Al terminal di Taranto tornano i container. Becce (Yilport): «Ora servono i dragaggi»

La nave portacontainer
La nave portacontainer
di Domenico PALMIOTTI
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Domenica 5 Maggio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 21:04

Una nave della compagnia One, la Endowment, approda oggi nel porto di Taranto, al terminal container di Yilport, per caricare circa 1.200 container pieni, scaricati due giorni fa da un’unità della CMA, la Haris. Non è un’attività marginale, tenuto conto che si riferisce ad una sola nave.

Le due unità, quella che ha scaricato i container e quella che li imbarca, appartengono al servizio Femex 1. E in questa settimana un’altra nave della Cma, la Joanna, ha movimentato altri 550 container.

Il manager di Yilport

Si muove qualcosa, quindi, per il terminal? «L’arrivo di oggi - spiega a Quotidiano Alessandro Becce, general manager di Yilport da febbraio - è certo un’opportunità che si è presentata e che noi serviamo, ma è una spot call. Cioè non è un servizio che chiama Taranto in maniera stabile. È un’esigenza che la Cma ha avuto. Per il momento, quindi, sono ancora cose spot, poiché per riuscire ad affermare un ruolo del terminal nel transhipment, dobbiamo avere i dragaggi. Sino a quando non riusciremo a dimostrare che c’è una draga in attività, sarà ancora difficile convincere le compagnie».

«Si sta lavorando per fare il dragaggio in autunno - annuncia Becce -. C’è un problema di tenuta della vasca di colmata che l’Autorità portuale sta risolvendo. Siamo nella fase esecutiva. Non stiamo più parlando di ipotesi ma di piani operativi per arrivare ad avere, entro l’inizio del 2025, il dragaggio avviato con almeno un accosto portato ad una profondità di fondali di 16 metri. Il dragaggio va fatto lungo l’intera estensione della banchina, ma il fatto che inizi può cambiare radicalmente le cose col mercato. È quello che ci aiuta ad avere credibilità nei confronti dei clienti».

Il bilancio

Tracciando un bilancio dei primi tre mesi di attività, Becce dichiara che «il gruppo Yilport sta spingendo con tutte le sue energie per cercare di rimettere di nuovo Taranto al centro del Mediterraneo. È però inoppugnabile quello che è successo con Evergreen. Con le dinamiche delle nuove navi, che sono sempre più grandi, qualsiasi compagnia che abbia intenzione di usare Taranto per il transhipment, non può prescindere da una prospettiva che garantisca i fondali giusti. Purtroppo, la vicenda Evergreen non ha lasciato un’immagine buona nel mondo. Con navi da 16 metri di pescaggio, una compagnia non è che può portarne una da 13 e magari dire aspettiamo, che poi in futuro anche quelle da 16 potranno attraccare a Taranto.

Le compagnie devono avere la possibilità di portare navi con pescaggio 16 metri. Se questo non c’è, non portano nemmeno le più piccole».

La situazione Mar Rosso

Intanto, l’osservatorio internazionale registra che si fanno sentire gli effetti sull’economia e i commerci globali della guerra di Israele ad Hamas a Gaza, origine degli attacchi delle milizie ribelli Houthi in Yemen alle navi in transito nel Golfo in direzione del Mar Rosso. In particolare, lungo la rotta che attraversa il canale di Suez, la via più breve fra Europa e Asia, i proventi sono crollati del 50 per cento nell’ultimo periodo per ammissione del Governo egiziano. «La situazione del Mar Rosso penalizza il Mediterraneo - spiega Becce -. Sin quando il Mar Rosso non tornerà ad avere una piena operatività, tutti i porti mediterranei ne saranno influenzati, poiché la tendenza è aggirare il Mediterraneo, entrando da Nord, o passare da Tangeri e poi entrare con i feeder nel Mediterraneo. La situazione geopolitica, quindi, non aiuta. Confermo però che Taranto ha un’infrastruttura assolutamente fantastica dal punto di vista delle caratteristiche. Stiamo lavorando per aiutare il traffico locale, ma questo soffre senza le connessioni del transhipment. Questo traffico tendenzialmente lavorava. C’erano circa 80mila teu con Evergreen serviti da Taranto che sono migrati su Bari e Salerno. Noi adesso dobbiamo riuscire a riprendere questo traffico e a riportare i porti della Puglia in un sistema logistico che funziona. E per quest’ultimo, intendo prima di tutto un sistema di transhipment che abbia connessioni internazionali, in modo che le imprese locali abbiano la possibilità di collegarsi, e poi un sistema ferroviario e logistico all’altezza. Quest’ultimo c’è già. Taranto ha cinque binari lunghi un chilometro, una roba eccezionale. Si tratta solo di trovare i volumi».

«Col gruppo - aggiunge Becce - ci stiamo preparando per affrontare i prossimi volumi. Stiamo rivendendo la funzionalità delle macchine e cercando di portare il livello del terminal a quello che sarà necessario quando arriveranno le nuove navi. A maggio presenteremo il nostro piano. Con l’Authority, abbiamo dato uno studio ad una grossa società di consulenza per lavorare insieme sulle possibili opzioni per Taranto guardando a 360 gradi».

Nuove assunzioni? «Prima dobbiamo portare il lavoro. Purtroppo è fallita una compagnia, la Kalipso, che faceva servizio intramed, quello che in questo momento può arrivare a Taranto, che rappresentava il 50 per cento dei nostri volumi. Stiamo lavorando per cercarne un’altra insieme a nuovi traffici».

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