Berlusconi, Veronica Lario: «Non sapevo del testamento del 2006, nessun collegamento con il divorzio»

Smentita la correlazione fra la volontà testamentaria di Silvio Berlusconi e la lettera con la quale Lario prese le distanze dai comportamenti del Cav

Veronica Lario: «Non sapevo del testamento, nessun collegamento con il divorzio annunciato 3 anni dopo»
Veronica Lario: «Non sapevo del testamento, nessun collegamento con il divorzio annunciato 3 anni dopo»
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Sabato 8 Luglio 2023, 07:36 - Ultimo aggiornamento: 10:25

Veronica Lario, ex moglie di Silvio Berlusconi, ha fatto sapere di non essere a conoscenza del testamento redatto dall'allora marito nell'ottobre 2006. Lario ha sottolineato poi che l'annuncio del divorzio con il Cav non ha nessun collegamennto con l'atto notarile del quale ha avuto contezza solo «due giorni fa».

Lario quindi smentisce alcuni articoli della stampa che hanno ipotizzato «una correlazione fra la volontà testamentaria di Silvio Berlusconi dell'ottobre 2006 e la lettera con la quale nel maggio del 2009 presi le distanze dai comportamenti del mio ex marito.

Non ero assolutamente a conoscenza allora del testamento olografo registrato dal notaio Arrigo Roveda nell'ottobre 2006, cosi come non ne ero a conoscenza fino a due giorni fà», ha detto. «Le ragioni del divorzio non sono mai state legate a presunte volontà testamentarie di cui - ribadisco - sono venuta a conoscenza in queste ore attraverso la lettura dei giornalì».

Il testamento

In pochi fogli, anzi in poche parole scritte a mano, è stato definito il futuro di un impero di miliardi. Un patrimonio immenso, che in valore si può conteggiare in oltre cinque miliardi tra società quotate, grandi investimenti immobiliari, titoli, opere d'arte e liquidità. La parte più consistente è contenuta in Fininvest, con 2,8 miliardi di capitalizzazione di Borsa delle partecipate e quasi quattro miliardi considerando anche le quote detenute da Mfe-Mediaset in altri gruppi, cioè Ei Towers e Prosieben. Il patrimonio immobiliare è stimabile in circa 700 milioni, concentrato soprattutto nella holding Dolcedrago, più la liquidità, che anche per gli eredi è la parte più difficile da 'fotografarè con chiarezza. Infine gli yacht e soprattutto i molti quadri acquistati negli anni dal fondatore del Biscione.

L'eredità

Anche i figli Barbara, Eleonora e Luigi avranno quindi presto una disponibilità personale molto importante, mentre sono escluse dal testamento le ex mogli, entrambe divorziate. Ora i legali di tutti gli eredi valuteranno se su questa enorme massa valga la pena mettere gli 'occhiali' e quindi consigliare ai figli di accettare con beneficio di inventario. Un'opzione probabile. Ma rimane l'indicazione chiara per il futuro: Marina e Pier Silvio hanno in mano il 53% della holding finanziaria di famiglia, dove non esistono maggioranza qualificate o minoranze di blocco, concetti lontani anche dalla cultura della famiglia. Insomma si decide con il 51% e non è un caso che sia stata proprio Marina a comunicare con una mail certificata «a nome di tutti i fratelli e le sorelle» come dalle «volontà testamentarie risulta che nessun soggetto deterrà il controllo solitario indiretto su Fininvest». Cioè il ruolo esercitato precedentemente dal padre. Ovvio, ma il cuore del testamento è lì.

 

Le quote

Ben diciassette anni fa il fondatore del gruppo scelse quindi di assegnare tutta la quota disponibile ai due figli della prima moglie, una indicazione che non ha più cambiato. Quando per esempio, nell'ottobre del 2020, assegna 100 milioni al fratello Paolo, scrivendo sulla carta della residenza della Villa S. Martino, un foglietto giallo paglierino, conferma le disposizioni precedenti. O più recentemente, quando ha riservato altri 100 milioni alla compagna Marta Fascina e 30 a Marcello Dell'Utri che ammette: «non me lo aspettavo perché non mi doveva nulla».

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