Whatsapp down, si può vivere senza? Cosa succede (nel nostro cervello) se l'app smette di funzionare

Il blocco temporaneo di Whatsapp ci fa riflettere sulla potenza che questi strumenti hanno nelle nostre vite

Whatsapp down, si può vivere senza? Cosa succede (nel nostro cervello) se l'app smette di funzionare
di Veronica Cursi
3 Minuti di Lettura
Martedì 25 Ottobre 2022, 11:13 - Ultimo aggiornamento: 13:34

La prima reazione è quella del panico. Continuiamo ad aggiornare il nostro cellulare ma non succede niente. La rotella di caricamento della conversazione su Whatsapp continua a girare e intanto cominciamo a chiederci se a non funzionare sia il nostro telefono, il wifi di casa, la rete cellulare o le App. Spegniamo e accendiamo la connessione dati e il telefono, malediamo la rete Internet, controlliamo i social, Instagram, Facebook, Twitter. Poi scopriamo la drammatica verità: Whatsapp è down in tutto il mondo e adesso come potremo comunicare?

WhatsApp down in tutto il mondo, l'app riprende a singhiozzo: ancora offline la versione desktop

Il telefono comincia a squillare. Telefonate vere, non messaggi.  «Scusa, sono costretto a chiamarti, Whatsapp non funziona...».

Oddio, adesso ci tocca parlare. Non funzionano i gruppi delle mamme, quelli della scuola, del catechismo, del calcio, delle amiche della palestra, del calcetto. Non arrivano gif, emoticon, video idioti.  Rimangono silenziose le chat del lavoro e dei colleghi. C'è silenzio. Che paura.

 

Dopo lo spaesamento iniziale ci ricordiamo degli SMS. Oddio vi ricordate gli sms? Quelli che chi ha meno di 30 anni non sa neanche cosa siano.  Piuttosto che comporre un numero e dover intrattenere una conversazione con qualcuno ci buttiamo su qualsiasi strumento alternativo: c'è la corsa a scaricarsi Telegram, si ricorre ai direct di Instagram.  Il blocco temporaneo di Whatsapp (durato 1 ora) ci fa riflettere sulla potenza che questi strumenti hanno nelle nostre vite. E arriviamo a uno dei quesiti esistenziali della generazione iperconessa: si può vivere senza Whatsapp? E succede qualcosa di strano. Ricominciamo a fare cose normali. Invece di mandare assurdi messaggi come: «sono qui sotto, mi apri», riscopriamo l’uso del citofono. E forse, a tavola qualcuno sarà anche riuscito a parlare guardandosi negli occhi. Addirittura chiamiamo un amico per fargli gli auguri di compleanno. Cose dell'altro mondo. 

L'astinenza

I pensieri girano intorno alla consapevolezza di quanta importanza si possa dare a questi strumenti di condivisione e, di conseguenza, alla voglia di distaccarsene.Dalla crisi iniziale si passa ad una visione e accettazione della realtà per quella che è, difetti compresi. Perché tutta la nostra vita, ormai, ruota attorno a quel minuscolo logo verde. Whatsapp lo usiamo per lavorare, per fare gossip, per inviare video e fotografie molto spesso inutili e che ti fanno consumare Giga. Ci sbrodoliamo in messaggi audio che non hanno il dono della sintesi e da quando abbiamo scoperto le telefonate gratis chiamiamo a qualunque ora dicendo: “tanto ho visto che eri on line”. 

Se il tempo di blocco è prolungato, i sintomi sono simili all’astinenza. Nervosismo, irritazione, cattivo umore e quella sensazione legata al pensiero di perdersi qualcosa. Ci si sente disconnessi dal resto del mondo e per questo isolati. Quante volte avete provato a riaprire l'app per vedere se aveva ripreso a funzionare? Eppure il momentaneo down di Whatsapp può essere stata l'occasione per riscoprire il bello della disconnessione (e magari, sceglierla).

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