Gratteri contro i test ai magistrati. «Trap e Tik tok, la mafia si evolve»

Gratteri contro i test ai magistrati. «Trap e Tik tok, la mafia si evolve»
di Anna Manuela VINCENTI
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Giovedì 28 Marzo 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 30 Marzo, 14:37


«Le mafie si evolvono, mutano col mutare della società e ci somigliano sempre di più: ieri usavano Facebook per minacciarsi e mostrare potere, oggi usano Tik Tok per gli stessi motivi e per promuovere il loro stile di vita, soprattutto tra i più giovani». Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri - in queste ore protagonista del dibattito con il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sull’introduzione dei test psicoattitudinali per i magistrati - è tornato nel Salento, questa volta per presentare al cinema Moderno di Maglie il suo ultimo libro, “Il Grifone” (ed. Mondadori), che ha come sottotitolo proprio “Come la tecnologia sta cambiando il volto della Ndrangheta”.

La presentazione a Maglie

La presentazione si è svolta nell’abito di “Passi di Legalità: alle radici di una testimonianza tra esempi di vita e scelte quotidiane”, evento organizzato da Fai Cisl e Cisl Lecce, cui hanno partecipato le scuole di Maglie e Martano. Ospite della seconda edizione di “Passi di Legalità” insieme a Nicola Gratteri anche Onofrio Rota, segretario generale della Fai-Cisl nazionale. Dopo la proiezione del docufilm “Scusa Italia” di Giovanni Panozzo, prodotto da Fai-Cisl, che racconta storie di lavoro come riscatto sociale, Onofrio Rota ha trattato il tema delle agromafie. «I continui arresti - ha detto - dimostrano che gli strumenti repressivi nei confronti del caporalato esistono e funzionano, ma serve uno sforzo ulteriore sul piano preventivo, più sinergia tra parti sociali e forze dell’ordine e implementare la rete del lavoro agricolo di qualità.

Abbiamo tutti gli strumenti, anche tecnologici, per monitorare il fabbisogno di manodopera: le agromafie vanno fermate».

Il procuratore Gratteri ha parlato al cuore dei giovani: oltre 300 gli studenti presenti. In platea la segretaria generale della Cisl di Lecce Ada Chirizzi e Gianluigi Visconti, segretario generale della Fai di Lecce. Presente anche il procuratore Cataldo Motta, cui Gratteri ha rivolto un saluto affettuoso: «Maestro di tanti magistrati, è stato in prima linea per abbattere la Sacra corona unita. Se siete più liberi, se c’è più democrazia in questa terra - ha detto – dovete dire grazie a lui».

Le domande del pubblico

Stimolato dalle domande del pubblico, Gratteri ha spiegato le difficoltà e il ritardo dell’Italia nel combattere le mafie sempre, più tecnologiche. «Un ritardo dovuto al blocco delle assunzioni e al mancato investimento in tecnologie. Negli anni passati la polizia giudiziaria italiana è stata sempre prima in ogni tavolo internazionale, ma da un po’ di anni abbiamo perso il nostro know now, non siamo più i primi della classe. Le mafie oggi – ha spiegato Gratteri rivolto ai giovani - possono pagare degli hacker in grado di costruirsi nuove piattaforme dove parlano tra di loro. E noi, a differenza di altri stati europei, non siamo riusciti a “bucare” nemmeno uno di questi server. Perché chi ci ha governato nei decenni passati non ha avuto una visione per la sicurezza della nostra nazione». L’argomento social network è stato quello che maggiormente ha catturato l’attenzione della giovane platea: Tik tok - ha proseguito Gratteri - è un social molto più invasivo rispetto ad altri, perché è in grado di memorizzare il nostro volto e i nostri gusti. La criminalità si evolve continuamente e agisce su più fronti: dallo sfruttamento più tradizionale dell’agricoltura, fino al web e al dark web. E la nostra è una corsa contro il tempo».

In riferimento al capitolo dedicato al paradigma delle donne nella storia della mafia e oggi impegnate nella comunicazione social Gratteri ha affermato: «Oggi non c’è bisogno delle donne per portare i pizzini in carcere, come facevano una volta, perché nelle carceri italiane arrivano direttamente i telefoni. Un problema che non si è saputo o voluto affrontare in Italia».

Un passaggio è stato dedicato anche alla trap e al ruolo della musica come insegnamento “guida” per i giovani su tanti argomenti, ad esempio la la legalizzazione delle droghe. «Ciclicamente – ha specificato il procuratore - si ritorna su questo argomento». Ora si parla tanto del Fentanyl, la cosiddetta droga degli zombie, che tante vittime sta mietendo in America. Secondo il magistrato «bisogna essere bravi ad intervenire in tempo, prima che l’Italia venga sommersa da questa ondata, perché è una droga economica, acquistabile anche online». Infine, sul ruolo dei genitori, Gratteri ha puntualizzato che «devono fare i genitori e non i teen agers.

Proprio in queste ore, Gratteri è anche protagonista del dibattito con il ministro Nordio sull’introduzione di test psicoattitudinali per i magistrati. Dopo le proteste del Associazione nazionale dei magistrati, Gratteri è stato tra i primi ad esporsi: «Se vogliamo fare quei test - ha detto - dovrebbero essere fatti per tutti i settori apicali della pubblica amministrazione, per chi ha responsabilità di governo e per chi si occupa della gestione della cosa pubblica». Un provvedimento a cui Gratteri affiancherebbe anche il narco e alcol test, perché, spiega, «chi è sotto effetto di droga non solo può fare ragionamenti alterati, ma è anche ricattabile». Parole pungenti a cui ha risposto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Per me se li vogliono fare pure ai politici li possono fare. Ne ho fatti tanti di test, ho fatto l'ufficiale dell'Aeronautica, non mi sono mai sentito leso nella mia dignità». Il numero uno della Farnesina ha definito incomprensibile «tanta agitazione» sul provvedimento che introduce questa verifica per le aspiranti toghe: «Non lo trovo affatto offensivo né una violazione dell'autonomia della magistratura. Se li fanno le donne e gli uomini della polizia giudiziaria non capisco perché non può farli anche chi comanda la polizia giudiziaria». L'Associazione nazionale magistrati riunirà il prossimo comitato direttivo centrale sabato 6 aprile, dove non è ancora del tutto escluso che si possa valutare una mobilitazione, come ad esempio uno sciopero.

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