IL DELITTO

Turetta accusato di omicidio volontario e sequestro di persona. «Estradizione entro una decina di giorni»

La sua fuga è durata una settimana. Convalidato il fermo e portato in cella

Filippo Turetta arrestato in Germania, era in auto senza benzina: ora l'estradizione. Il padre: «Speravo in un altro finale»
Filippo Turetta arrestato in Germania, era in auto senza benzina: ora l'estradizione. Il padre: «Speravo in un altro finale»

Vivo, senza più carburante né soldi, remissivo. Filippo Turetta era qui, a bordo della sua Fiat Grande Punto con la carrozzeria nera e il cofano ammaccato, lungo la corsia d’emergenza dell’A9 a Bad Dürenberg e cioè a una manciata di chilometri da Lipsia, gli ultimi trenta dei mille percorsi in una settimana di fuga dalle sue responsabilità per l’omicidio di Giulia Cecchettin. Sconfitto come un automobilista appiedato qualsiasi, a fari spenti, dopo essere stato vanamente cercato in tutto il Nordest e pure in Austria: invece era arrivato fino in Germania e chissà se stava tornando in Italia, quando sabato sera è stato fermato dalla polizia del Sachsen-Anhalt, che ieri pomeriggio l’ha portato al Tribunale di Halle per l’udienza di convalida dell’arresto e quindi direttamente in carcere, senza più passare per gli uffici dell’ispettorato.

LE SEGNALAZIONI

Dopo decine di rilevazioni digitali della sua macchina, filmata dai dispositivi Targa System e dalle telecamere di videosorveglianza fra il Veneziano e il Trevigiano, fra il Pordenonese e il Bellunese, tra il Tirolo e la Carinzia, alla fine decisive per la cattura del 22enne di Torreglia sono state le segnalazioni umane.

Quelle dei conducenti che, sfrecciando sull’autostrada Berlino-Monaco, hanno lanciato l’allarme per una macchina ferma in corsia di emergenza con le luci disattivate, il che costituisce una violazione al codice della strada tedesco. La stazione di polizia di Halle, diretta da Annett Werick, riferisce così il contenuto dell’intervento che inizialmente era sembrato di banale quotidianità: «Poco dopo le 22 di sabato, un’auto in panne e spenta è stata segnalata sull’A9 nella zona meridionale della Sassonia-Anhalt. Quando gli agenti di polizia sono arrivati al veicolo, il conducente era vicino alla vettura. Ulteriori accertamenti hanno rivelato che il 21enne era ricercato per finalità di arresto dalle autorità italiane. L’uomo è stato provvisoriamente arrestato senza opporre resistenza. Il veicolo è stato sequestrato».

IL CARBURANTE E I CONTANTI

Fuori dal burocratese teutonico, le indiscrezioni che filtrano da Merseburger Straße descrivono un assassino in fuga (questa è l’accusa a suo carico, al netto della presunzione di innocenza) «stanco e rassegato, come se fosse desideroso di consegnarsi». Di sicuro Turetta aveva finito non solo il carburante, sia il metano che la benzina, ma pure i contanti probabilmente utilizzati per evitare di farsi rintracciare attraverso i pagamenti elettronici, anche se la scia di sangue era rimasta impressa su una banconota da 20 euro trovata nella cassa self-service di un distributore a Cortina d’Ampezzo. I poliziotti hanno proceduto «con cautela» all’identificazione del guidatore: la sua patente ha confermato che si trattava proprio del fuggitivo, come peraltro lasciava presagire la targa - FA015YE - inserita nella banca-dati dell’Interpol e corrispondente all’allerta diramata in tutta Europa. «L’assassino si è avvicinato agli agenti e si è lasciato arrestare senza fare resistenza», hanno ribadito le fonti investigative. 

Dopo aver trascorso la notte nella cella di sicurezza della caserma, ieri pomeriggio Turetta è stato condotto al Tribunale distrettuale di Halle, dove alle 17 era in programma l’udienza di convalida della misura restrittiva. Dopo la nomina di un avvocato d’ufficio, Dimitri Kasse, il verdetto è stato pronunciato piuttosto rapidamente: già alle 18.53, infatti, la polizia ha reso noto che il giudice «ha deciso che l’uomo sarebbe stato preso in custodia», tanto che «è stato portato in un penitenziario» nella stessa città. Ora dovranno essere sbrigate le procedure relative alla consegna del giovane alle autorità italiane, al punto che già oggi il Tribunale superiore di Naumburg dovrebbe entrare nel merito della vicenda.

Nel frattempo anche gli investigatori tedeschi stanno svolgendo alcuni approfondimenti. Secondo quanto è stato possibile ricostruire, infatti, al momento del controllo la vettura stava percorrendo l’autostrada in direzione sud e non verso nord, come invece avrebbe dovuto essere se fosse stata proveniente dall’Italia. Per questo la polizia ha deciso di effettuare una serie di accertamenti attraverso le telecamere, per verificare se il passaggio del veicolo sia stato registrato nella parte settentrionale della Germania, o se si sia trattato dell’ennesimo tragitto anomalo nell’ambito di un percorso lungo e tortuoso fin da quel drammatico 11 novembre. Sulla carta sarebbero dovuti essere poco più di 900 chilometri in una dozzina di ore, invece sono stati almeno mille in 7 giorni, evitando le arterie a pagamento italiane, ma non quella tedesca. Cioè la storica Bundesautobahn 9, costruita quasi un secolo fa come autostrada del Reich e utilizzata durante la guerra fredda quale via di transito dalla Germania Ovest a Berlino Ovest. Passato remoto per un ragazzo che si è ritrovato, fuggiasco e squattrinato, a vedersi spegnere la macchina proprio qui, tra la ferrovia Lipsia-Großkorbetha e lo svincolo della Rippachtal, una settimana dopo aver tolto la vita alla giovane donna che diceva di amare.

di Angela Pederiva

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