni, in cui si è scavato per la prima volta nel XVI secolo, poi una ricerca più strutturata è stata portata avanti nella seconda del ‘900. Le indagini su Fondo Giuliano sono una delle molteplici ricerche archeologiche del Salento, risultato della sinergia tra Università del Salento, soprintendenza e territorio che si sviluppano e continuano nel corso degli anni pur cambiando i rappresentanti dei vari enti. Confermano l’importanza nel corso della storia di un territorio, la terra d’Otranto, abitato nel corso degli anni senza soluzioni di continuità. Il Salento è uno dei pochi luoghi in Italia dove si scava così tanto e la sovrintendenza di Lecce Brindisi e Taranto è tra quelle che rilascia più concessioni. La ricchezza del territorio, con attestazioni di vita dalla preistoria ai giorni nostri, riserva sempre delle bellissime sorprese come le recenti Cariatidi a Castro, i ritrovamenti di alcuni brani dell’antica arteria della Via Appia nel centro Messapico di Muro Tenente nel brindisino. E infine i resti di un luogo di culto messapico preesistente alle chiese paleocristiane rinvenuti a Vaste». «La ripresa degli scavi a Fondo Giuliano non avveniva da tanti anni, abbiamo voluto dare continuità con quello che c’è stato in precedenza –ha dichiarato il sindaco di Poggiardo Antonio Ciriolo -. La nostra volontà è di continuare a investire nella valorizzazione dei nostri beni e cercheremo di farlo con bandi ministeriali o con partenariati pubblici e privati. Poggiardo ha il merito di essere stato pioniere nella gestione dei sistemi dei beni culturali già nel 1986 quando è stato inaugurato il Palazzo Baronale con il museo archeologico. La realtà dei servizi non solo culturali del nostro comune è ben nota, ma il problema che abbiamo oggi noi comuni è la valorizzazione e la gestione perché servono investimenti e soldi a cui con le casse comunali non sempre si riesce a far fronte». Vaste ha un’altra peculiarità: si trova sull’asse degli antichi traffici portuali di Otranto e a metà strada tra due importanti centri Messapici: Muro Leccese, nell’entroterra, e la vicina castro, che si trova invece sul mare adriatico.
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