L'editoriale/ Uscire dalla crisi: meno scena, più scenari

L'editoriale/ Uscire dalla crisi: meno scena, più scenari
di Claudio SCAMARDELLA
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Venerdì 1 Maggio 2020, 11:34 - Ultimo aggiornamento: 11:37
Altro che nulla sarà più come prima. Che usciremo migliori da questa tragedia. Che il virus sarà una catarsi, incubatore di un mondo nuovo e di una collettiva purificazione del nostro passato peccaminoso. Altro che riscoperta dell'unità nazionale e dell'orgoglio dell'italianità, con le lacrime all'ascolto dell'inno di Mameli e i brividi di fronte allo sventolio delle bandiere tricolori. Retorica. Nient'altro che stucchevole e insopportabile retorica. È bastato che la morsa dell'emergenza sanitaria si allentasse un po' per rivedere il peggiore degli spettacoli che la politica italiana, con la p minuscola, potesse mettere in scena, complice un sistema istituzionale confuso e paralizzato da pasticciate riforme nel nome di un federalismo che non c'entrava - e non c'entra - nulla con il vero federalismo.

Governo contro Regioni. Regioni contro governo. Nord contro Sud e Sud contro Nord. Ma anche sindaci contro Regioni e sindaci contro sindaci. E poi, opposizione contro maggioranza e viceversa, oltre che partiti in guerra dentro le maggioranze e partiti in guerra dentro le opposizioni. Il caos totale. L'anarchia. Tra ordinanze che si accavallano e la confusione che si infittisce. Con i poveri italiani, dopo due mesi di sacrifici e isolamento coatto, costretti ad improbabili interpretazioni di disposizioni centrali, regionali e comunali; di divieti che cambiano a pochi chilometri di distanza; di maglie che si stringono o si allargano da un comune all'altro. Su asporto, cimiteri, visite ai congiunti, attività sportive, parchi, perfino sulla pesca amatoriale. E con le povere forze dell'ordine incolpevoli terminali di un'altrettanta improbabile applicazione univoca delle misure (quali?). Ecco i risultati del tutti contro tutti e della logica ognuno per sé, frutto dell'ormai evidente tentativo di utilizzare l'emergenza per andare incontro all'incasso (?) di eventuali dividendi elettorali, di inseguire l'aumento dell'indice di popolarità, di piantare la bandierina prima degli altri o contro gli altri per dimostrare di essere più bravo degli altri. Una corsa spregiudicata che sta producendo gravi danni e molti guasti, come dimostrano in queste ore le fughe in avanti di molti governatori, in particolare quelli a ravvicinata scadenza elettorale, più propensi a illudere con misure improvvisate le categorie in gravi difficoltà che a mettere in campo interventi di sistema per arginare la gravissima crisi dei prossimi mesi.

L'Italia, tutta l'Italia, non meritava questo spettacolo. Penoso e, soprattutto, irrispettoso verso le tante vittime che ovunque - al Nord come al Sud - abbiamo contato e continuiamo ogni giorno a contare. Verso chi ancora soffre e lotta contro la morte negli ospedali. Verso quei medici e infermieri che non hanno temuto di mettere a repentaglio la propria vita per salvare quella degli altri. Verso quanti, e sono sempre di più, hanno perso il lavoro, sospeso le attività, e vivono con l'incubo di un futuro denso di incognite. Perciò, chi ha ancora un sussulto di dignità, a Roma come sui territori, rinunci alla scena e lavori piuttosto per costruire scenari.
 
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