Amtab e le assunzioni sospette: esposto del sindacato in Procura

La denuncia sindacale sostiene che alcune assunzioni, in particolare due, erano state fatte «violando la disciplina inderogabile, prevista dal Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica»

Amtab e le assunzioni sospette: esposto del sindacato in Procura
Amtab e le assunzioni sospette: esposto del sindacato in Procura
di Nicola MANGIALARDI
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Domenica 17 Marzo 2024, 20:13 - Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 19:17

Un esposto dettagliato su presunte assunzioni irregolari in Amtab, denunciate dal sindacato Cisal, è ora agli atti dell’indagine della Procura di Bari. Il documento non è recente ma adesso, dopo la bufera giudiziaria, è tornato di attualità e, alla luce di quanto sta emergendo dall’attività investigativa, viene preso in considerazione. Si tratta di una lettera inviata anche al sindaco e al direttore generale del comune di Bari, oltre che alla Procura e alla Corte dei conti. 

La denuncia sindacale sostiene che alcune assunzioni, in particolare due (vengono fatti nomi e cognoni), erano state fatte «violando la disciplina inderogabile, prevista dal Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica, che impone alle società totalmente partecipate dal pubblico (come l'Amtab spa, il cui capitale sociale è interamente di proprietà del Comune di Bari) di reclutare personale con selezione pubblica, imparziale e trasparente».

Cosa che, come denunciava, allora, il sindacato, rendeva quei «contratti di lavoro stipulati in assenza dei provvedimenti o delle procedure previste per legge, nulli».

I dettagli

Criticità in quelle assunzioni che erano state rilevate anche dallo stesso collegio sindacale dell’epoca, il quale aveva evidenziato la dissonanza giuridica di quei provvedimenti riportandoli nel report della relazione trimestrale sull’andamento gestionale dell’azienda. Assunzioni rientrate, oggi, nel calderone delle contestazioni che oggi vengono mosse dalla Dia agli indagati. 
Non si placa, quindi, l’onda delle indagini che, da venti giorni a questa parte, sta travolgendo l’Amtab, la società municipalizzata che gestisce il trasporto pubblico urbano della città di Bari. A tenere banco, principalmente, è sempre la questione legata all’assunzione di personale legato agli ambienti della criminalità barese, come è emerso dagli atti giudiziari dell’indagine “Codice Interno”, condotta dalla direzione distrettuale antimafia che, a fine febbraio, ha portato all’arresto di 135 persone e alla notifica di decine di avvisi di garanzia per altrettanti indagati. Le assunzioni contestate nell’ordinanza di custodia cautelare avrebbero fatto emergere la totale sottomissione dell’azienda pubblica, il cui socio unico è il comune di Bari, ai desiderata dei clan malavitosi baresi. A seguito di ciò, contestualmente alle manette, sono scattati anche alcuni provvedimenti giudiziari paralleli, come le notifiche per alcune società della messa in amministrazione giudiziale. Tra queste società anche l’Amtab. 

A disporre l’amministrazione giudiziaria dei beni connessi ad attività economiche e delle aziende della società municipalizzata barese è statp, lo scorso 22 febbraio, quattro giorni prima della bufera giudiziale che culminata con le manette, la terza sezione del tribunale di Bari che ha agito come tribunale di prevenzione. Dalle indagini sarebbe emerso che figli, nipoti, cognati e altri parenti di note famiglie malavitose baresi, in particolare il clan Parsi, erano negli anni stati assunti in azienda. Ad amministrare giudiziariamente l’ente è stato chiamato un legale romano che poche ore dopo la nomina, con il suo staff, si è insediato negli uffici di via Jacobini. Intanto, il giorno dopo della notifica di messa in amministrazione giudiziale e mentre si insediava l’avvocato Luca d’Amore con le funzioni straordinarie delegate dal tribunale, l’azienda ha pubblicato un bando per l’assegnazione del servizio di portierato per due anni che, per via della “clausola di solidarietà”, avrebbe consentito di assegnare l’appalto di mezzo milione di euro all’azienda che avesse garantito l’assunzione del vecchio personale. Bando ritirato, qualche giorno dopo, all’indomani dell’interrogatorio fiume della presidente Angela Donvito, ascoltata dagli investigatori come persona informata dei fatti e non indagata. Anche su questa pubblicazione di procedura concorsuale e sulla sua repentina sospensione vogliono vederci chiaro gli inquirenti che, attraverso gli esami degli atti, vogliono capire fino a quale livello di condizionamento e assoggettamento decisionale amministrativo e politico i clan erano arrivati nella municipalizzata.

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