Bene comune. Le due parole ritornano più volte come un mantra nel discorso dell’arcivescovo di Lecce, monsignor Michele Seccia. Il suo messaggio alla città, in una bellissima piazza Duomo gremita, è risuonato ieri sera quasi come un monito: ai politici certo, ma non solo, a tutti. Perché il bene comune va perseguito da chi governa ma anche nelle scelte che ogni giorno ognuno compie. E poi salvare le relazioni umane, quelle sane e autentiche, da cui i social media rischiano di allontanarci, rendendoci «disumani».
L'omelia per Sant'Oronzo
Da qui l’invito a perseguire il bene comune: «È vano affrontare le sfide comuni come se fossero un’impresa individuale; è inutile pensare di risolvere i problemi di una città ricorrendo sempre allo scontro e alla polemica verbale; è velleitario pensare di amministrare un territorio senza un progetto e un’idea condivisa di bene comune; è illusorio, infine, ritenere che i problemi quali la denatalità, l’educazione dei figli, il disagio giovanile, l’emergenza abitativa per le giovani coppie non siano una questione che ci riguarda e coinvolge tutti. L’attività umana non basta a sé stessa, se non è indirizzata al “bene comune”, nella luce della fede. Nel corso della Visita pastorale, ho intravisto innumerevoli “volti” di persone che si spendono per il bene comune: da coloro che lavorano nel volontariato fino alle diverse forme dell’associazionismo cattolico; da coloro che si impegnano ogni giorno per il servizio ai poveri fino a quelli che, come imprenditori, hanno cura di far crescere collaboratori e si spendono nella solidarietà. Come non pensare poi agli educatori, agli operatori sociali, ai consultori familiari e a chi si occupa dell’integrazione degli immigrati? E tra i tanti che si spendono per compiere il bene, mi sia permesso di sottolineare il lavoro silenzioso di numerosi sacerdoti». Che non devono essere lasciati soli, ma l’intera comunità cristiana è chiamata a condividere con loro «questo anelito al rinnovamento» della città. Allora, soprattutto dopo la pandemia, è «necessario scommettere sulle positive potenzialità di quegli uomini e donne che ricercano non gli interessi di parte, bensì quelli della collettività, e innestare processi che favoriscano le relazioni interpersonali e contrastino il male della deresponsabilizzazione».
«Volgiamo ora lo sguardo verso i nostri Santi Patroni - ha concluso Seccia -, che hanno bagnato il nostro territorio con il sangue della loro testimonianza. Essi ora continuano ad irrigare dal Cielo questo estremo lembo di terra e noi siamo chiamati a promettere il massimo impegno nella lotta contro ogni associazione criminale, contro ogni discriminazione e nella diffusione di quei valori che abbiamo ricevuto e appartengono alle nostre comuni radici».