La crisi diplomatica più urgente, complessa e brutta che grava sul 2024 del Papa è probabilmente quella che si trascina in Nicaragua dove il presidente Ortega continua il suo progetto teso a neutralizzare le strutture sociali della Chiesa cattolica per controllare la sua «attività eversiva» e renderla non ostile al suo regime autocratico-sandinista. Le repressioni sono continuate anche durante le feste di Natale con una altra raffica di sacerdoti arrestati solo perchè avevano osato alzare la voce a favore dei diritti umani. Preoccupano le sorti del vescovo Alvarez, in cella dall'anno scorso e divenuto il simbolo globale del regime anticristiano. A Natale sono state tassativamente vietate anche le processioni natalizie, i presepi viventi, le manifestazioni pubbliche religiose. Papa Francesco in questi dieci anni ha cercato in ogni modo di avere un buon rapporto dialettico con Ortega tuttavia si è dovuto arrendere davanti all'escalation che ha portato alla chiusura di molte scuole cattoliche, delle università, al congelamento dei conti correnti di istituti religiosi, la soppressione di ordini religiosi, la cacciata del nunzio apostolico fino all'interruzione delle relazioni bilaterali con la Santa Sede. Papa Francesco è persino ricorso ai buoni uffici del suo amico presidente brasiliano Lula (che intrattiene con Ortega un rapporto di 'buon vicinato') ma anche questo tentativo diplomatico è stato un buco nell'acqua. La mediazione di Lula ha sortito un effetto pari allo zero mentre in Nicaragua il regime continuava a reprimere la Chiesa cattolica.
Secondo i media locali, a dicembre, altri cinque sacerdoti sono stati arrestati poco prima dell'inizio dell'anno.
Il presidente Ortega silura l'ambasciatore del Papa, aveva osato difendere i prigionieri politici
«La dittatura sandinista ha scatenato questa settimana una crudele caccia ai sacerdoti e ne ha imprigionati diversi, oltre a due vescovi che erano già in prigione», ha dichiarato Baez, un vescovo al quale Francesco aveva chiesto di lasciare il Nicaragua nel 2019 per motivi di sicurezza. La furia della dittatura criminale di Ortega, principalmente diretta contro la Chiesa, non si arresta ha fatto sapere Baez, che ha chiesto al resto del mondo di non lasciare soli i cattolici nicaraguensi e di mostrare loro solidarietà. La moglie di Ortega, la vicepresidente Rosario Murillo, ha persino affermato che i rappresentanti della Chiesa – preti, vescovi, cardinali – sono praticamente dei «diavoli che seminano odio nella società nicaraguense».
Intanto un altro vescovo - Isidoro del Carmen Mora Ortega della diocesi di Siuna, sulla costa caraibica - è stato arrestato dalla polizia dopo Natale. Avrebbe tenuto un sermone a sostegno del vescovo Rolando Alvarez, già arrestato e condannato. Naturalmente si sono levate proteste internazionali, tra le quali l'Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani in America centrale che ha condannato la "scomparsa forzata del vescovo Mora e la nuova ondata di arresti di religiosi".
La crisi in Nicaragua è stata graduale e il culmine è stato raggiunto nel 2018, quando gli studenti sono scesi in piazza contro un'operazione di incenerimento in una riserva naturale che sarebbe stata tollerata dal governo di sinistra. Le proteste si sono rapidamente diffuse in tutto il Paese.Il regime ha usato la forza brutale per reprimere le manifestazioni, con sacerdoti e vescovi che hanno aperto le loro chiese in modo che i manifestanti potessero trovare protezione dai proiettili della polizia.
Nella prima preghiera dell'anno, all'Angelus, Papa Francesco ha manifestato il suo allarme per una situazione che sembra avvitata su se stessa senza sbocchi: «Seguo con profonda preoccupazione ciò che sta accadendo in Nicaragua, dove i vescovi e i sacerdoti sono privati della libertà». Ha poi aggiunto che la ricerca della pace “nasce dalla verità, dalla giustizia, dalla libertà, dall'amore e dal dialogo”. Ma Ortega e la moglie Murillo da quell'orecchio non ci sentono proprio.