Troppi stranieri in classe, i genitori chiedono i spostare i figli. Il preside non ci sta: «Sono esseri umani»

Bimbi a scuola
Bimbi a scuola
di Luigi LUPO
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Mercoledì 11 Ottobre 2023, 12:03 - Ultimo aggiornamento: 12 Ottobre, 12:10

“Per me sono bambini, non ci sono stranieri”. E’ diretto lo sfogo, raccolto dal Nuovo Quotidiano di Puglia, di Gerardo Marchitelli,  preside della primaria Don Bosco di Bari dopo che un gruppo di genitori ha chiesto che i loro figli fossero spostati da una classe perché condivisa con “stranieri”.  Uno di loro avrebbe etichettato i bambini per il colore della pelle, chiamandoli volgarmente “gnori”.

Il preside si oppone alla richiesta dei genitori


Il preside conferma l’accaduto.

E spiega: “Mi sono opposto alla richiesta dei genitori che hanno cercato di forzare il mio muro. A quel punto ho proposto loro due opzioni: o accettare di far rimanere i figli in quella classe o portarli altrove. E hanno scelto la seconda strada”.


E non si tratta di un singolo caso di razzismo: altri genitori avrebbero manifestato le stesse perplessità, “salvo poi fare marcia indietro”, aggiunge il preside. Che poi si sfoga: “Per noi sono tutti bambini, oltre ogni appartenenza di genere, oltre il colore della pelle. Noi educhiamo persone: e tutti possono ormeggiare senza distinzioni. Straniero per me è una parola maledetta. Sono esseri umani. Punto”.

Il garante per i minori

«La scuola è unica, aperta, accogliente, formativa ed educativa. Bene ha fatto il dirigente scolastico della Don Bosco a essere fermo e deciso nel dire no quando alcuni genitori hanno chiesto lo spostamento del figlio in altra aula perché in classe c'erano troppi bambini 'dalla pelle nerà». Lo afferma in una nota Ludovico Abbaticchio, garante per i minori in Puglia, in riferimento al caso dei quattro bambini della primaria Don Bosco di Bari spostati dai loro genitori in un'altra scuola a causa della presenza di alunni non italiani in classe. «Questi genitori - prosegue - dovrebbero ritornare a scuola e imparare il valore del rispetto della persona, delle religioni e del vivere civile». Abbaticchio evidenzia che «il mondo delle istituzioni ha l'obbligo morale, culturale e legislativo di rendere sempre più alto il valore dell'integrazione sociale e culturale che parte dal valore del rispetto dell'essere umano». «Ci sono bambini di quell'età - conclude - che capiscono e forse sanno parlare anche l'arabo o il francese, o altra lingua, così come l'italiano. Purtroppo esistono gli adulti, pochi per fortuna, che hanno bisogno da genitori di capire dentro di loro in che cosa stanno sbagliando e di come messaggi devianti possono essere fortemente diseducativi per i loro figli che stavano giocando liberamente con gli amici 'stranierì».

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