Morto Vincenzo Cappello, l'ultimo proprietario del teatro Apollo

Morto Vincenzo Cappello, l'ultimo proprietario del teatro Apollo
Morto Vincenzo Cappello, l'ultimo proprietario del teatro Apollo
di Eraldo MARTUCCI
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Mercoledì 21 Febbraio 2024, 09:16 - Ultimo aggiornamento: 09:17

Con Vincenzo Cappello, scomparso ieri all'età di 79 anni, se ne va un pezzo importante della storia leccese. Era infatti uno degli ex proprietari del teatro Apollo, fatto costruire agli inizi del '900 proprio da suo nonno, Vincenzo come lui. Lascia la moglie e la figlia Linda, giornalista prima del "Nuovo Quotidiano di Puglia" e attualmente della Gazzetta del Mezzogiorno.

E fino all'ultimo ha sempre rivendicato con orgoglio il ruolo di preminenza che il teatro ha avuto per tanti decenni, fino alla chiusura del 1986. Poi, ma è storia più recente, fu acquistato dal Comune guidato allora da Adriana Poli Bortone: i lavori di ristrutturazione iniziarono nel 2008 con la restituzione agli antichi splendori il 3 febbraio 2017 alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E lui in tutto questo tempo pronto a ricordare tutti i grandi nomi che erano saliti su quel palcoscenico a partire dal 15 maggio 1912, giorno della sua inaugurazione. Era il terzo teatro costruito (in tre tempi) nel capoluogo, dopo il Paisiello nel 1870 ed il Politeama Greco nel 1884.
La costruzione fu ideata e progettata da Vincenzo Cappello, noto imprenditore edile, ed in quella storica prima serata ad aprire le danze fu uno spettacolo di varietà.

Contemporaneamente vennero iniziati anche i lavori per l'arena Apollo che veniva inaugurata l'11 luglio 1914. I lavori furono poi completati nel 1926 e l'ultima inaugurazione avvenne il 4 dicembre 1926 con la proiezione del film "Gli ultimi giorni di Pompei". Ben presto incominciarono ad alternarsi con successo opere liriche e teatrali, spettacoli di varietà ed operette, senza dimenticare il cinema che, in quegli anni in cui era ancora muto, aveva come "base" musicale un'orchestrina diretta da Paolo Grimaldi.

Il periodo aureo del teatro si è avuto negli anni '40/50 quando quel palcoscenico ha ospitato i più celebri nomi della lirica mondiale. Dal pugliese Enzo De Muro Lomanto a Beniamino Gigli magnifico interprete della "Tosca" nel 1945 accanto ad altre due star come Maria Caniglia e Tito Gobbi. Ma quegli anni, sotto la guida di Antonio Cappello, sono d'oro anche per il varietà. Il 14 marzo 1950, ad un anno esatto dal debutto milanese, approda infatti all'Apollo Totò con la rivista "Bada che ti mangio!".

Evento ricordato nel gennaio del 2018 al Must per la rassegna "LuMière calicidicinema" ideata da Antonio Manzo. In quell'occasione, alla presenza di Elena Alessandra Anticoli de Curtis, nipote di Totò, Vincenzo Cappello raccontò alcuni gustosi retroscena: «mio padre si recò a Brindisi personalmente per andare a prendere Totò alla stazione e accompagnarlo a Lecce mettendo a disposizione per il suo soggiorno un nostro appartamento sopra il teatro. Inizialmente erano solo due date, ma il successo fu tale che si sommarono altre due repliche. Ricordo che Totò fece fissare un chiodo sul palcoscenico e durante lo spettacolo vi si agganciava con la scarpa e faceva oscillare il suo corpo in posizioni impossibili, il pubblico andò letteralmente in visibilio, fu un vero trionfo».
I funerali di Vincenzo Cappello si svolgeranno oggi alle 16, a San Lazzaro, a Lecce.

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