Lolita Lobosco e l'effetto fiction sul territorio, Parente: «Le piccole imprese ora crescono»

Lolita Lobosco e l'effetto fiction sul territorio, Parente: «Le piccole imprese ora crescono»
di Beppe STALLONE
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Giovedì 12 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 04:46

Per Apulia Film Commission, i dati di ascolto registrati con il primo episodio della seconda stagione di Lolita Lobosco, sono motivo di grande soddisfazione. Non lo nasconde il direttore generale Antonio Parente.
Direttore è stato un successo anche per la città di Bari, non crede?
«Sì, ma anche per tutto l’immaginario cinematografico pugliese. Essere leader nel prime time di Rai 1 è motivo di orgoglio per tutti quelli che hanno lavorato alla serie sia produttivamente che artisticamente. Diciamo che abbiamo sfiorato il record del periodo pandemico quando gli ascolti erano di molto superiori, la gente dinanzi alla Tv ci restava il doppio del tempo, però il risultato di domenica scorsa ha sfiorato quegli ascolti, il 33,5% di share è un risultato più che lusinghiero». 


Questa produzione ma anche altre cinematografiche rappresentano per Bari e per la Puglia un ottimo ritorno economico.
«Assolutamente sì perché l’investimento che la Puglia fa attraverso Film Fund è assolutamente infinitesimale rispetto al budget della serie.

Quindi attrarre questi progetti o prodotti cinematografici e audiovisivi sul territorio pugliese e sì importante dal punto di vista dell’investimento pubblico ma il moltiplicatore è calcolato fra le 6 o 7 volte in termini di impatti diretti e indiretti. Nessuno potrà mai calcolare quanto bene fa Lolita Lobosco in termini di posizionamento culturale, turistico, marketing territoriale. Sicuramente noi controlliamo gli impatti diretti che sono il numero di settimane di lavorazione, chi ha lavorato, quante maestranze sono state coinvolte, la spesa sul territorio regionale che riguarda ricettività e ristorazione ma anche tanti fornitori di beni e servizi della filiera cinematografica. In questi anni sono diventati un cluster industriale, tantissime le società specializzate nell’assistenza e supporto delle produzioni cinematografiche e televisive per i servizi più diversi». 


Anche piccole imprese?
«Sì perché molte imprese hanno deciso di convertire il proprio business, di destinarlo all’audiovisivo. Molti service sono nati, società che fanno post produzione o che realizzano servizi per il cinema, location management, o anche i banali noleggi di mezzi che hanno ormai una continuità lavorativa. Cinema e audiovisivo è un asset importante del territorio e in periodi di bassa stagione riescono ad avere volumi di lavoro importanti». 


Il settore che ne ha beneficiato di più? 
«Sicuramente le società di beni e servizi che si occupano di cinema e audiovisivi, i produttori esecutivi. Subito dopo le società che offrono beni e servizi ai grandi produttori, tipo Rai, Mediaset ecc. Società che in Puglia erano piccole ora cominciano ad avere fatturati importanti, parliamo di Oz film, Draka, Dinamo film. Poi c’è l’accomodation, alloggio e ristorazione. Quando si ha la possibilità di produrre una serie (Lolita, ndr) che ha 12 milioni di budget, questi milioni transitano da beni e servizi di società pugliesi. E questo è assolutamente tracciabile. Noi chiediamo ai grandi di investire nelle nostre piccole e medie imprese affinché il Fondo possa essere rendicontato. Noi non finanziamo direttamente la grande impresa ma favoriamo l’investimento sul territorio. Quindi va benissimo il marketing territoriale, la Puglia da cartolina ma noi abbiamo agevolato un’altra gamba che è quella dell’industria cinematografica, audiovisiva che ha bisogno di tantissimi addetti. Un set cinematografico coinvolge decine e spesso centinaia di persone in termini tecnici e artistici. La filiera è quasi completata, manca “l’ultimo miglio” per avere in Puglia tutto il comparto, operativo e competitivo». 
 

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