Paola Fresa: «In scena la mia Penelope epica e contemporanea»

Paola Fresa: «In scena la mia Penelope epica e contemporanea»
di Andrea CHIRONI
4 Minuti di Lettura
Venerdì 15 Marzo 2024, 17:27

"Sono sempre stata raccontata dalle parole di altri, come uno sfondo, una cornice alle parole di qualcun altro Eppure nessuno, meglio di me, sa come sono andate le cose". Così Paola Fresa, autrice e attrice teatrale con origini baresi e leccesi equamente distribuite, si prende cura di ridare a Penelope la possibilità di raccontare la sua storia in prima persona, impadronendosi della narrazione di sé stessa.
"P come Penelope - primo studio per una riscrittura contemporanea del mito" è lo spettacolo scritto e interpretato dalla stessa Fresa in collaborazione con Christian Di Domenico, che nella sua tournée italiana farà tappa domani alle 20.45 al Teatro Comunale di Novoli, per la rassegna "Per un teatro umano". La pièce, sotto la supervisione registica di Emiliano Bronzino e prodotta da Accademia Perduta - Romagna Teatri e Fondazione Trg Torino, ha già vinto la XX edizione del Premio Nazionale Franco Enriquez nella categoria Teatro Classico e Contemporaneo, sezione "Miglior attrice e autrice".
Paola Fresa, perché Penelope?
«Il personaggio di Penelope mi ha sempre affascinata, sin dai banchi scuola e mi pareva giusto concederle uno spazio del tutto autonomo perché Penelope arriva a noi attraverso una voce maschile e molto spesso viene trattata dalla tradizione come un personaggio di funzione, la moglie di la madre di, ma già nel tratteggiarla come un personaggio in relazione a qualcun altro che occupa la scena in modo preminente, si percepisce una personalità importante, non a caso è la moglie di Ulisse ed è, al pari del famosissimo marito, una persona estremamente intelligente. Per questo mi divertiva la possibilità di metterla nella condizione di esercitare il diritto alla parola, un diritto che come molti altri non va dato per scontato. Durante il lavoro di ricerca con Christian Di Domenico, a un certo punto ci siamo chiesti chi è Penelope oggi, con l'intento di capire se questo personaggio possa avere una valenza come modello femminile, per come è arrivata a noi la sua biografia nei suoi passaggi essenziali».
Qual è allora la chiave di lettura che hai scelto per proporre la tua Penelope?
«Racconto una Penelope contemporanea attraverso un processo che si chiama ricalco. Nel tentativo di approcciarmi al mito, sfogliando la "Grammatica della fantasia" di Gianni Rodari, ho trovato questo approfondimento sul ricalco che lui usa per la traduzione in termini contemporanei della fiaba. Attraverso tre passaggi che sono la riduzione, l'astrazione e l'interpretazione, Rodari spiega come poter riscrivere le fiabe; una scoperta che mi ha regalato la possibilità di operare una traslazione della biografia di questo personaggio epico in chiave contemporanea».
E cosa ne è venuto fuori?
«Quello che mi interessava era dare un'interpretazione al tema dell'attesa, uno degli elementi fondamentali della storia di Penelope, e ci siamo imbattuti in questo episodio traumatico della sua infanzia che la vide vittima di un tentativo di affogamento da parte del padre, il principe Icario. A salvarla fu uno stormo di anatre mandate dalla madre, una Naiade ninfa delle acque. Sembra infatti l'etimologia di Penelope derivi da "anatroccola". Questo episodio, solitamente trascurato, è stato un elemento fondante nella costruzione del nostro personaggio che è segnato da un trauma secondo noi alla base del suo atteggiamento costante di inazione nei confronti della vita. Ed è questo déjà-vu che noi mettiamo in scena».
Possiamo dire che questo lavoro si agganci a un'attenzione oggi diffusa alla rilettura del mito da una prospettiva femminile?
«Prima ancora di considerare la questione di genere, a me incuriosiva interrogare il mito, il classico l'epica, perché il nostro concetto di umanità affonda le radici in quella società lì, un costante guardarsi allo specchio rispetto all'origine dei valori e delle relazioni tra esseri umani. La prospettiva femminile è un allargarsi del campo che finalmente sta avvenendo, la possibilità di avere un'interpretazione attraverso occhi che non siano maschili».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA