​L'intervista a Elefante responsabile per la transizione digitale della Regione: «Pronti a usare l'Ia in modo diffuso: più trasparenza, efficienza e rapidità»

Elefante: «Pronti a usare l'Ia in modo diffuso: più trasparenza, efficienza e rapidità»
​Elefante: «Pronti a usare l'Ia in modo diffuso: più trasparenza, efficienza e rapidità»
di Giuseppe ANDRIANI
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Giovedì 18 Aprile 2024, 14:05 - Ultimo aggiornamento: 18:48

Cosimo Elefante, responsabile per la transizione digitale della Regione e neo commissario dell'Arti, la Puglia protagonista della rivoluzione dell'Intelligenza artificiale. In quale direzione vanno gli sforzi della Regione?

«Credo che "rivoluzione" sia proprio il termine giusto. Si parla di Ia da 30 anni, ma credo che solo oggi abbia raggiunto i livelli di evoluzione tali da poter essere considerata una vera "tecnologia" e rappresentare un punto di svolta. Siamo pronti per usare l'Ia in modo diffuso».
 

Perché?
«Perché la quantità di dati disponibili oggi, rispetto a ieri è cambiata. Dall'avvento di Internet in poi ogni nostra azione lascia una traccia nel mondo digitale, una traccia che può essere letta dall'Ia. Questo rende l'Ia a portata di tutti: pensiamo a strumenti come Microsoft Copilot, Google Bard e Chat Gpt. Sono strumenti che hanno permesso a tutti di iniziare a sperimentare concretamente l'intelligenza artificiale, testandone le sue potenzialità in ogni ambito. Oggi quando parliamo di Ia siamo portati a pensare esclusivamente a quella generativa, cioè a quella parte della Ia che è in grado di creare contenuti, ma l'Ia non è solo generativa. Pensiamo al Machine learning, un sottoinsieme dell'Ia che si occupa di creare sistemi che apprendono e migliorano le loro prestazioni in base ai dati che utilizzano. Regione Puglia insieme ad Innovapuglia utilizza oramai da 10 anni l'Ia nei suoi sistemi informativi: applichiamo questa tecnologia per automatizzare processi che un operatore umano avrebbe effettuato in tempi molto più lunghi».
Siamo pronti per questa rivoluzione?
«Sì, siamo pronti per utilizzare l'intelligenza artificiale per ottimizzare i processi, migliorare i servizi e prendere decisioni più trasparenti. Ovviamente c'è tanto da fare, nuove sfide da affrontare come la formazione del personale, la trasparenza nell'uso dei dati, la sicurezza e la privacy. Ma siamo in grado di affrontare queste sfide velocemente e con le giuste competenze».
Intelligenza artificiale e pubblica amministrazione: quali i vantaggi? E quali le principali criticità?
«L'Ia è una tecnologia che dovrà essere usata per semplificare le nostre attività e i vantaggi del suo utilizzo nella Pa saranno tantissimi. Anzi: sono già tantissimi. Può essere uno strumento per alleviare i task ripetitivi e monotoni dei dipendenti della Pa, processi che possono essere demandati ai sistemi automatici purché, come sempre, si garantisca un'adeguata supervisione umana. Applicazioni di Ia possono essere utilizzate anche per funzioni di "back office", come ad esempio il protocollo automatico delle istanze ricevute via Pec. Pensiamo anche ad assistenti virtuali e chatbot. Spostandoci in ambito sanitario, ci sono soluzioni che permettono di estrarre informazioni dalle immagini. Penso anche al Process mining, che riunisce varie tecniche che ottengono informazioni su come i processi vengono realmente eseguiti: l'Ia può essere usata efficacemente per costruire sistemi di monitoraggio che permettano di individuare i problemi, come le scarse prestazioni, o controllare la conformità a degli standard e dare indicazioni su come migliorare questi processi, effettuandone la reingegnerizzazione. Ovviamente come tutte le tecnologie esiste sempre un altro lato della medaglia. Non ci sono solo vantaggi di cui beneficiare, ma anche criticità da affrontare».
Quali?
«L'Ia ha bisogno di dati, ma quello che preoccupa di più è la qualità dei dati che l'Ia prende in pasto. Perché? L'Ia è in grado, con molta ma molta più efficienza dell'uomo, di rilevare strutture significative all'interno di basi di dati anche molto ampie, potenzialmente infinite. Dati che l'uomo avrebbe bisogno di un anno per analizzare, e che invece l'Ia "divora" in pochi minuti. Un anno fa un team guidato da data scientist del Mit ha esaminato dieci dataset tra i più utilizzati per i test degli algoritmi di apprendimento automatico (machine learning). Hanno scoperto che circa il 3,4% dei dati era impreciso o etichettato in modo errato, il che, hanno concluso, potrebbe causare problemi ai sistemi di intelligenza artificiale che utilizzano questi set di dati. Quando parliamo di problemi, introduciamo l'altro grande tema legato all'Ia: i Bias. Sono le cosiddette "allucinazioni" o "pregiudizi" dell'Ia».
Per esempio?
«Poco meno di un anno fa, un portale americano ha pubblicato un blog comprendente 194 Barbie generate dall'intelligenza artificiale provenienti da tutto il mondo.

Non ci è voluto molto a notare una serie di inesattezze razziali e culturali. Ad esempio, l'immagine generata dall'intelligenza artificiale della Barbie tedesca indossava l'uniforme nazista delle SS. L'immagine di una Barbie del Sud Sudan è stata mostrata con una pistola al fianco. Proprio in quest'ottica, stiamo lavorando ad un sistema unico regionale che avrà il compito, tra le altre cose, di raccogliere tutti i dati gestiti dai sistemi informativi dalla Regione e creare un sistema di supporto alle decisioni, un cruscotto unico per tutti i cittadini e una grandissima quantità di opendata. Poi c'è il grande tema dei regolamenti, con l'Ue che ha fatto da apripista. E per ultimo, ma non meno importante c'è il tema dell'etica».

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