Cirilli, in scena la tecno-società

Cirilli, in scena la tecno-società
di ​Vincenzo MAGGIORE
3 Minuti di Lettura
Giovedì 23 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:29

Tra gli attori comici più amati dalla televisione e dal cinema italiano, Gabriele Cirilli porterà il suo “Duepuntozero” sul palco del Teatro Comunale Domenico Modugno di Aradeo questa sera alle 20.30. Si tratta dello spettacolo che l’artista abruzzese ha preparato “bypassando” questi ultimi due anni di pandemia e ripartendo dal successo della stagione teatrale 2018/2019 con “Mi Piace… Di Più”. Attraverso la sua esibizione, Cirilli fa vivere tante situazioni e tanti personaggi, perché la sua forza è una capacità di comunicazione che pochissimi hanno. La risata scaturisce vera e genuina con una forza che insieme ristora e appaga. Gabriele Cirilli ha avuto la fortuna di imparare il mestiere dai più grandi artisti del mondo del teatro e del cinema italiano, con determinazione e umiltà. Inizia la sua formazione al Laboratorio di Esercitazioni Sceniche di Roma diretto da Gigi Proietti. Da qui, mille collaborazioni in teatro, nel cinema e nella fiction che richiedono le sue doti di attore (non solo comico).

Gabriele Cirilli, a cosa è legata la scelta del titolo dello spettacolo?

«Quella attuale è un’epoca segnata dalla tecnologia, dai social network e da internet che hanno decisamente preso il sopravvento. Mi sono divertito a descrivere le differenze, a mettere in rilievo i paradossi. Basti pensare alle riunioni di condominio in videoconferenza che non consentono alle persone di “litigare in pace” mentre i call center propongono la possibilità di diplomarsi alle 7 di mattina».

Come vive a livello personale e artistico le nuove possibilità della rete?

«Parto dallo “Zeropuntozero”. Scherzi a parte, sto cercando di adeguarmi, è fondamentale. Chi si ferma è perduto. Penso agli anziani ai quali vengono richieste competenze particolari per svolgere mansioni che prima poteva espletare senza troppi grattacapi».

Da dove prende spunto per raccontare le sue storie?

«Mi piace molto guardarmi intorno con curiosità, siamo circondati da situazioni che superano la fantasia, basta mettersi in mezzo al traffico oppure fermarsi in un negozio a sentire la gente che parla.

Ho seguito il consiglio di Carlo Verdone il quale mi disse che basta dedicare attenzione alla realtà che ci circonda per avere tra le mani lo spettacolo».

A proposito di mostri sacri, la sua formazione è legata a quello che è stato uno dei protagonisti della scena italiana...

«Devo molto a Gigi Proietti. È stato il mio maestro. Sono molto legato sia al suo ricordo che ai suoi insegnamenti. È il modello per la carriera che mi piacerebbe fare e che provo a fare. Un giorno, vorrei avere uno spettacolo tutto mio sulla scia di “A me gli occhi, please” per portarlo avanti aggiornandolo con il passare del tempo».

Cosa sceglierebbe tra televisione, cinema e teatro?

«Il teatro è la forma di spettacolo che prediligo perché è una continua interazione con il pubblico. Allo stesso tempo, non posso non essere grato al mezzo televisivo che mi ha dato tantissima popolarità. Il cinema mi piace moltissimo così come il doppiaggio, la radio e il cabaret».

Com’è stato tornare a Tale e Quale Show?

«È stata un’esperienza strepitosa, differente dalle altre partecipazioni. Nell’ultima edizione, al fianco di Francesco Paolantoni, ho dovuto fare anche l’attore, la spalla, non solo il concorrente».

Cosa le piacerebbe fare in futuro?

«Mi piacerebbe cimentarmi di più nel cinema che, in generale, lascia ai margini alcuni artisti in relazione a parametri decisamente datati. Si tende ad etichettare con troppa facilità, ma sono certo di poter dare il mio contributo».

Uno dei suoi tormentoni è legato alla fantomatica Tatiana che lei invoca nel suo sketch più celebre...

«È stato un riuscitissimo esperimento di satira verso il bello perché tutto ciò che è perfetto a me non piace. Ho cercato di far capire alla gente che è meglio essere grassi che fare una magra figura».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA