Il dramma dell'immigrazione/ L'inasprimento (del senso) di pena

Il dramma dell'immigrazione/ L'inasprimento (del senso) di pena
di Rosario TORNESELLO
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Venerdì 10 Marzo 2023, 18:48

Deve essere come una specie di riflesso automatico. C’è un’emergenza? Si inaspriscono le pene. Esibizione muscolare, con effetti deterrenti tutti da valutare quando le attenzioni mirano alle conseguenze di un’azione piuttosto che alla sua prevenzione. Poi, intendiamoci: sul fronte dei migranti, ché di questo si parla, la prevenzione dei flussi epocali e soprattutto la loro gestione sono questioni alquanto complesse. Da risolvere, possibilmente, a livello almeno europeo (non fosse altro perché buona parte degli sbarchi ha l’Italia solo come approdo e transito); meglio ancora internazionale, certamente mediterraneo, con tutto quel che significa in termini di complicatezza. L’intesa andrebbe trovata su un piano scivoloso: non uno, ma più continenti; un bel po’ di religioni; una molteplicità di governi e forme statuali; regimi dittatoriali imbarazzanti (e brutali); una quantità difficilmente districabile di interessi economici tra import, export, materie prime, fonti energetiche e quant’altro.

Nell’attesa, i migranti – asseritamente maleducati e privi di qualsivoglia senso di responsabilità, per di più sforniti di opportune cognizioni meteo – continueranno ad arrivare com’è è, spesso saltando la fila e quasi sempre senza avvisare (e sì che hanno cellulari e parabole per ricevere e mandare segnali).

Difficile che la tagliola giudiziaria, ora ancor più affilata, possa operare da disincentivo. In genere i trafficanti solcano il mare maneggiando al più le carte nautiche, non i codici di diritto penale comparato. Ma tant’è: chi lucra sulla vita dei disperati, e li espone a pericoli di morte, merita il peggio. Ma il problema è la massa enorme di donne, uomini e bambini in fuga dalla fame, dalla guerra, dalla miseria. Da qualunque orrore.

Inaspriamo le pene per gli scafisti, ok. Assicuriamo certezza alle pene, sennò perché tutto questo sforzo? Ma prima o poi arriverà anche la pena, al singolare. E con essa, si spera, almeno la misericordia per tutte le anime in viaggio. Salve né in terra né in mare.

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