Omicidio a Capurso dopo la rissa: riparte da zero il processo per Canonico. La Corte d'assise non è competente sulla materia

Omicidio a Capurso dopo la rissa: riparte da zero il processo per Canonico. La Corte d'assise non è competente sulla materia
di Luigi LUPO
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Martedì 23 Gennaio 2024, 16:15

La Corte d’assise non è competente sulla materia. Così riparte da zero il processo che vede imputato, al tribunale di Bari, Renato Canonico. L’uomo risponde di rissa mentre il figlio, Pietro, che ha scelto la strada del rito abbreviato, è accusato anche di omicidio (tentato e compiuto) per i fatti avvenuti a Capurso lo scorso 15 marzo 2023. Quando una rissa, nata dopo un inseguimento tra auto, è finita in tragedia.

Incompetenza della Corte


Nella prima udienza della scorsa settimana, i legali dell’imputato, gli avvocati Massimo Chiusolo e Loredana Manginelli,  avevano  sottolineato l’incompetenza funzionale della Corte di Assise a occuparsi dell’imputazione di rissa.

Secondo il legale, che ha citato l’art. 54 del codice penale, la corte è “competente se dal fatto è derivata la morte di una o più persone”. Nel caso di Canonico, la sua partecipazione alla rissa non avrebbe direttamente causato l’uccisione di Caputo.  Una eccezione a cui si è associato anche il pubblico ministero, Michele Ruggiero. E che è stata accolta dalla Corte nella sentenza di oggi. Il processo ripartirà da un giudice monocratico. 

I fatti 

Secondo le ricostruzioni, il giovane molese Chiarelli, accompagnato da Caputo, avrebbe deciso di raggiungere a Cellamare il coetaneo Canonico, che era con il padre, per un chiarimento. Al centro del confronto, probabilmente, una storia di gelosia. Dalle parole si sarebbe passati a un violento inseguimento. Manovre, speronamenti prima della rissa in un parcheggio di via Casamassina a Capurso, finita a coltellate. Con la morte di Vito Caputo, colpito con nove fendenti, e il ferimento di Chiarelli.

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