Amerigo Vespucci, ecco le due ricercatrici in plancia per il progetto Sea Care di ISS e Marina Militare

Il diario di bordo delle ricercatrici Giorgia Mattei e Lorenza Notargiacomo per il progetto “Sea Care” di Iss e Marina Militare sul veliero che ha doppiato Capo Horn

Amerigo Vespucci, ecco le due ricercatrici in plancia per il progetto Sea Care di ISS e Marina Militare
di Carla Massi
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Mercoledì 24 Aprile 2024, 12:22 - Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 07:52

Sono le 01.24, siamo tutti in coperta, piove, fa freddo, si balla, ci sono 5 metri d'onda e 2 gradi... 01.46 si spegne il motore.

Il silenzio, nulla più, l'acqua che bagna i nostri visi non la percepiamo, il freddo non lo percepiamo, il mare non lo percepiamo. Si accende il tricolore, è Storia. La "nonna" delle unità navali della Marina Militare compie l'impresa. Siamo alla fine del mondo o, forse, è la fine del mondo?». Dal diario, 7 aprile scorso, delle due donne di scienza a bordo del veliero Amerigo Vespucci che per la prima volta nella sua storia (data di nascita 1931) ha doppiato Capo Horn ai confini del mondo. Uno dei passaggi più pericolosi, si incontrano Pacifico e Atlantico. 

La zona, detta anche "Capo delle tempeste", è colpita da continue perturbazioni create dalla vicinanza dell'Antartide. Oltre 800 sarebbero le navi (e migliaia le vite umane) che lì sono affondate. A bordo, due ricercatrici in formazione con laurea in Scienze Chimiche-Chimica Analitica. Sono Giorgia Mattei, 30 anni di Roma, e Lorenza Notargiacomo, 27, di Frosinone. Lavorano al progetto "Sea Care" firmato dall'Istituto Superiore di Sanità e la Marina Militare. Obiettivo: raccogliere campioni lungo le rotte per scoprire lo stato di salute degli oceani. Indagare, cioè, come stanno le acque tra inquinamento e cambiamento climatico.

Si tratta del primo lavoro al mondo di questa portata e metodologia: il monitoraggio comprende la raccolta di campioni e l'esecuzione di analisi subito a bordo.

La spedizione

A Roma, all'Istituto Superiore di Sanità, sempre in contatto con Giorgia e Lorenza, coordina la spedizione Fulvio Ferrara, primo ricercatore del Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque. Il loro "Capitano". All'interno della nave (circa 200 persone, il 10-12% è donna) è stato attrezzato un laboratorio galleggiante. «Siamo appassionate di acqua tutte e due – raccontano durante uno dei collegamenti telefonici tra l'Italia e la Vespucci –, da sempre pratichiamo sport acquatici. Il mare non ci spaventa. Va tutto bene, anche quando le onde sono alte e balliamo per ore, questa è una possibilità unica di lavoro e di vita». Il mare mosso a volte limita il lavoro (dall'operazione prelievo delle acque all'analisi immediata) ma assicurano che «il personale di bordo è sempre con noi quando ci sembra di non farcela».

Giorgia e Lorenza sono parte integrante dell'equipaggio. «Dalla tavola agli impegni quotidiani e al relax stiamo con loro. Siamo uno squadrone molto concentrato, ognuno nel suo. Non si può immaginare la gioia per Capo Horn – raccontano – una gigantesca emozione collettiva. Siamo partite per svolgere un lavoro e improvvisamente ci siamo ritrovate in un libro di Storia. Quello che è stato il "doppiaggio", come lo chiamano qui, non si può descrivere».

Il team

Descrivono le giornate a bordo e ti accorgi che quella differenza di genere di cui tanto si parla non si è imbarcata con loro. Sembra essere rimasta a terra o dissolta tra le onde. L'essere parte di "Sea Care" («Servirà a migliorare le condizioni ambientali di mare e uomini») fa sì che si parli una sola lingua di rispetto reciproco e, ognuno con il suo contributo, di uguaglianza. La Vespucci è partita da Buenos Aires il 18 marzo e arriverà a Valparaiso in Cile il 2 maggio. Qui, il cambio: saliranno altre due colleghe e arriveranno fino a Panama

Nel programma, tre anni di lavori, la componente femminile è preponderante. Il team degli analisti è formato da trenta ricercatori, solo cinque gli uomini. «Siamo orgogliosi di collaborare con la Marina per questo progetto visionario e importante per la salute del Pianeta – fa sapere Andrea Piccioli, direttore generale dell'Istituto Superiore di Sanità e coordinatore di "Sea Care" – Il mare ha un ruolo centrale nell'equilibrio dell'ecosistema. L'impronta dell'attività umana è evidente in tutte le latitudini come hanno dimostrato i primi viaggi. Dalle sostanze chimiche persistenti usate negli ultimi cinquant'anni fino alle tracce del recente virus Sars-Cov-2 che è stato per noi un risultato inatteso». 

L'emozione

Impossibile, chiacchierando con Giorgia e Lorenza, non sfiorare quell'umano sentire che è la paura. Per quanto avvezze al mare, quotidianamente indossano un camice e non una divisa della Marina. «Esuberanza e ostinazione ce la fanno passare». «Sul Pacifico il movimento è costante – raccontano – non capiamo proprio perché abbia questo nome. Dopo un po', però, ci siamo abituate e abbiamo acquistato il "piede marino", così lo chiamano i marinai». Giorgia: «Non mi sono mai spaventata, sarà per la soddisfazione di poter partecipare a un'impresa così grande o semplicemente la consapevolezza di come sia e si mostri il mare». Lorenza: «L'emozione ha prevalso sulla paura. Alle giovanissime consigliamo di seguire l'istinto, anche se le scelte dovessero apparire azzardate».

«Questa collaborazione – commenta il capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Enrico Credendino – è l'esempio di come due realtà di eccellenza possono lavorare insieme nell'interesse del Sistema Paese. La Marina militare da anni realizza campionamenti delle acque marine ma grazie a questo progetto riusciremo a capire in maniera migliore la salute dei nostri mari». E il mal di sbarco una volta in Cile? Giorgia e Lorenza ormai sanno come farlo passare.

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