Ex Ilva, nuova Aia: i dubbi di Arpa

Ex Ilva, nuova Aia: i dubbi di Arpa
Ex Ilva, nuova Aia: i dubbi di Arpa
di Domenico PALMIOTTI
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Venerdì 25 Agosto 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 26 Agosto, 10:15

Non c’è ancora la data della prima convocazione della conferenza dei servizi che dovrà cominciare a discutere nel merito la nuova richiesta di Autorizzazione integrata ambientale (Aia) presentata da Acciaierie d’Italia, ex Ilva, a febbraio al ministero dell’Ambiente.

L'attesa

L’attuale del 2011, modificata l’anno dopo, è in proroga, essendo scaduta l’altro ieri. E la prossima conferenza di servizi sarà il terreno di battaglia per l’Aia futura. Perché partendo dall’Aia giunta al capolinea e prevedendo la nuova, che durerà 12 anni, si sono già delineate posizioni molto critiche. E non solo del mondo ambientalista, da Peacelink a Legambiente, ma anche delle istituzioni locali: Comune, Provincia e Regione. Quest’ultimi, è vero, non hanno partecipato alla seduta al ministero dell’Ambiente del 18 luglio, dove si sono discusse le misure compensative-alternative proposte da AdI per sanare le cinque prescrizioni che non avrebbe completato entro il 23 agosto, ma hanno comunque espresso per iscritto parere contrario.

Stessa posizione ha manifestato la struttura tecnica di Arpa Puglia in una lettera al direttore generale della stessa Agenzia, Vito Bruno.

Insomma, sulla coda dell’Aia 2011-2012 le nuove misure indicate da AdI non hanno convinto istituzioni e Arpa. Il ministero, però, è stato di diverso avviso e ha dato egualmente via libera con un decreto del ministro Gilberto Pichetto Fratin ed ha accettato l’istanza dell’azienda. A ciò si aggiunga, secondo quanto risulta a Quotidiano, che anche sulla prescrizione relativa all’antincendio, dove AdI ha proposto uno slittamento al 2027 (è sempre una delle cinque incompiute), dai Vigili del Fuoco è arrivato pollice verso.

L'Aia che verrà

Al contrario degli enti locali, che siederanno al tavolo della conferenza dei servizi che il ministero convocherà (e dove saranno presenti anche AdI in quanto gestore e Ilva in amministrazione straordinaria in quanto proprietà), Arpa non  ne fa parte. Ma alcune osservazioni preliminari, leggendo i documenti trasmessi da AdI al ministero a febbraio, l’Agenzia le ha già messe nero su bianco. E sono critiche. “Dalla documentazione disponibile non risultano valutazioni sanitarie relative allo scenario autorizzativo riferito al completamento degli interventi esposti nel Dpcm del 29 settembre 2017” ha scritto Arpa. Per la quale “gli esiti della valutazione del danno sanitario con riferimento allo scenario emissivo ante-operam a 6 milioni di tonnellate, indicavano la permanenza di un rischio sanitario residuo inaccettabile per gli abitanti del quartiere Tamburi, il più vicino allo stabilimento”. E quindi “per ricondurre ad accettabilità, si dovrebbe ridurre il PM10 del 64% e il PM2,5 al 48%. Inoltre, una disamina preliminare ha indicato come per lo scenario post operam a 8 milioni di tonnellate anno e con tutti i dispositivi di ambientalizzazione realizzati, i livelli emissivi delle polveri sono in aumento rispetto all’ante operam a 6 milioni di tonnellate l’anno”. Seguono poi altri rilievi di Arpa. Sullo scarico delle materie prime con stoccaggio ai parchi minerali, così come sulla produzione del coke metallurgico, “il gestore non ha indicato alcun intervento di miglioramento”. Mentre per la produzione della ghisa non è indicato da AdI nella nuova richiesta di Aia “alcun intervento migliorativo ambientale legato all’uso di combustibili alternativi al carbone”. In quanto alla produzione di acciaio, Arpa osserva che “il gestore non ha previsto alcun revamping impiantistico dell’area acciaieria, in considerazione delle problematiche relative alle fasi di produzione dell’acciaio (a titolo esemplificativo e non esaustivo, rigonfiamento della ghisa, eventi di slopping, malfunzionamenti ai sistemi di controllo) che influiscono sugli aspetti ambientali del sito”. Inoltre “il gestore non ha indicato alcuna soluzione migliorativa in merito alla gestione o, ancor meglio, al riutilizzo del gas di acciaieria per altri scopi produttivi, ai fini del miglioramento ambientale tramite una forte riduzione degli eventi di apertura torce di acciaieria”. Ora, se alla posizione critica dell’Arpa si aggiunge quella del sindaco Rinaldo Melucci, che ha già affermato che “la richiesta di rilascio della nuova Aia nasce come già vetusta ed inadeguata e va nella direzione, inaccettabile, di puro adeguamento a processi produttivi e tecnologici di vecchio stampo”, è evidente come la strada si presenti in salita. 

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