Kata, c’è una nuova pista: rapita per vendetta dopo uno stupro. Il testimone: «Portata via da un uomo»

L’ipotesi choc: la scomparsa della piccola legata alla violenza subita da una minorenne​

Kata, c’è una nuova pista: rapita per vendetta dopo uno stupro. Il testimone: «Portata via da un uomo»
Kata, c’è una nuova pista: rapita per vendetta dopo uno stupro. Il testimone: «Portata via da un uomo»
di Alessia Marani, nostra inviata a Firenze
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 14 Giugno 2023, 08:09

Un testimone è sicuro: «Ho visto un uomo portare via Kata e dirigersi nel palazzo accanto». Di lì il via alla maxi-perquisizione di ieri pomeriggio nello stabile al civico 34 di via Boccherini, adiacente all’ex hotel Astor dove il 10 giugno è scomparsa Kataleya, una bambina di 5 anni. I carabinieri con i vigili del fuoco si sono fatti aprire tutti gli appartamenti, ispezionando anche cantine e garage. Ma nulla: di “Kata” nessuna traccia anche qui. Intanto, spunta l’ombra di una vendetta per una violenza subita da una quindicenne, anche lei peruviana, in questa drammatica vicenda. La circostanza viene raccontata dagli occupanti dello stabile, il vecchio albergo in disuso dall’emergenza Covid e divenuto nel frattempo rifugio di un centinaio tra sudamericani e romeni, tra cui anche la famiglia peruviana della piccola “Kata”. Non solo il racket delle stanze occupate, dunque, ma anche quest’episodio potrebbe avere innescato una spirale di cieca violenza all’interno della comunità latinoamericana con epilogo la scomparsa della piccola. Per gli inquirenti un’altra pista da battere.

LA TESTIMONIANZA

«Tempo fa - racconta una donna, la compagna del peruviano volato giù dal secondo piano dello stabile il 27 maggio per sfuggire a un agguato - c’è stata una lite tra uno dei capi dell’occupazione e la figlia.

Un caos per cui si è riunita anche l’assemblea dell’occupazione in cui si è parlato di uno stupro subito da una 15enne, anche lei peruviana, ma esterna. Dicevano che era stata trascinata dentro da gente di qui, forse erano tutti ubriachi, anche lei. Da quel momento non c’è stata più pace. Che periodo sarà stato? Febbraio, eravamo in tanti, era ancora presente il papà di Kata». Miguel, 28 anni, da marzo è detenuto nel carcere di Sollicciano dove, appresa la notizia della scomparsa della sua bambina, ha tentato per due volte il suicidio. Anche Katrhina, la mamma di Kata, ha ingerito candeggina in un gesto disperato e da lunedì è ricoverata all’ospedale Careggi da dove oggi dovrebbe essere dimessa. 

LA RICOSTRUZIONE

Ma cosa c’entra la presunta violenza con la piccola Kata? Come spiegano altri occupanti, «il papà della vittima dello stupro potrebbe aver architettato la sparizione della bambina come ritorsione, avendo tutto il tempo di meditare bene come agire senza lasciare tracce». Un’ipotesi suggestiva, anche se al momento non risulta che il fattaccio sia stato mai ufficialmente denunciato. Intanto nello stabile, gli occupanti si rimpallano le responsabilità e non mancano ripicche. I connazionali sospettati da Kathrina di non avere dato più tregua alla sua famiglia dopo avere smesso di pagare per la stanza occupata, rilanciano le accuse: «Ma se è la sua, di famiglia, a farsi pagare. Lo sanno tutti che il fratello è il braccio destro di Carlos, il ras dell’occupazione». Gli investigatori dell’Arma hanno, inoltre, nella lente anche un post di minacce rivolto a Kathrina e alla sua famiglia apparso su Facebook e scritto da un connazionale che vive all’Astor: «Ricordatevi che in Perù tenete famiglia». Nessun elemento viene tralasciato. Ieri i carabinieri hanno di fatto identificato e censito tutti i presenti, fotografandoli e chiedendo quale numero di stanza occupassero, ma hanno allargato il campo delle ricerche anche agli stabili più vicini, sulla stessa strada. La sera precedente erano stati anche in un altro palazzo di via Monteverdi, in parte occupato da rom e romeni. Anche ieri hanno cercato Kata dietro pareti di cartongesso, ispezionando pozzi e tombini, sopratutto hanno bussato porta a porta perquisendo tutti gli appartamenti. 

IL FRATELLINO

«Sono entrati anche in casa nostra - dicono Sabrina e la mamma Michela - un’abitazione privata, nel nostro palazzo non ci sono occupazioni. Sono stati anche a casa di mia nonna di 80 anni che era spaventata. Non ci hanno mostrato alcun mandato, cercavano una magliettina di Minnie e un cappellino con le stelline (capi indossati da Kata quando è svanita nel nulla, ndr). Dall’anno scorso chiedevamo controlli e lo sgombero dell’hotel occupato perché tutti sapevamo che prima o poi sarebbe successo qualcosa di grosso, invece alla fine siamo noi i perquisiti». Tutto ciò mentre il fratellino di Kata, 8 anni, veniva ascoltato in Procura con l’aiuto di una psicologa. Il piccolo alla pm avrebbe parlato di fantomatici uomini arrivati con dei palloncini nel cortile dell’Astor «subito prima che Kata sparisse». Altra circostanza che non ha trovato riscontri. Così come priva di fondamento è risultata la pista bolognese della signora che aveva segnalato la presenza di Kata su un autobus.

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