La Capria, Cotroneo, Baricco: l'appassionata nostalgia di un Paese (forse) perduto

Nostalgia by Maria ROCO on 500px.com
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di Rossano ASTREMO
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Giovedì 1 Novembre 2018, 21:32 - Ultimo aggiornamento: 21:33
C'è un sentimento comune che sembra venir fuori dalla lettura di alcuni libri recenti scritti da importanti autori italiani, c'è la forte sensazione che il mondo che stiamo vivendo oggi si ponga in aperta antitesi rispetto al passato, c'è coscienza del fatto che non si possono interpretare i fenomeni sociali, politici e culturali del tempo presente senza tener conto di questa rivoluzione già accaduta e irreversibile, c'è, in alcune tra queste penne nobili dell'odierna letteratura nostrana, una profonda nostalgia per ciò che è stato e ciò che è andato perso.
Nostalgia che appare evidente nelle pagine di Il fallimento della consapevolezza (Mondadori) di Raffaele La Capria, lo scrittore napoletano oggi oramai novantacinquenne che, in questo breve viaggio a ritroso nel tempo, accompagna i suoi lettori alle origini della sua vita di scrittore, sottolineando l'insegnamento decisivo di Benedetto Croce, la scoperta di autori fondamentali per la sua formazione, Proust, Musil, Kafka e Joyce su tutti, il trasferimento a Roma, le serate passate a discutere di arte e letteratura con Moravia, Morante, Bassani e Pasolini, la pubblicazione di Ferito a morte, capolavoro del nostro Novecento, la vittoria del Premio Strega nel 1961. Ora che quei tempi frenetici sono passati, La Capria ne prende atto, ponendo in rilievo la frattura venutasi a creare tra presente e passato: La funzione dello scrittore è sempre quella di porsi come critico della società cui appartiene, non in senso negativo, ma come portatore di una conflittualità interna alla società che dovrebbe essere vivificante e creativa e servire a migliorarla. Dico dovrebbe perché oggi c'è sempre meno per gli intellettuali la possibilità di dare spazio alla propria voce. Cadute le ideologie, l'intellettuale non è più organico a questo o quel partito ed è completamente privo di autorità.
Sul concetto di crisi del ruolo dell'intellettuale ritorna spesso nelle pagine di Niente di personale (La Nave di Teseo) Roberto Cotroneo, scrittore che ha lavorato a lungo nel mondo del giornalismo. In questo memoir spacciato per romanzo, Cotroneo si interroga sul perché sia scomparso il mondo di Moravia, Calvino e Sciascia, sul perché non ci siano più registi della levatura di Fellini, Rosi, Germi, Visconti, sul perché il grande giornalismo abbia lasciato spazio ad un'informazione senza midollo, schiava della condivisione immediata e non dell'approfondimento mediato: Oggi ci sono più comunicatori che cose da comunicare, oggi i creativi ti assediano, ti circondano; a essere apocalittici si direbbe che sono un virus pericoloso, con un alto tasso di morbilità. Pensano che la vita sia una narrazione, che lo storytelling sia necessario.
Quando si parla di storytelling nell'attuale panorama letterario italiano, non possiamo non pensare ad Alessandro Baricco, che dell'arte dello storytelling è maestro e che nel suo ultimo libro The Game (Einaudi Stile Libero), lasciando da parte la nostalgia per i tempi andati, prova a spiegare le ragioni che hanno condotto il nostro mondo a non essere più quello di un tempo. Il game al quale fa riferimento è l'insurrezione digitale avvenuta negli ultimi decenni che ha determinato una mutazione radicale e globale delle nostre capacità cognitivi e culturali: Non posto su Facebook, faccio fatica a raccontare storie su Instagram, non sento l'urgenza di pronunciarmi con un tweet per la semplice ragione che non faccio altro che postare, raccontare e pronunciare me stesso da anni, ammette ribadendo più volte di essere nato nel 1958. Baricco è della stessa generazione di Cotroneo, ma a differenza di quest'ultimo non rimpiange più i tempi andati, come fatto con un saggio di enorme successo del 2006 I barbari, ma ritenendo impossibile ritornare indietro, prova a comprendere il cambiamento in atto: Quando la gente crede di intravedere il degrado culturale in un sedicenne che non usa più il congiuntivo, senza però registrare che in compenso quel ragazzo ha visto trenta volte i film che alla sua età aveva visto suo padre, non sono io l'ottimista, sono loro che sono distratti.
Baricco si fa portatore di un pensiero altro, rispetto ai toni nostalgici di La Capria e Cotroneo, prova a porsi in un'ottica non catastrofista, registrando i punti di novità e interesse nei cambiamenti in atto del nostro essere gettati nel mondo. Forse è da questo pizzico di ottimismo che è necessario partire per cercare di non naufragare in un mondo che a molti di noi pare essere indecifrabile.
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