«È la nostra storia: abbiamo il dovere morale di preservare il suo fascino e trasmetterlo ai posteri». Questo l’appello lanciato dal fotografo e guida turistica Pietro Amendolara, esperto conoscitore dei luoghi che ha segnalato il degrado in cui versa l’intero patrimonio rupestre di Gravina. Il passare del tempo, le intemperie, l’incuria stanno pericolosamente modificando i luoghi che rendono unica la città.
Tra questi il complesso delle “Sette Camere” un unicum dell’habitat rupestre di cui recentemente si è occupato anche Alberto Angela. Secondo al denuncia del fotografo gravinese l’intero complesso sarebbe interessato da infiltrazioni di acqua e cedimenti strutturali. Le pareti delle grotte, come testimoniato dalle fotografie, sono interessate da profonde spaccature mentre le colonne che sorreggono la struttura si stanno pericolosamente assottigliando.
I nodi
A questo si aggiunge la presenza di vegetazione spontanea che sta ricoprendo intere aree della gravina.
Il complesso, la storia
Si tratta di un complesso scavato interamente nel banco roccioso, che prende il nome dalla presenza di sette ambienti intercomunicanti tra loro, su tre livelli, collegati da scalini preistorici. Completamente al di sotto del piano stradale, il complesso è accessibile percorrendo un sentiero nella gravina a strapiombo sul burrone. Delle sette stanze comunicanti, una conserva ancora il profilo di una profonda cisterna, mentre la cavità esterna al complesso custodisce una croce latina, ultimo resto di una probabile chiesetta rupestre. Un bene archeologico dal valore inestimabile “che non possiamo permetterci di perdere perché appartiene al Mondo intero” conclude Amendolara.