Se un libro diventa benzina per correre

Se un libro diventa benzina per correre
di Alessandra LUPO
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Venerdì 20 Ottobre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 21 Ottobre, 11:59

In principio fu Carofiglio. Poi vennero Lagioia, Genisi e le altre “voci” che hanno raccontato la graduale trasformazione di Bari nella città che è oggi. Nessuna bacchetta magica, per carità, quanto piuttosto la lenta rinascita di una città che ha saputo mettere a frutto una congiuntura particolarmente propizia di fattori interni ed esterni, riuscendo a esprimere se stessa. Anche attraverso la cultura. Ovviamente, qui come altrove, parlare di cultura equivale a tracciare un cerchio molto ampio attorno a una serie di fenomeni. La “città nuova” infatti non è solo quella compresa tra il centro storico, il sogno ortogonale del borgo murattiano  e il lungomare, ma la città intera, anche allargata al suo hinterland operoso, che può contate su collegamenti migliori, restyling urbanistico. Ma soprattutto sulle “teste”. Alessandro Laterza, amministratore delegato dell’omonima casa editrice, parla di «una città che a un certo punto ha iniziato a essere vissuta invece che semplicemente abitata. Grazie a una miscela di componenti: politiche, imprenditoriali, narrative, la città è diventata sempre più casa e in questo quadro la cultura ha giocato un ruolo determinante facendo da attrattore ma anche da moltiplicatore. Due spinte che si sono alimentate a vicenda, visto che intanto la città diventava anche una “meta”. Dagli anni duemila di Carofiglio – prosegue l’editore – alle indagini di Lolita Lobosco, con tanto di tour sui luoghi della fiction, Bari ha conquistato una visibilità crescente. D’altronde stiamo parlando di produzioni di alta qualità e di storie che arrivano dalla scrittura».

La scrittura è infatti quella di Gabriella Genisi. Una vita tra Bari e Parigi e vari libri di successo, tra cui la fortunata serie che ha per protagonista Lolita Lobosco. Pur essendo consapevole del contributo decisivo che la sua Lolita ha dato alla consacrazione del set barese, Genisi fa un’analisi più complessa: «Si tratta di una percezione che riguarda tutta la Puglia, che iniziò in epoca Vendola grazie a una visione politica nuova e al fatto Regione e città si muovessero sullo stesso asse politico. Poi arrivò l’Apulia Film Commission e in Puglia iniziarono a muoversi tante produzioni, spesso di grande qualità. Anche per la tv è così, basti pensare che lo sceneggiatore di Lolita è lo stesso di Io capitano. La Bari di un tempo non esiste più ma lo stesso è accaduto a Lecce e in altre città, a partire dai centri storici un tempo inaccessibili e oggi diventati patrimonio dei cittadini». «Negli ultimi dieci anni la città è cresciuta molto – conferma Daniela Mazzucca, presidente della Fondazione Giuseppe Di Vagno – ma in qualche modo possiamo dire che sia anche tornata alla sua antica vocazione colta. Per l’azione e i finanziamenti al teatro, con gli spettacoli nei quartieri, la musica sinfonica (Petruzzelli per tutti), sia rock fino al cinema, alla televisione per le coproduzioni Rai, alla lettura con il sostegno di realtà importanti come gli editori storici Laterza e le giovani case editrici indipendenti. Grandi progetti urbani sono o stanno arrivando a compimento – prosegue Mazzucca -, la comunicazione ha dato un contributo significativo, il turismo ha popolato la città con grande effervescenza ma c’è un però: è anche cresciuta a dismisura la mancanza di rispetto per luoghi, persone e ’ambiente». Per questo Mazzucca si augura che con la città ora crescano anche tutti i suoi abitanti.

Perché la cultura, appunto, abbraccia tutto. E il cerchio si allarga ancora nella visione di Rosella Santoro, direttrice artistica del “Libro Possibile”, che alla voce cultura aggiunge la vocazione aperta e accogliente della città. «Bari – spiega Santoro – ha saputo mettere in luce gli aspetti fondanti della nostra storia facendo sì che la città si mostrasse non solo come centro economico e commerciale, ma anche nel suo ruolo di ponte sull’Adriatico. Di dialogo nel Mediterraneo e di apertura verso l’esterno. Bari – prosegue - si è sempre distinta nel Sud come città dinamica e aperta, ma anche come città accogliente. E il turismo culturale ha saputo cogliere a mio avviso questa grande potenzialità. Si tratta di un processo iniziato oltre venti anni fa e coinciso con la sinergia tra varie voci: da Carofiglio all’impegno dei governi regionali e le amministrazioni comunali, il recupero del centro storico, il dialogo tra la chiesa cattolica e quella ortodossa. Per non dimenticare l’arrivo della Vlora. Da lì Bari non si è più fermata».

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