Fabbricavano le monete false: chiusa l’inchiesta, 12 indagati

Il pm Colaci ha definito l’indagine sul business gestito con una zecca clandestina a Massafra

Sul caso hanno fatto piena luce i carabinieri del comando provinciale
Sul caso hanno fatto piena luce i carabinieri del comando provinciale
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Lunedì 22 Aprile 2024, 21:31 - Ultimo aggiornamento: 21:43

Dodici indagati per l’indagine sul presunto traffico di banconote e monete false che avrebbe avuto come epicentro una zecca clandestina in provincia di Taranto. L’inchiesta diretta dai pm Francesca Colaci e Raffaele Graziano, infatti, è stata definita dai magistrati con la notifica dei rituali avvisi di conclusione delle indagini preliminari con valore di informazione di garanzia.

Secondo gli investigatori il cuore del presunto business illecito sarebbe stato allestito in un magazzino di Massafra, dove sarebbe stata creata una zecca clandestina dalla quale sfornare un qualcosa come oltre centomila pezzi da due euro contraffatte. Monete successivamente smerciate on line in cambio di bitcoin, alimentando un affare illecito, sviluppato tra il 2020 e il 2022.

Un caso portato a galla dagli specialisti del comando carabinieri antifalsificazione monetaria. Proprio le indagini condotte dai militari, a febbraio dello scorso anno, portarono ai provvedimenti restrittivi spiccati dal gip Benedetto Ruberto su richiesta dei pm.

Quel giorno i carabinieri arrestarono quattro persone.

Una finì in carcere e altre tre ai domiciliari. Al momento di definire l’inchiesta, però, complessivamente sono dodici gli indagati ritenuti coinvolti nella vicenda. Su cinque di loro aleggia la più grave contestazione di associazione per delinquere, mentre le altre rispondono a vario titolo di falsificazione di monete e di riciclaggio attraverso canali telematici. L’indagine rappresentò il punto di arrivo di un’attività investigativa avviata nel 2021, quando a Montegiorgio, in provincia di Fermo, vennero sequestrate 668 monete false da due euro. Il primo passo di investigazioni certosine che da un lato hanno consentito di individuare la presunta base dei falsari, ma dall’altro ha svelato una fitta rete di contatti su Telegram e altre applicazioni, attraverso le quali si sarebbe sviluppato il commercio illegale di monete contraffatte, e parzialmente anche di banconote false da cinquanta e venti euro. 

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