Pd, Enrico Letta lascia: «Non mi ricandiderò al prossimo congresso, l'unico modo per battere la destra era il campo largo»

L'addio del segretario del Pd, Enrico Letta, in conferenza stampa al Nazareno

Enrico Letta al Nazareno con i vertici del Partito: cosa succede ora nel Pd
Enrico Letta al Nazareno con i vertici del Partito: cosa succede ora nel Pd
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Lunedì 26 Settembre 2022, 16:47

Enrico Letta lascia. Sarà «un congresso di profonda riflessione, sul concetto di un nuovo Pd che sia all'altezza di questa fida epocale, di fronte a una destra che più destra non c'è mai stata. Assicurerò con spirito di servizio la guida del Pd fino al congresso a cui non mi presenterò da candidato». Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, in conferenza stampa al Nazareno.

"Fuoco amico", Letta accusa Carlo Calenda

C'è stato chi ha voluto sostituirsi al Pd, dice il segretario un affranto Letta in conferenza stampa.

Non fa i nomi e cognomi, Letta. Almeno, all'inizio si trattiene.  Poi il primo siluro è contro Carlo Calenda. Quello di Azione è stato «fuoco amico» come dimostra «la candidatura di Calenda nel collegio di Emma Bonino, che ha finito per aiutare l'elezione della candidata di destra». 

Letta, Conte e il campo largo

«I numeri dimostrano che l'unico modo per battere la destra era il campo largo, non è stato possibile non per nostra responsabilità». Lo ha detto Enrico Letta parlando al Nazareno. Ma non scioglie la riserva sulla possibile ricostituzione del campo largo con i Cinquestelle di Giuseppe Conte. Al leader del M5S Letta rimprovera un (il) peccato originale: la caduta del governo Draghi: «Se Meloni è a Palazzo Chigi questo è figlio della prima scelta, quella di Conte di far cadere Draghi».«Oggi ci siamo battuti. Un giorno triste. Abbiamo cercato di portare la legislatura al termine naturale, ma la caduta è stata provocata da Giuseppe Conte. Se passiamo da Draghi a Meloni, lui è il punto scatenante. Abbiamo cercato di portare alternativa credibile al centrodestra, che partiva in vantaggio. Altri partiti hanno lavorato contro di noi. Andiamo all'opposizione con grande determinazione: sarà dura e intransigente».

 

I timori per l'Italia fuori dall'Europa

«Il Pd non permetterà che l'Italia esca dal cuore dell'Europa, dove è giusto che stia e sempre sarà. Il nostro risultato è stato insoddisfacente, ce l'abbiamo messa tutta. La campagna elettorale è stata molto difficile. L'unico modo per battere la destra era fare il campo largo. L'abbiamo perseguito in tutti modi, ma alcuni di questi interlocutori si sono sfilati. Voglio ringraziare chi è rimasto».

 

L'addio

«Sono amareggiato dal risultato di Emma Bonino. La candidatura di Calenda in quel collegio ha favorito la destra. Al prossimo Congresso prenderemo le dovute decisioni. Ci domanderemo cosa vuole essere il partito democratico di fronte a questa destra che avrà un mandato per governare questi dati. Non mi ripresenterò al Congresso».

Alessandro Campi: «Letta si è assunto le proprie responsabilità»

«Quella di Letta è un'assunzione di responsabilità di fronte alla sconfitta» ha commentato Alessandro Campi nella diretta Facebook del Messaggero. Una sconfitta «Che non nasce solo da ragioni di contingenti, ovvero dalle alleanze non riuscite che hanno dato un vantaggio alla destra alla luce del sistema elettorale. I problemi che hanno portato a questo risultato sono strutturali. Il Pd ha un problema di un aspetto organizzativo che deriva dalla natura federativa che è diventata una natura di stampa feudale: alcuni governatori (De Luca, Emiliano) non rispondono più alla segreteria nazionale. Il partito si è molto autonomizzato perdendo di efficacia operativa».

Sulla caduta delle roccaforti l'esperto commenta: «C'era un trend da tempo, ma quella vecchia storia di subcultura rossa diventata poi rosa è finita, c'è da riconfigurarsi dal punto di vista dell'asseto sociale».

Infine, «Si è sbagliato qualcosa sul piano programmatico. Aver di fronte una leader donna è una grande novità. Di fronte a questo ci si è arrampicati sugli specchi per difendersi da una novità che molti elettori hanno percepito (Immaginare che la Meloni sia una donna che ragiona da uomo), una novità che ha accompagnato la vittoria della Meloni».

Di Gregorio: «Limiti di un partito novecentesco nel 2022» 

«Il PD ha un problema di posizionamento. I valori del Pd sono quelli della sinistra globale e liberal, quelli dei "ricchi", come le identity politics e l'ambiente. Il problema della sinistra riformista e socialdemocratica è ritrovare un posizionamento forte in grado di mobilitare gli elettori», analizza Luigi Di Gregorio durante la diretta del Messaggero «Il partito novecentesco nel 2022 ha dei problemi. La politica si è personalizzata, si è mediatizzata, si è de-ideologicizzata, loro faticano a fare i conti con questi nuovi trend e questi nuovi fenomeni e questo ha delle conseguenze». 

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