Salento, parcheggi "abusivi" sulla costa: in 36 citati a giudizio dal pm

Salento, parcheggi "abusivi" sulla costa: in 36 citati a giudizio dal pm
di Roberta GRASSI
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Giovedì 16 Maggio 2024, 19:28 - Ultimo aggiornamento: 19:29

Almeno 23 aree parcheggio, per 80 ettari, in grado di accogliere fino a 4.500 posti auto. Tutto irregolare secondo la Procura, nell’estate 2020, in quel di Gallipoli. E così, dopo i sequestri dello scorso anni, il pm Alessandro Prontera ha spiccato un decreto di citazione diretta a giudizio per un totale di 37 persone, tra titolari delle aree e delle attività ricettive. 

Il processo

Il processo inizierà il 19 novembre prossimo, davanti al giudice monocratico, con l’udienza predibattimentale. Si contestano reati edilizi. 
Sostanzialmente confermato, anche dopo l’avviso di conclusione delle indagini, l’impianto accusatorio della Procura. Le indagini sono state avviate nel 2018. Già allora quella dei posti auto, per la fruizione della gosta, era una grana di difficile soluzione. Come lo è anche oggi, tra pareri sfavorevoli e ricerca di soluzioni sostenibili e perfettamente compatibli con le norme am bientali ed edilizie. 
Tornando al fascicolo che si appresta ad essere analizzato a giudizio, si parla di costoni di dune, territori costieri, aree umide. Insomma, in tutti i casi di zone vincolate parzialmente incluse nel perimetro del Parco naturale regionale “Isola di Sant’Andrea e litorale di Punta Pizzo”. Sono contestate accuse di abuso edilizio e reati ambientali. Stando ai reati ipotizzati (per lo più contravvenzioni il cui termine di prescrizione non è poi così lontano), infatti, le aree erano adibite illegittimamente a zone per la sosta dei veicoli. Su sei di esse insisteva, ad opinione della procura e del gip, un vincolo paesaggistico, in quanto ricavate all’interno di siti di interesse comunitario (Sic) e di protezione speciale (Zps). 
Il sequestro inoltre aveva riguardato una struttura in legno adibita a bar e risto-pub, a servizio di una spiaggia libera attrezzata della superficie di oltre 2mila metri quadri, per violazioni al codice della navigazione. I sigilli furono apposti al Cotriero (situato tra Mancaversa e la zona del Pizzo) di cui è stata avvolta dai sigilli la parte non ancora smontata. Al parcheggio del lido delle Bandiere tra Rivabella e Lido Conchiglie, al parcheggio dei lidi della società Costa Brada e delle Sirenuse srl, al parcheggio di Lido Pizzo, all’area sosta alle spalle dei lidi di Baia Verde e di altri stabilimenti balneari. In alcuni casi era anche rilevata e ritenuta irregolare la realizzazione e installazione di strutture di protezione e ombreggiamento. E rilevato il mancato rispetto della distanza minima di 50 metri dal cordone dunale, considerata la presenza di auto proprio a ridosso dello stesso. E poi ancora, erano emerse situazioni in cui erano state previste tettoie e coperture non autorizzate e non regolari. 
Quanto al Cotriero, si rileva l’installazione di «plurimi manufatti destinati a ristorante, bar, cucina, servizi igienici, con annesse pedane e tettoie, tutti funzionalmente connessi sino a generare un nuovo organismo edilizio unitario di natura stabile, permanente e a forte impatto ambientale, non facilmente amovibile, su area demaniale marittima, in zona sottoposta a vincolo paesaggistico e idrogeologico, in area perimetrata e sottoposta a tutela», con conseguente occupazione giudicata abusiva del demanio marittimo e «deturpazione della bellezza naturale della fascia costiera dunale».

Infine con una «insanabile», sostiene l’accusa, trasformazione della fascia di litorale.

I nomi

Gli imputati sono per lo più proprietari di aree e di stabilimenti balneari: Biagio De Paolis di Galatone; Antonia Aprile, di Sannicola; Loredana Manco di Galatina; Piero Primiceri, di Alezio; Maurizio Porcino, di Galatone; Mario Nocera, di Sannicola; Lucia Rizzo, di Gallipoli; Irene De Paolis, di Neviano; Luciano Magno, di Gallipoli; Angela Nuzzaci, di Gallipoli; Stefan Carlino, di Gallipoli; Vito Antonio Filograna Sergio, di Casarano; Antonio Filograna, di Casarano; Albino Dei Sommi, di Gallipoli; Angelo Marrella, di Casarano; Attilio Morciano, di Casarano; Pierluca Di Cagno, di Lecce; Antonio Marrella, di Casarano; Pierpaolo Paradiso, di Gioia Del Colle; Mino Franco, di Gallipoli; Vincenzo Manna, di Gallipoli; Emanuele Casciaro di Taviano; Attilio Caputo, di Gallipoli; Pierpaolo Garofalo, di Gallipoli; Francesco Di Mattina, di Gallipoli; Anna Maria Ferendeles, di Taviano; Pierluigi Valente, di Racale; Sandro Portaccio, di Taviano; Laura Maria Vincenza Felline, di Maglie; Michele Barba, di Gallipoli; Francesco Cacciatore, di Gallipoli; Marco Fumarola, di Gallipoli; Alessandro Giungato di Gallipoli; Leonardo Morgante, di Gallipoli; Andrea Pizzileo, di Casarano; Luca Schirosi, di Gallipoli; Antonia Toscano, di Tuglie.
A indagare la polizia locale di Gallipoli, la polizia provinciale di Lecce, la guardia di finanza di Gallipoli. Tra le fonti di prova anche la consulenza tecnica redatta da due ingegneri: Pierpaolo Fiorentino e Silvia Tunno, che è stata depositata il 25 giugno 2020 e poi anche integrata, con ulteriori elementi, nel febbraio dell’anno successivo. 
Il sequestro fu eseguito nel settembre 2022. L’inchiesta chiusa poi ad aprile. 

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