Da Causio a Cuadrado: Lecce, che bella storia
La storia del Lecce è costellata di grandi calciatori con quella capacità, quasi ipnotica, di tenere la palla incollata al piede e dribblare. Da Checco Moriero, lanciato da Carletto Mazzone e finito poi anche a Inter e Roma (che intesa con Ronaldo, il fenomeno), a Filippo Falco, che nel 2019/20 fu tra i migliori 15 dribblatori della Serie A, per poi perdersi tra la Serbia e la B italiana.
Al principio fu Franco Causio, il Barone, tornato in giallorosso a fine carriera nel 1985, dopo una vita nella Juventus e il titolo di campione del Mondo al Mundial di Spagna dell'82.
E ancora, Tanino Vasari, solo 12 presenze nel 2001 ma decisivo per la salvezza nella partita contro la Lazio. Il Lecce di Zeman, 4-3-3 come marchio di fabbrica (potrebbe essere altrimenti?) giocava con le punte larghe, ma a modo proprio anche Vucinic può essere considerato un dribblatore de facto. Impossibile non citare Cuadrado, più esterno che ala in un calcio cambiato profondamentale, nella squadra di Di Francesco e Cosmi. E Mino Chiricò negli anni della Serie C (un amore mai sbocciato per davvero e finito nel modo peggiore). Per arrivare a Banda, 44 dribbling riusciti l'anno scorso, e Almqvist. Una lunga storia, partita con il leccese doc Causio e arrivata ad Almqvist. Il talento puro nell'arte del dribbling può nascere anche a Nyköping, a un centinaio di chilometri dalla fredda Stoccolma. È il calcio che cambia.