Negli ultimi 40 anni mai così poca pioggia in Puglia

Negli ultimi 40 anni mai così poca pioggia in Puglia
di Alessio PIGNATELLI
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Giovedì 23 Marzo 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 10:20

La Puglia è la regione in cui piove meno di media da quarant’anni. Con una media annua di 666 millimetri precede Sicilia e Sardegna in questa non esaltante classifica. Va un po’ meglio - anzi meno peggio - se si guarda alla pioggia caduta nei mesi da gennaio 2022 a febbraio 2023 nelle diverse regioni italiane: la Puglia è nei bassifondi, quartultima, per il totale di pioggia caduto. In questo caso, Sardegna, Sicilia e Calabria occupano le posizioni più critiche.

L'allarme


L’allarme siccità è ormai stato lanciato da mesi ed è, secondo analisti e studiosi, la prossima emergenza. È stato ribadito anche ieri, Giornata mondiale dell’acqua: in generale, i laghi sono ai minimi termini, siamo al 30% dell’acqua che doveva cadere negli ultimi 16 mesi. Dalle previsioni ai numeri. La fonte è rappresentata dai dati di pioggia satellitari “H Saf Eumetsat” elaborati da Luca Ciabatta e Luca Brocca del Cnr-Irpi. Prima, però, una precisazione: l’unità di misura della pioggia è il millimetro. Un millimetro di pioggia può sembrare poca cosa ma è esattamente un litro di acqua su un metro quadrato di superficie. La Puglia è la regione in cui è piovuto meno di media ogni anno nel periodo 1980-2014: il Tacco d’Italia è la peggiore con 666 mm, poi ci sono Sicilia 742 mm, Sardegna 746 mm, Basilicata 782 mm e Molise 845 mm. Va leggermente meglio se si analizza il totale di pioggia caduto solo negli ultimi quattordici mesi: in Sardegna 503 millimetri, Sicilia 526 mm, Calabria 571 mm e Puglia quarta con 702 mm. E, spiegano i ricercatori del Cnr, la Puglia è in generale una delle aree meno piovose di Europa.

Coldiretti


Secondo Coldiretti, inoltre, calano le disponibilità idriche nei bacini della Puglia di 5 milioni di metri cubi per la mancanza di pioggia proprio all’inizio della primavera quando le coltivazioni hanno bisogno di acqua per crescere. Valutazione fatta sulla base dei dati dell’Osservatorio dell’Anbi (è l’associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari), dopo un inverno in cui si è alternato un primo lungo periodo caldo e siccitoso ad un paio di settimane di freddo intenso, neve e improvvise ma sporadiche piogge torrenziali. «Con la siccità e l’aumento dei livelli del mare, la risalita del cuneo salino rende inutilizzabili le risorse idriche e gli stessi terreni con uno scenario che – sottolinea la Coldiretti regionale – è più che preoccupante per l’economia agricola dell’intera regione».
C’è poi un confronto che rende bene l’idea di alcune differenze. Il Molise è tra le regioni più ricche di acqua potabile con una disponibilità di 2.133 litri al giorno per abitante a fronte dei 115 della Puglia. È l’Istat che rende pubblici alcuni dati secondo cui il volume di acqua prelevato per uso potabile, al netto dei volumi addotti all’ingrosso per usi non civili (agricoltura e industria), si riduce all’ingresso del sistema di distribuzione per le dispersioni nella rete di adduzione. Nel 2020, sono immessi nelle reti comunali di distribuzione 8,1 miliardi di metri cubi di acqua per uso potabile (373 litri per abitante al giorno). I volumi giornalieri pro capite immessi in rete variano molto a livello regionale: dai 274 litri giornalieri per abitante in Puglia ai 576 della Valle d’Aosta. A causa delle dispersioni in distribuzione, agli utenti finali sono erogati complessivamente 4,7 miliardi di metri cubi di acqua per usi autorizzati (215 litri per abitante al giorno), comprendenti sia i volumi fatturati agli utenti finali sia quelli forniti a uso gratuito. Complessivamente il volume erogato è il 51% del volume prelevato.
In generale, evidenzia Ispra nazionale, la siccità del 2022, con un deficit di precipitazione, liquida e solida, e la persistenza di elevate temperature, ha di fatto ridotto la disponibilità di risorsa e le riserve idriche per i diversi usi (civile, agricolo, industriale) e per il sostentamento degli ecosistemi e dei servizi che essi erogano, evidenziando ancor più la necessità di affrontare le problematiche connesse alle pressioni antropiche. «I nostri studi hanno già da tempo evidenziato un aumento statisticamente significativo della percentuale del territorio italiano soggetto a condizioni di siccità estrema su scala temporale annuale.

Le analisi sul bilancio idrico nazionale, condotte dall’Istituto in collaborazione con l’Istat, hanno inoltre evidenziato il ruolo significativo dei prelievi di acqua dai corpi idrici che, anche in anni non siccitosi e con larga disponibilità di acqua superiore alla norma, possono determinare condizioni di stress idrico. Ciò è avvenuto per l’Italia, ad esempio, nell’estate del 2019», chiosa Ispra.

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