Salento nella morsa delle ondate di calore, il report: per tre mesi temperature sopra i 30°

Salento nella morsa delle ondate di calore, il report: per tre mesi temperature sopra i 30°
di Maurizio TARANTINO
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Martedì 26 Marzo 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:39

Il sole, il mare e il vento non bastano al Salento per avere il miglior clima d’Italia. Lo certifica la nuova edizione dell’indice del clima realizzato dal Sole 24 Ore che, quasi per contrappasso, invece, attribuisce a Bari la palma di capoluogo dalle condizioni atmosferiche più amabili e confortevoli d’Italia.
La classifica, aggiornata con i dati forniti da 3bmeteo relativi al decennio 2013-2023, viene utilizzata ogni anno nell’indagine della Qualità della vita per raccontare in quale delle 107 città capoluogo si viva meglio dal punto di vista climatico, in base a dieci parametri che misurano le più frequenti condizioni di “bel tempo”.
Lecce invece si piazza a metà classifica, fermandosi al 51esimo posto, ultima nel ranking regionale, dietro a Barletta-Andria-Trani (terza posizione assoluta) e Brindisi (ottava posizione), Foggia (21esima) e Taranto (34esima).

Gli esperti: per 90 giorni temperature sopra i 30°

Analizzando i dieci indici che compongono la graduatoria finale, scelti ed elaborati dalla redazione del Sole 24 Ore e validati dal team di esperti meteorologici di 3bmeteo, Lecce ottiene un buon posizionamento per quanto riguarda il soleggiamento con 8,4 ore di sole al giorno (21esima posizione), la brezza estiva con 6,9 medi di vento (19esima posizione), piogge (23esima posizione), oltre che per la nebbia (86esima) e i giorni freddi, in cui la temperatura non supera i 3 gradi (26esima). A condannare il clima leccese sono invece gli altri parametri, meno generosi. A partire dall’indice di calore, cioè giorni annui con temperatura percepita maggiore o uguale a 30 gradi che per Lecce sono 90 (92esima posizione), insieme alle ondate di calore cioè gli sforamenti all’anno di 30 gradi per tre giorni consecutivi che nel Salento (79esima posizione).

Di conseguenza gli eventi estremi che riguardano l’accumulo di pioggia (80esima posizione), l’umidità relativa cioè il numero di giorni fuori dal comfort climatico (46esima posizione) e infine le raffiche di vento, cioè i giorni con oltre 25 nodi (81esima posizione). Tra le città con il clima migliore (non con le migliori condizioni ambientali), si legge nel report, spiccano le zone costiere, così come alcune città in quota (come ad esempio Aosta ed Enna) capaci di offrire maggiore comfort grazie alla circolazione dell’aria, rispetto alle aree interne: qui aumentano le ore di sole, l’indice di calore resta medio-basso, mitigato dalla brezza estiva, e sono pochi gli eventi estremi.  Se si guarda alle precipitazioni, invece, sono premiate le località dove in media si contano meno giornate piovose all’anno, ma penalizza quelle più siccitose, applicando un coefficiente negativo nel calcolo del punteggio laddove si rileva un deficit negli accumuli rispetto alle medie di lungo periodo. In pratica si sta meglio dove piove meno, ma solo se questa mancanza di pioggia non diventa siccità.

Le previsioni a lungo termine: «Il turismo si sposterà in primavera o in autunno»

«Si tratta di rilevazioni che possiamo verificare direttamente - spiega Piero Lionello, ordinario di Fisica dell'Atmosfera e Oceanografia all’Università del Salento - e che sono caratteristiche del clima mediterraneo da sempre estremamente gradevole. Le città soleggiate sono in cima a questa graduatoria, perché c’è poca nebbia, piove poco e pochi eventi estremi con temperature piacevoli, assenza di climi freddi e particolari ondate di calore». 
Il dato di Lecce però, rispetto al resto dei capoluoghi pugliesi è meno brillante. «Anche questo ha una spiegazione evidente - continua Lionello - perché il clima in presenza di una zona di costa ha una grande variabilità spaziale, la conformazione del territorio in alcune parti del territorio leccese forma della nebbia di condensazione a causa di piccole depressioni: sulla costa c’è una ventilazione maggiore e questo non si verifica. L’interno del Salento è particolarmente favorevole ad eventi convettivi intensi, le brezze favoriscono l’accumulo di aria calda e umida all’interno. Il clima verso il capo è più ventoso che verso la costa della Puglia, Bari è meno esposta allo scirocco e questo fa la differenza».  Il professor Lionello mette in guardia dall’illusione che tutto sia da considerare positivo. «L’assenza di precipitazioni è percepita come un fattore favorevole - osserva - ma nelle nostre attività serve l’acqua. Nel futuro il clima sarà caratterizzato dalla variabilità con un progressivo aumento delle ondate di calore, che si accentuerà in maniera ancora peggiore, si evidenzieranno in modo marcato gli effetti della mancanza delle precipitazioni, con un clima molto più secco e tropicale associato ad eventi estremi in grossa quantità. L’aumento di calore è dovuto all’emissione di una grande quantità di combustibili fossili a scala globale che non è affatto diminuita». Le previsioni per i prossimi decenni quindi non sono ottimistiche. «In Puglia, nelle prossime decadi - conclude il docente universitario - noteremo un aumento del livello del mare, con conseguenze radicali sulle piccole calette che scompariranno. L’attività turistica sarà più intensa nelle stagioni di transizione proprio perché il clima sarà più mite in quei mesi».
Insomma in un futuro, nemmeno tanto lontano, il clima è destinato anche a cambiare le abitudini dei nostri turisti e, di conseguenza, anche quelle delle strutture ricettive e degli stabilimenti balneari. Ma certamente non è questa la destagionalizzazione che tutti invocano da tempo per il Salento.

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