Arnault e Filograna Sergio: gli accordi e i progetti su moda e lusso. Così le strategie si muovono in parallelo

Arnault e Filograna Sergio: gli accordi e i progetti su moda e lusso. Così le strategie si muovono in parallelo
di Pierpaolo SPADA
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Lunedì 6 Novembre 2023, 08:53 - Ultimo aggiornamento: 7 Novembre, 12:51

Il gruppo Louis Vuitton Moët Hennessy (Lvmh) vuol crescere in Italia. E ha capito che per farlo nella moda deve puntare sui suoi partner più intraprendenti, come Antonio Filograna Sergio, nel cui distretto di Casarano il proprietario Bernard Arnault si è recato in visita a settembre per la prima volta: un'occasione per osservare ma anche valutare opportunità di consolidamento della sua partecipazione, visto che dell'imprenditore salentino il top manager francese è già socio in affari. L'uomo più ricco al mondo dopo Elon Musk mira nel dettaglio ad acquisire la maggioranza e forse la totalità delle azioni di Manifattura Salento Af srl, società di cui è attualmente titolare al 40% attraverso Manufactures Dior srl, che fa capo, appunto, a Lvmh. Stiamo parlando dell'azienda che Filograna (proprietario al 60%) ha inaugurato a maggio ad Alessano, nel capannone attiguo all'antica manifattura tabacchi in via di ristrutturazione, dove ha trasferito la divisione pelletteria in precedenza attivata a Casarano e in cui 300 operai producono in esclusiva le iconiche borsette Dior. Mentre, con l'idea di sviluppare abbigliamento per Dior, con la stessa distribuzione azionaria, è stata costituita Aeffe Lux srl (Taurisano), che però è ancora in stand by per la definizione degli asset.

Il riserbo sulle trattative

Gli accordi di riservatezza vigenti impediscono alle parti di confermare quanto i bene informati danno già per pattuito, con riferimento a Manifattura Salento Af srl, ovvero l'ascesa di Dior in quota all'azienda salentina (come l'origine della direttrice creativa del brand francese, Maria Grazia Chiuri). Ma Arnault potrebbe nel frattempo anche ambire all'accesso nel cda di Antonio Filograna srl, l'azienda che l'omonimo imprenditore ha riservato alla produzione esclusiva di calzature per Dior, inaugurata in piena pandemia a Casarano, in uno stabilimento di famiglia chiuso vent'anni prima, con 288 addetti all'attivo. Entrambe le società dedicate a Dior nel 2022 hanno dichiarato un fatturato pari complessivamente a 19,4 milioni di euro: 8,1 più 11,3. Importo presumibilmente raddoppiato nell'arco degli ultimi 9 mesi ma che, a conti fatti, rappresenta meno di un quarto di quello fatturato da Filograna con la sola Leo Shoes, l'azienda madre della holding Green Seagull srl fondata e amministrata dall'imprenditore di Casarano, che ingloba anche il Costa Brada Hotel e il tomaificio Time 10, operativo a Shijak, in Albania.

Leo Shoes rappresenta la rinascita della famiglia Filograna nel post-Filanto, in chiave-lusso. Un'esperienza che ha restituito ossigeno, sviluppo e prospettiva all'intero distretto calzaturiero di Tricase-Casarano. Una realtà che per tasso di crescita negli ultimi 9 anni si è conquistata la leadership nazionale. Con 1000 dipendenti e oltre 200 milioni di euro di fatturato, Leo Shoes annovera nel suo portfolio praticamente tutto il ventaglio dei brand internazionali del lusso. Ragion per cui risulta quantomeno poco armoniosa - anche col modello aziendale di Arnault - l'intenzione del magnate francese di acquisirne la maggioranza, presunta già il 19 ottobre da un provider finanziario estero senza, però, essere confermata dal gruppo, né da Filograna Sergio stesso. A meno che l'assetto territoriale del suo polo calzaturiero non sia destinato a subire nuove scomposizioni. Interpellato, l'imprenditore salentino dichiara di non avere per ora alcuna voglia di sbarazzarsi della sua creatura. Ribadendo quanto dichiarato su queste pagine il 25 marzo, spiega piuttosto: «Sono contento di ciò che stiamo facendo, perché lo stiamo facendo in autonomia per conto di un network di clienti. Con Leo Shoes non lavoriamo solo per i brand di Lvmh», 14 nella moda. «Noi lavoriamo per 23 brand diversi. Io sono socio unico di Leo Shoes, ho 57 anni e da proprietario non voglio diventarne l'affittuario. Al momento, non ho alcuna intenzione di vendere. E nessuno me lo ha chiesto. Non c'è nulla, nessuna trattativa. Le notizie che circolano in merito sono prive di riscontri e infondate. Semmai dovesse pervenire un'offerta, la valuterei. Ma non è detto che la nostra idea di sviluppo passi per questo tipo di accordi: Io preferisco le sinergie, essere attore di questo territorio e non utilizzatore o catalizzatore di opportunità da disperdere. Quello che mi è piaciuto fare in questi anni è stato creare aziende ad hoc per i singoli clienti. Questo significa dare prospettiva al territorio. Io non gestisco finanza, ma imprese, persone. E certamente sono orgoglioso di essere attenzionato. Ma questo non significa voler vendere. Noi stiamo cercando di elevare il benessere di un territorio: questa è la nostra mission».

I progetti in corso

E se ancora non bastasse, Antonio Filograna Sergio prova a far comprendere meglio il concetto svelando le recenti iniziative intraprese: «Negli ultimi mesi ho acquisito altri tre brand e un'altra azienda: è nata Sybar srl, che ha rilevato Login srl. Così abbiamo dato prospettiva ad altre centinaia di persone e irrobustito la nostra capacità produttiva. Quest'operazione ci consentirà anche di entrare nel segmento "premium" delle calzature, che Leo Shoes non ha mai trattato, e dunque conquistare nuovi mercati, ampliare la committenza e la previsione occupazionale», riflette l'imprenditore che, dunque, sta cercando di risollevare - acquisendole - anche le imprese della sua famiglia, valorizzandone il patrimonio umano e professionale. D'altro canto, il contesto finanziario è quello che è. Le oscillazioni che stanno caratterizzando l'andamento del luxury fashion sono quasi inedite. La ripresa annunciata per settembre non c'è stata e Filograna non lo ignora: «Sono venute a determinarsi nuove situazioni, guerre e non solo. Un imprenditore deve essere sempre preoccupato: dopo il Covid questo è un altro momento molto complesso. Tutto il 2023 lo è stato. Oggi la sensazione è che la ripresa si affaccerà dopo la metà del 2024. I brand lavorano in prudenza anche per via delle ristrutturazioni interne: prima acquistavano per avere i magazzini pieni, oggi smaltiscono e poi acquistano. È cambiata la tendenza: anche il prodotto è diverso rispetto a un anno fa. C'è uno scenario di allerta. Ma il mondo del lusso non si è mai fermato e quindi - suggerisce Filograna - cerchiamo di continuare a essere anche fiduciosi».
 

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