L'odissea di un disabile: «Il mio bagno da incubo sull’isola di San Pietro»

L'odissea di un disabile: «Il mio bagno da incubo sull’isola di San Pietro»
L'odissea di un disabile: «Il mio bagno da incubo sull’isola di San Pietro»
di Raffaele CONTE
4 Minuti di Lettura
Sabato 5 Agosto 2023, 05:00

Breve storia, se si vuole tutta italiana, su ciò che può succedere ad un disabile che cerca di trascorrere una serena e tranquilla giornata di vacanza nella città che gli ha dato i natali: Taranto. A raccontare la disavventura vissuta è Fernando (per tutti Nando) Blanda. Oggi è un pensionato dopo essere stato un dirigente nazionale della Cgil, esercitando la tutela delle persone che, come lui, guardano il mondo da una sedia a rotelle. La sua vita, ora, si divide tra Roma e l’Emilia Romagna. Quando arriva l’estate, però, torna puntualmente nella sua amata Taranto sia per ricongiungersi con famigliari che per ritrovare vecchi amici sindacalisti e non, oltre a godersi un po’ di relax sulle spiagge del mare nostrum. 

Ed è stata questa la motivazione che quest’anno ha portato nuovamente Nando a voler passare la vacanza estiva sullo Jonio, in specie all’Isola di San Pietro. 

Il racconto

Il resto lo racconta lui stesso: «È stata una brutta avventura. Sembrava andare tutto bene: avevo prenotato on-line la motonave, con accesso facilitato per le persone con disabilità e con arrivo alla spiaggia di San Pietro.

Gli interlocutori, tramite email, mi avevano garantito che avrei ricevuto tutta l’assistenza necessaria per un buon bagno ed una nuotata spensierata, con tanto di sedia job per entrare in acqua». Invece, a quanto sembra, i fatti hanno tradito le parole. Continua Nando: «Arrivato a Taranto, con la mia compagna siamo saliti sulla motonave. Tragitto e sbarco sono stati agevoli. All’approdo, tuttavia, sono iniziate le criticità». 

Specifica Nando: «Dal luogo di attracco fino alla spiaggia, c’è da transitare su un tratto di pineta: notiamo che la strada è dissestata e, per quanto ci si sforzi, non è facile camminare con la sedia a rotelle, tra pietrisco e arbusti disseccati. Con la mia compagna ci mettiamo impegno, grondiamo copiosamente sudore, ma dobbiamo arrenderci quando la carrozzina si infossata nella sabbia. Comunque, con l’aiuto di bagnanti, riusciamo a raggiungere l’agognata spiaggia». 

Ma i guai per Nando: «Acquisiamo consapevolezza che ci aspettano altre immani fatiche per raggiungere l’ombrellone e fare una fila interminabile per dotarci di una sdraio. Per fortuna, persone gentili e responsabili si offrono di aiutarci: in quel momento abbiamo iniziato a pensare al refrigerio del mare. ma ci accorgiamo che in acqua si può arrivare tramite una passerella alquanto sconnessa, giusto per usare un eufemismo». 
Si dirà: dov’è finita la promessa sedia job? «Mai vista: è venuta fuori solo una carrozzina di tela con le ruote di topolino, con i bagnini che hanno declinato ogni responsabilità. Loro potevano portare la carrozzina con le ruote da topolino fino a riva, vuota, senza passeggero. Avevano troppa paura che potesse accadere qualche incidente». A questo punto Nando non si trattiene più e lancia formalmente alle istituzioni interrogativi: «Di chi è la colpa dei disagi subiti? Della Marina Militare, del Comune di Taranto o del gestore del lido qualora ce ne fosse? Ho inoltrato lettere ma, per ora, non ho ricevuto ancora risposte». 

Tra tante belle parole, nei fatti la situazione è ancora abbastanza deprimente per le persone che devono fare ogni giorno il conto con diritti negati e barriere architettoniche e mentali dure da abbattere. Per non sbagliare, bisogna sempre tenere presente che si sta parlando di persone. Tutti si è disabili o particolarmente abili in qualcosa. Dopo il primo decreto che ha dato attuazione alla Legge delega sulla disabilità (Legge 22 dicembre 2021, numero 227 ‘Delega al Governo in materia di disabilità’), il Governo in carica, il 17 luglio scorso, ne ha licenziato un secondo. Istituisce il Garante Nazionale per la disabilità. È un ruolo che va fatto funzionare.

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