Il governatore vara subito la sua corrente
E c’è il mini-rimpasto in giunta regionale

Il governatore vara subito la sua corrente E c’è il mini-rimpasto in giunta regionale
di Francesco G. GIOFFREDI
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Mercoledì 3 Maggio 2017, 11:59 - Ultimo aggiornamento: 12:10
Doppio canale e ambizioni per nulla soffocate. Solo riverniciate, magari in alcuni casi ridimensionate e in altri rivitalizzate. Michele Emiliano non mollerà la doppia cloche: il governo della Regione, che necessita di nuovo impulso e di un immediato mini-rimpasto in giunta; e la corsa a spallate sul palcoscenico nazionale, varando subito l’area interna al Pd “Fronte democratico” (assemblea già domenica) e aprendo timidamente alla collaborazione con Matteo Renzi. Si riparte dai numeri, e per ogni cifra snocciolata il governatore ha letture in chiave positiva: il 10,4% nazionale è «un risultato straordinario» perché «da oggi esistiamo e prima non c’era quest’area nel Pd, riconosciuta con lealtà dal segretario»; il 25% tra le regioni meridionali è «una grande responsabilità» e di fatto è il primo coltello che Emiliano vorrebbe impugnare; il 54% della Puglia gli permette di cementare la leadership regionale («è l’unica regione dove la mozione Renzi perde, e perde con 20 punti di distacco», «la Puglia è la locomotiva politica del Mezzogiorno e presto lo sarà dell’Italia»).
Ovviamente, Emiliano mette l’accento sulle luci. Poi, ci sono le ombre. Che scavalcano l’asettico àmbito dei numeri. Per prima cosa, il governatore non vuol eclissarsi del tutto dalla scena nazionale: già domenica sarà convocata la prima assemblea (di fatto costitutiva) di Fronte democratico. In Puglia lo hanno spalleggiato tra gli altri cinque parlamentari (Francesco Boccia Dario Ginefra, Michele Pelillo, Gero Grassi, Colomba Mongiello), qualche altra sentinella è sparsa qui e lì, l’obiettivo è naturalmente quello di avere ruolo e voce nel partito e un domani nella composizione delle liste per le politiche 2018. «Poi - fanno sapere dall’entourage emilianiano - gireremo l’Italia prima delle elezioni, tornando alla politica sui territori. E Renzi deve capire che con noi si può ragionare». Il segretario ha pure teso la mano, non al punto tale però - a quanto pare - da destinare a Fronte democratico uno strapuntino nella squadra di segreteria. Il concetto della «lealtà» è comunque sbandierato dallo stesso Emiliano: «Ci accingiamo a continuare il nostro lavoro con fedeltà ai nostri princìpi e anche nel solco di una leale collaborazione con tutte le altre aree. Il Pd deve essere il partito degli ultimi, delle persone che hanno bisogno dello Stato di diritto e della politica per tutelare i proprio diritti», «scuola, povertà e ambiente» saranno invece le tre priorità.
E in Puglia? Dopo la vertigine del protagonismo nazionale, bisognerà tenere piantati i piedi per bene in Regione. Sia perché ci sono tanti dossier da prendere di petto, e sia perché in questi giorni Emiliano metterà mano alla giunta. In che modo? Gli assessori sono nove, una delega cruciale (la sanità) è ancora sotto la sua ala, un’altra (cultura e turismo) è invece affidata a chi (Loredana Capone) è già alle prese con l’impegnativo sviluppo economico. E allora? Il governatore ha volutamente aspettato la corsa al posizionamento e l’esito delle primarie, adesso saranno i numeri a indirizzare la scelta. In che modo? «Valuteremo - trapela dall’entourage del presidente - chi ci ha messo la faccia e ha aiutato davvero la nostra battaglia, capendo che non era in ballo la leadership di Renzi, ma un asset che interessa tutta la Puglia qual è appunto Emiliano». Tra ipotesi, criteri e auto-candidature circolano i primi nomi: Filippo Caracciolo, già renziano e consigliere regionale Pd, darebbe rappresentanza alla Bat e verrebbe premiato per lo squillante 62% di Emiliano nella sua terra; Michele Mazzarano, capogruppo dem, permetterebbe di dar maggiore voce a Taranto; c’è poi una delle due civiche del presidente (La Puglia con Emiliano) sguarnita di poltrone in giunta, e Alfonsino Pisicchio è in pole position (in provincia di Bari Emiliano ha incassato il 61%); infine, anche il neonato gruppo Articolo1-Mdp busserà presto alla porta del governatore (i tre consiglieri Ernesto Abaterusso, Pino Romano e Mauro Vizzino hanno portato fieno alla cascina emilianiana alle primarie).
E in Regione è tempo di reazioni. Loredana Capone commenta: «La decisione di Michele di restare nel Pd e di combattere la battaglia del congresso furono giudicati da molti come un gesto velleitario. I risultati delle primarie dimostrano il contrario. Soltanto due mesi fa “Fronte Democratico” non esisteva. Ora siamo al 12% nazionale e al 27% al Sud. Ma non è soltanto una questione di numeri. Alla base di quella scelta ci fu un gesto di generosità politica e di coraggio. Fare del Mezzogiorno, della povertà, dell’esclusione dei giovani dalla vita produttiva e dal lavoro questioni nazionali sia nel partito che nel Paese è la missione che si è dato Fronte Democratico». Mazzarano concentra le attenzioni su un dato in particolare: «La vittoria di Emiliano nel quartiere Tamburi è la più cristallina testimonianza di come la politica del governo Renzi sull’Ilva abbia segnato il passo, ed al contrario come sia stata recepita positivamente la proposta del governo regionale di decarbonizzazione del siderurgico. Così come la vittoria netta della mozione Emiliano nella provincia rispecchia il buon governo della Regione sui territori, la costante vicinanza ai problemi concreti dei cittadini, la progettualità a medio e lungo termine». E i consiglieri di “La Puglia con Emiliano” aggiungono: «La Puglia ha premiato il buon governo e la buona politica. Adesso non si disperda questo patrimonio perché Michele Emiliano ha un merito: aver coinvolto e aggregato un elettorato extra-Pd».
 
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