Taranto: bonifiche a rilento, ma i soldi ci sono. Ecco perché

La visita di ieri della commissione parlamentare Ecomafie
La visita di ieri della commissione parlamentare Ecomafie
di Domenico PALMIOTTI
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Mercoledì 13 Luglio 2022, 05:00

I soldi ci sono, stanziati a dicembre scorso con la legge di Bilancio, ma la spesa dev’essere ancora avviata.

La commissione parlamentare Ecomafie ha cominciato ieri mattina dal capannone Cemerad, tra Taranto e Statte, la sua missione di due giorni e mezzo per verificare sul campo come procedono i lavori di bonifica in un’area che, per le sue tante criticità, è tra le più osservate del Paese in termini di attenzione. Anche se questo, quasi sempre, non si traduce poi in celerità di azioni.

Il caso Cemerad

La vicenda Cemerad lo conferma. Nel capannone restano circa 3mila fusti da sgomberare. E non sono nemmeno i più pericolosi perchè quest’ultimi, con vari interventi, sono stati già rimossi. In totale, su 16mila fusti iniziali (molti dei quali contenevano rifiuti radioattivi provenienti dalla centrale nucleare di Chernobyl), 13mila sono stati smaltiti. Adesso ne rimangono circa 3mila. Potrebbero andare via in tre mesi, ha rilevato la commissione nel sopralluogo. Invece sono ancora lì. Imballati e impilati. 
Stefano Vignaroli, presidente della commissione Ecomafie, alla fine del sopralluogo alla Cemerad ha dichiarato che «siamo stati tra i promotori per attivare il processo di sgombero del capannone. Adesso c’è amarezza perché il processo si è fermato per motivi burocratici. I soldi ci sono».

I problemi burocratici


La competenza per Cemerad è rimasta al commissario Vera Corbelli, che si occupava anche della bonifica dell’area di Taranto prima che subentrasse, verso la fine del 2020, il prefetto Demetrio Martino. Vignaroli ha rilevato che «il lavoro del commissario Corbelli è già stato tutto progettato ed è iniziato, manca semplicemente l’attivazione di un circuito finanziario». Cosa si intenda per circuito finanziario, lo ha chiarito il deputato Giovanni Vianello che insieme al presidente Vignaroli e ai senatori Pietro Lorefice, Andrea Ferrazzi e Saverio De Bonis rappresenta la commissione. «Devono intervenire i ministeri dell’Economia e finanze, Mef, e della Transizione ecologica, Mite, per consentire al commissario Corbelli di spendere gli altri soldi nella rimozione dei fusti residui - ha specificato Vianello -. Corbelli aveva già chiesto gli ulteriori fondi a metà 2020. Ma sono stati deliberati solo un anno e mezzo dopo e ad oggi restano ancora fermi. Inutilizzati». 
«È vero che i fusti maggiormente nocivi sono stati allontanati - ha aggiunto Vianello -, tuttavia è un dato che ci tranquillizza in parte. I fusti rimanenti, già tutti predisposti per la partenza, se restano ancora lì per altro tempo, rischiano di deteriorarsi e bisognerà rifare daccapo il lavoro preparatorio». 
«Siamo venuti per verificare la situazione - ha aggiunto il presidente della commissione Ecomafie -. Il capannone Cemerad è fatiscente e i tecnici ci hanno detto che potrebbe anche cedere tra qualche mese».
Per Cemerad, ha rimarcato Vignaroli «quando torneremo a Roma parleremo direttamente col Governo perché questa cosa si può risolvere e va risolta in poco tempo». 
«Ci stiamo occupando principalmente dei siti da bonificare - ha affermato Vignaroli -. La tematica dell’inquinamento di Ilva è complessa, siamo anche a fine legislatura e non avremmo il tempo necessario. Stiamo vedendo che tra i vari commissari c’è una sorta di confusione, che probabilmente sarà anche nostra, e stiamo cercando di capire bene». 
In effetti, sono quattro le strutture che si occupano di bonifica, ciascuna con un suo ambito d’intervento: Acciaierie d’Italia e Ilva in as per zone interne ed esterne alla fabbrica, commissario Martino per Mar Piccolo e aree urbane, commissario Corbelli per Cemerad. «Abbiamo visto che tra i vari enti a volte c’è un po’ di confusione.

Cerchiamo quindi di fare una fotografia per mettere le cose a posto e cercare di capire come devono e stanno procedendo i lavori dei siti da bonificare», ha rilevato Vignaroli.

Le bonifiche Ilva


Per la parte Ilva, la commissione ha cominciato le visite ieri pomeriggio dalle collinette ecologiche ai Tamburi. Ilva in amministrazione straordinaria ha fatto l’analisi di rischio ed ha lanciato l’ordine per il piano di caratterizzazione. Lo strato protettivo in fibra di cocco montato sulle collinette, è apparso in buono stato durante l’ultima verifica di Arpa Puglia. Sul piano giudiziario, invece, dopo l’istanza di archiviazione del procedimento penale da parte del pm, si attende il dissequestro delle collinette. 
Ieri i parlamentari hanno anche visto, all’interno dell’area siderurgica, l’ex discarica cava Cementir dove è quasi finito (si è all’80-85 per cento) l’ampliamento del diaframma perimetrale. Lavoro, quest’ultimo, oggetto di variante approvata e resosi necessario a causa di nuovi problemi riscontrati. 
Oggi, invece, i parlamentari faranno tappa all’area fanghi altoforni e acciaierie e alla gravina Leucaspide, entrambi affidate ai commissari Ilva. Per i fanghi, su un totale di 490mila tonnellate, ne sono state smaltite oltre 70mila e da ora in poi si dovrebbe accelerare. Si userà anche una nave per portarli via. Per Leucaspide, infine, a ottobre comincerà con un elicottero la ricognizione delle parti inaccessibili della gravina. 
Per la bonifica postati 200 milioni. Su un miliardo e 157 milioni fatti rientrare dai Riva in Italia e confluiti nel patrimonio destinato, 467 milioni sono di Ilva in as mentre il resto è diviso tra Acciaierie d’Italia e decarbonizzazione degli impianti (150). I 200 milioni per Leucaspide costituiscono l’intervento più rilevante. Ma si tratta di una stima perché un’analisi dettagliata dei costi ancora non c’è. 

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