Caccia al killer, spunta una pista dai tabulati telefonici

Caccia al killer, spunta una pista dai tabulati telefonici
di Mario DILIBERTO
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Domenica 14 Maggio 2017, 10:28 - Ultimo aggiornamento: 13:37

Si scava nei tabulati telefonici del cellulare di Ciro Piccione. Alla ricerca di elementi utili per decifrare l’omicidio del trentenne e facoltoso imprenditore agricolo di San Giorgio Jonico, ucciso a colpi di pistola due giorni fa nel suo deposito di attrezzi in via Brunelleschi, alla periferia della cittadina.
I carabinieri, guidati dal colonnello Giovanni Tamborrino e coordinati dal pubblico ministero Maurizio Carbone, si sono tuffati nel mondo del “grande fratello” per riuscire ad infilarsi nella vita della vittima. E risalire a possibili scenari che possano aver fatto da sponda al delitto. Si è cominciato scandagliando i suoi contatti telefonici più frequenti.
Un lavoro certosino che procede lungo un binario parallelo a quello dell’interrogatorio delle persone più vicine a Ciro Piccione (nella foto a destra), in particolare nei giorni che hanno preceduto la sua drammatica morte.
L’obiettivo è quello di tratteggiare il quadro dal quale venerdì mattina, intorno a mezzogiorno, è sbucata la sagoma l‘ombra che si è infilata in quel pezzo di terreno adibito dal giovane imprenditore a rimessa e magazzino. E che ha premuto per due volte il grilletto uccidendo il trentenne, forse andando oltre quelle che erano le intenzioni. Prima di fuggire dalla periferia di San Giorgio e far perdere le sue tracce.
Gli investigatori nelle prime 24 ore successive al delitto hanno ripulito la scena da piste alternative. E si sono concentrati decisamente su quella della vendetta innescata da dissapori di natura personale.
Si è certi che l’omicidio sia il frutto di un astio, connesso a pregressi contrasti.
Ciro Piccione venerdì mattina avrebbe incrociato lo sguardo con un nemico dal quale era diviso da un dissidio profondo. E che si è recato al confronto con lui armato di pistola. Nei tabulati del cellulare sono stati scovati diversi contatti ritenuti più che interessanti. E che hanno dato forma ai sospetti iniziali degli inquirenti. Sospetti alimentati da quanto emerso da alcune deposizioni, una in particolare, già transitate nel blindatissimo fascicolo di indagine.

 
 
Così ora dopo ora si è cementata la pista del delitto per vendetta, frutto quasi certamente di un chiarimento o di un raid punitivo finito male.
Il killer del povero Ciro ha premuto il grilletto per due volte da distanza ravvicinata, ma con la canna della sua calibro 7,65 diretta verso il basso. Un elemento che spinge verso una determinata lettura. Si è portati a credere, infatti, che chi ha sparato non volesse uccidere ma ferire la vittima. E che quella pallottola piazzata nell’addome di Ciro, risultata mortale, fosse indirizzata verso le gambe, come il primo proiettile esploso dal killer. Ipotesi, in ogni caso, in cerca di conferme. Ed è su questo che si sta lavorando alacremente avendo come punto di riferimento gli indizi che hanno immediatamente focalizzato le attenzioni su un sospettato. Su una sua possibile responsabilità esistono già alcuni elementi, ma come nella ricostruzione di un puzzle si va alla ricerca dei tasselli necessari per rendere più nitido lo scenario. Prove che potrebbero scaturire dall’esame di sms e messaggi di chat rinvenuti sul telefonino della vittima. Un traffico in cui scovare le caselle giuste per definire il volto del killer.
E chiudere il cerchio su un omicidio assurdo che ha spezzato la vita dello sfortunato Ciro Piccione.

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