Sono trascorsi 25 anni dalla morte di Maria Monteduro, medico e assessore ai servizi sociali di Gagliano del Capo, ritrovata esanime in una campagna di Castrignano del Capo uccisa a colpi di punteruolo da un tossicodipendente. Politico di razza, donna di cultura, aveva 40 anni e un figlio di appena tre mesi. Venne uccisa nella notte tra 24 e il 25 aprile del 1999, mentre prestava servizio presso la guardia medica. Una lunga inchiesta portò all’arresto del suo assassino. Secondo la ricostruzione degli inquirenti le chiese aiuto dopo essere stato picchiato dai suoi stessi spacciatori. La donna lo accompagnò fino a casa, cercando di persuaderlo a abbandonare quella strada e, forse, a denunciare i suoi aggressori. Fu probabilmente questo a scatenare la sua furia. Incastrato dall’esame del Dna, venne condannato a 30 anni di reclusione e nel 2014 si tolse la vita in carcere. «Mamma è un simbolo. La sua storia fa eco ed io sono orgoglioso della donna che è stata» racconta Daniele Greco, figlio di Monteduro. «Ringrazio tutti coloro che ne hanno mantenuto alta la dignità» ha affermato il giovane. Daniele ha 25 anni, dopo aver conseguito la laurea triennale in Economia presso l’università di Perugia, ha proseguito gli studi universitari a Roma ed ora lavora nell’ambito dell’economia e della finanza a Lussemburgo.
Il racconto del figlio
«Come tutti i figli, nei momenti più importanti della mia vita avrei voluto avere mia madre accanto.